Miss Potter: recensione del biopic con Renée Zellweger
La recensione di Miss Potter, il film biografico del 2006 diretto da Chris Noonan, con un cast di eccezione tra cui spiccano i nomi di Renée Zellweger, Ewan McGregor ed Emily Watson.
Miss Potter è un biopic del 2006 ispirato alla vita della famosa scrittrice e illustratrice inglese di libri per l’infanzia, Beatrix Potter. Dietro la macchina da presa c’è il regista australiano, premio Oscar nel 1996 per Babe, maialino coraggioso, Chris Noonan, mentre la sceneggiatura è firmata da Richard Malby Jr.
Il punto di forza della pellicola si trova senza dubbio nel cast (nei nomi, non nelle interpretazioni), tra cui spicca l’attrice premio Oscar per Chicago, Renée Zellweger, nel ruolo della protagonista Beatrix e, accanto a lei, nomi di grande prestigio come Ewan McGregor (Trainspotting, Star Wars) e la sempre magnifica Emily Watson (Le onde del destino, Ubriaco d’amore).
Miss Potter: la trama del film
Londra, fine 800, Miss Beatrix Potter (Zellweger) è una giovane donna inglese di nobile famiglia, schiava del suo ruolo di figlia e del suo stato sociale e per di più sotto il controllo di una madre severa e conservatrice. Ormai trentenne, Beatrix è senza marito, avendo rifiutato tutti i giovani ricchi proposti a lei dalla famiglia e preferendo spendere il suo tempo disegnando conigli, topolini e oche, diventati con il tempo i suoi migliori amici. Fin dalla tenera età Beatrix ha sempre dimostrato un grande talento nell’uso della fantasia, inventando, per il suo fratellino, miriadi di storie sempre diverse e ora che è cresciuta il suo unico scopo è quello di affermarsi come artista, pubblicando finalmente le sue creazioni.
La sua fortuna cambia quando si imbatte nel rampollo dei Warne, Norman (McGregor), il quale si innamora prima dei disegni di Beatrix e poi di lei. I due riescono a fare dell’arte della donna un caso editoriale e, grazie alla mediazione della sorella di Norman, Millie (Watson), anche il loro amore riesce a sbocciare.
Purtroppo la vita, però, non è una favola a lieto fine come le storie inventate da Beatrix.
Miss Potter: una lotta per l’emancipazione combattuta con gli acquarelli
Miss Potter è il film che racconta, tramite i suoi disegni, la vita della donna che s’impose sul mercato dei libri per bambini con personaggi arcinoti come Peter Rabbit, Jeremy Fisher e Mrs Tiggy-Winkle e che, ancora oggi, è l’autrice per l’infanzia di maggior successo sul mercato. Ma la pellicola va oltre il semplice racconto cronologico, presentandoci una donna forte e anarchica.
Sì, perché quella di Beatrix Potter non è una semplice passione, ma un modo di sopravvivere, una crociata e una via per l’autorealizzazione, sia come artista che come donna. Il film ci presenta una signorina apparentemente mite, insicura e timida, chiusa nel suo mondo fatto di disegni che si animano, di storie a lieto fine e d’ingenua semplicità, ma che è pronta a rivelare al mondo tutta la sua forza, la sua determinazione e il suo senso di libertà. L’incontro con il giovane Norman e il successo nel mondo dell’editoria non sono un punto di arrivo, ma bensì i primi passi del suo cammino inesorabile verso l’emancipazione.
Alla fine della pellicola ci viene restituita una donna matura che, facendo leva sulle sue forze e credendo sempre in se stessa, è riuscita a trovare la sua strada nel mondo, nonostante tutti i suoi affetti più stretti e le persone più vicine abbiano cercato di limitarla.
Miss Potter: l’importanza dei non protagonisti
Miss Potter è un piccolo ritratto di una grande donna. Un film che si sviluppa in atmosfere calorose, cortesi personaggi e linguaggio controllato, dove la Zellweger, texana di nascita, ma inglese d’adozione, può lesinare tutto il suo repertorio in stile Bridget Jones per catalizzare l’attenzione dello spettatore. Famose sono le sue espressioni dolci e ingenue e i suoi goffi, ma determinati, atti di giusta sfrontatezza.
Nonostante gli sforzi della protagonista e complice una regia così delicata che tende a sparire e una sceneggiatura che tende ad appiattire e semplificare oltremodo sia la vita che la resa del “mondo incantato di Beatrix”, a trovare spazio sono i personaggi di contorno, che tengono a galla il film e regalano allo spettatore le uniche note di colore.
Ewan McGregor incarna alla perfezione la spalla della Zellweger, riuscendo a non pestarle mai i piedi, ma anzi cercando di metterla al centro dell’attenzione. La sua unica colpa è di essere poco egoista. La severa madre della Potter e la vecchia che veglia sulla sua innocenza sono entrambe delle note liete, ma è la Watson, con la sua interpretazione della sorella mascolina di Norman, che cattura la scena, essendo l’unico personaggio che dà veramente un tono al film, cercando di andare oltre il “compitino”.
Il risultato è troppo delicato, troppo lezioso, troppo preoccupato e troppo semplice. Un film troppo piccolo per contenere la storia che vuole raccontare.