Mickey 17: recensione del film di Bong Joon Ho, dalla Berlinale 2025

La clonazione, il capitalismo del corpo e la conquista dello spazio nel film di Bong Joon Ho.

Bong Joon Ho ritorna in grande stile a distanza di sei anni dal suo film con Mickey 17, presentato in anteprima alla Berlinale 2025, dal 13 al 23 febbraio a Berlino. 
Robert Pattinson interpreta Mickey Barnes, uno sfortunato antieroe che per fuggire da un boss della malavita decide di imbarcarsi su una navicella spaziale come “sacrificabile”. Nel cast di questo appassionante film di fantascienza anche Mark Ruffalo e Toni Colette. 

Mickey 17: il viaggio spaziale di Bong Joon Ho con Robert Pattinson

Mickey 17 recensione cinematographe.it

Il viaggio di Mickey a bordo dell’astronave ha una durata di quattro anni. La spedizione, guidata da un politico di nome Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), che ha perso le elezioni due volte di fila, ha lo scopo di fondare una colonia abitata da esseri umani perfetti. Ciò che rende particolare l’avventura del protagonista è che per vivere è costretto a morire. Il suo lavoro di “sacrificabile” consiste infatti nell’essere il primo membro dell’equipaggio ad affrontare i pericoli e le insidie. Da qui il titolo del film: Mickey 17, che affronta con notevole coraggio e black humour il tema della morte. La resa visiva non può che strappare un sorriso ma al contempo fa riflettere su quanto consideriamo come ordinario e accettabile a livello morale. 

La clonazione

Mickey 17 recensione cinematographe.it

Un tema delicato come quello della clonazione umana viene reso quasi comico dall’ironia dissacrante che permea la pellicola dall’inizio alla fine. Mickey 17 si fa promotore di un importante messaggio etico, offrendo una visione condivisibile ma non auspicabile di come potrebbe divenire la società fra alcuni anni. Le morti del protagonista appaiono come un gioco per gli altri membri dell’equipaggio, perché Mickey può essere “ristampato” a piacimento e i suoi ricordi reinnestati. L’unico limite di questa tecnologia futuristica è dato dal problema di eventuali “doppioni”: in base agli accordi morali infatti non possono esistere due versioni della stessa persona, almeno in teoria!

Mickey 17: il capitalismo del corpo

Bong Joon Ho fonda l’intero film sul concetto del capitalismo del corpo: tutto diventa merce di scambio, anche la vita. Quando l’uomo si erge a Dio l’esistenza diventa estremamente piatta; quando per le persone al comando gli essere umani sono sacrificabili proprio perché visti come oggetti. Questa visione cinica e cupa della realtà si scontra con i valori dell’umanità incarnati da alcuni personaggi per portare equilibrio nella narrazione e creare un contrasto che serve a far riflettere su quanto di buono è rimasto nell’uomo. Se già film come Blade Runner o Avatar anticipavano questi temi, il regista coreano contribuisce a sviluppare questo filone cinematografico, apportando la sua firma ad un’opera che nell’essere surreale, spaventa per quanto sia reale. 

La regia

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Il regista dimostra nuovamente la sua bravura dietro la cinepresa. Il film, che inizia in medias res, dopo la breve sequenza d’apertura si prende il suo tempo con un lunghissimo flashback per raccontare la storia di Mickey e di come è arrivato a svolgere il suo lavoro. Durante la visione di Mickey 17 si ha la sensazione di trovarsi a bordo della navicella. Ogni aspetto della vita al suo interno viene immortalato e i primi piani catturano l’essenza delle emozioni dei personaggi sullo schermo. Splendida la fotografia del pianeta ghiacciato in cui è ambientato parte del film, ripreso con campi lunghi per mostrare la vastità del pianeta. Una menzione particolare anche per gli effetti speciali delle creature aliene, i Creepers, che sembrano quanto mai vive e con le quali si riesce ad empatizzare, portando a chiedersi chi siano i veri alieni.

Mickey 17 – valutazione e conclusione

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Mickey 17 rappresenta la sintesi del lungo viaggio di Bong Joon Ho come regista. Il film tratta argomenti spinosi che riguardano anche l’etica e la religione con una naturalezza che stupisce, offrendo uno sguardo nuovo e prospettive diverse su temi che risultano quanto mai attuali. Il futuro in cui è ambientato Mickey 17 è una parodia dei tempi moderni, dominata da persone frivole assetate di potere, che sono rese cieche dalle loro stesse ambizioni. Kenneth Marshall, interpretato da un superlativo Mark Ruffalo, non è altro che un alter ego di un leader populista affiancato da una moglie (Toni Colette) che sussurra consigli sibillini al suo orecchio. Uno specchio della società attuale e un monito contro la stupidità di chi usa il potere per controllare gli altri senza curarsi delle conseguenze. C’è ancora del buono nella razza umana? La risposta è sì, tuttavia è necessario ritrovare la coscienza della ragione contro la miopia del consumo. 

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.8