Mine: recensione del film con Armie Hammer
Mine è il titolo del nuovo film, nato dalla coppia vincente Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. I due registi si conoscono nel 1995 in un liceo scientifico di San Donato Milanese e, senza iscriversi a nessun corso o scuola di cinema, iniziano a realizzare cortometraggi e costruire una rete di conoscenze che li porta oggi a essere i registi di un progetto internazionale.
Il film parla di una coppia di soldati che, a seguito di una missione andata male, sono in cammino verso il campo base. Uno dei due, colui che non prende sul serio gli avvertimenti del suo amico sulla pericolosità della zona, mette accidentalmente un piede sopra una mina. Proprio nel momento in cui l’amico cerca di andargli incontro per aiutarlo, anche il secondo soldato mette un piede su una mina. Da questo momento, senza alcuna possibilità di muoversi, dovrà sopravvivere ai pericoli del deserto e alla terribile pressione psicologica.
Mine: Armie Hammer è un soldato intrappolato nel deserto per aver messo il piede su una mina antiuomo
Mine è quindi un film che si sviluppa attraverso la recitazione di un solo attore, Armie Hammer, e in un singolo luogo. A questo proposito, i registi ci dicono:
Abbiamo subito capito che lo scenario avrebbe permesso la creazione di diverse situazioni interessanti, nonché un vero e proprio one-man-show che avrebbe attirato un attore di richiamo.
Attraverso un solo personaggio e una situazione al limite della sopravvivenza, i registi ci raccontano qualcosa di più, perché la situazione del soldato, con un piede sopra una mina, diventa metafora della condizione umana. Molte volte nel film vengono ripetute le parole “Bisogna andare avanti” infatti anche quando sembra impossibile, bisogna avere la forza di lasciarsi il passato alle spalle ed essere di nuovo liberi.
La scenografia è suggestiva: si percepisce un netto contrasto tra lo spazio aperto del deserto e la condizione di chiusura psicologica del protagonista. Nelle ore che lo separano dagli aiuti, il soldato combatte fisicamente contro le forze ostili del deserto e psicologicamente contro se stesso, in particolare contro la figura paterna, dalla quale dovrà liberarsi per riuscire ad andare vanti.
Mine: molto di più che un survival movie
La musica che accompagna Mine, scritta da Andrea Bonini, un compagno di classe liceale dei due registi, divide il film esattamente in due blocchi narrativi: nella prima parte di Mine assistiamo ad una colonna sonora martellante, quasi da film d’azione, che riprende i classici film americani. Nella seconda parte, invece, si aggiunge un suono più introspettivo e questo allontana definitivamente il film da una concezione di colonna sonora tipicamente americana. Ed è anche questa la cifra del film che lo differenza da un semplice survival movie, come The Martian).
La componente esistenzialistica solleva le sorti del film e lo arricchisce di personaggi, come il berbero, che fungono da scontro filosofico tra le due culture, una occidentale e materialistica e una che non vede la Natura come ostile ma come parte del mondo in cui vive. Quando il soldato arriva a capire questo, si addentra nella profondità della sua psiche e si spoglia progressivamente della sua armatura, prima considerata essenziale e poi solo come intralcio. Perché la vera battaglia è quella che avviene dentro di sé, affrontando i suoi demoni.
Mine: un film che ha dei punti di contatto con Pinocchio?
Una curiosità legata al film è il simbolismo che c’è tra Mine e Pinocchio. Queste le parole di Fabio Guglione:
Il percorso di Mike è il risveglio della propria coscienza, che è quello che accade a Pinocchio. Mentre lavoravamo al film, ci siamo accorti di altre analogie: il nostro protagonista è un burattino, un soldato che esegue gli ordini; quando punta il suo fucile è come se Pinocchio allungasse il naso; Tommy è il grillo parlante, è la voce della razionalità. Inoltre è presente la fata turchina, il gatto e la volpe, ovvero il berbero e la figlia. Abbiamo la discesa nel ventre della balena, ovvero quando la casa si prende Mike e lo riporta da suo padre. Mine attinge agli archetipi di quel genere preciso di racconto. È come se fosse Pinocchio sulla mina.
Per leggere altri passaggi della nostra intervista ai registi di Mine cliccate QUI. Il film uscirà nelle sale italiane il 6 ottobre distribuito da Eagle Pictures.