Modì – Tre giorni sulle ali della follia: recensione del film di Johnny Deep
Amedeo Modigliani 72 ore a Parigi per diventare Modì, 114 minuti per trasformarsi nell'alter ego - biografico - di Johnny Deep. Al cinema dal 21 Novembre 2024
Partiamo subito con un giudizio a bruciapelo: Modì – tre giorni sulle ali della follia è l’alter ego “inespresso” di Johnny Depp. È come se dicesse: “Si, sto dietro la camera, nessuno mi vede ma faccio sentire a tutti che a dirigerla sono io; mi infilo nella narrativa, nelle considerazioni linguistiche, nelle scellerate espressioni di un “inedito” Modigliani, ungendo di ribellione ogni sua tela”.
Modì-Tre giorni sulle ali della follia: un modello di cera su cui sono state modellate più biografie.
Centrale è la vita di Modigliani, ma che vita? Una vita di 72 ore tra scommessa, talento e adattamento artistico che riesce a dominare la sua personalità. Ciò che interessa non è l’arte che tinge una tela bianca ma l’arte che modella l’identità di un soggetto dentro cui pian piano si riconosce affermandosi in un’atmosfera rarefatta e disperata che forse l’epoca richiedeva.
La sensazione principale è l’amore, ed è la seconda biografia. Un amore di eccessi e consensi in cui il sesso è la virtù di chi ha estro da vendere. In Modì l’esagerazione linguistica immerge i dialoghi, li rapporta lungo un velo ordinario e a volte volgare che, però, produce nell’intero lungometraggio una musicalità educata e sofisticata.
L’eleganza è la notte continua che inquadra una Parigi (seppur in realtà ci troviamo a Budapest) dai quozienti rituali di un prestigio tutto metropolitano dove un “figlio di nessuno”, l’inetto di corte da giullare di se stesso si eleverà a genio. Un genio qualsiasi.
Riccardo Scamarcio ha il volto, l’espressività, la “scelleratezza”, la stessa follia di chi lo dirige: regista e attore si somigliano nelle sfumature della loro eccentricità! E poi…
L’intero film è costruito sulla sensualità cinematografica, i tendaggi tecnici rendono la sceneggiatura vellutata stringendola in una scenografia claustrofobica, che ben definisce la necessità di avvolgere l’intera storia in un destino storico-cinematografico di grande impatto ma di breve memoria.
Modì – Tre giorni sulle ali della follia: cinematografia e allucinazioni
Sono narrati tre giorni di Modì, negli anni parigini; un periodo di foga artistica che lo collocherà tra i grandi e lo renderà figura iconica nel panorama dell’arte moderna. Un artista inquieto, dalla salute incerta resa ancora più precaria per la smania e incoscienza del vizio; malinconia, depressione, genialità lo rendono un cavallo di razza che galoppa l’arte che alterna esaurimento, eccitazione e dramma. Un “congegno allucinogeno”, unica metafora dentro la quale si muove questa cinematografia “furiosa”.
Ed eccoci alla scena che poteva essere un cortometraggio a sé, Al Pacino è una presenza richiesta, un favore con cui ricambiare l’attore/regista per similitudini di stile di vita, sempre sull’orlo, in sospeso! Al Pacino e Scamarcio che ne parlerà come esperienza da citare nel suo curriculum.
Regie dei maniacali accentratori ed eccentrici
Restando sulle linee, Depp, centra l’obiettivo! Sicuramente non è un film su Amedeo Modigliani; è un film molto più viscerale. Una contaminazione tra letteratura e cinematografia visionaria che comunque riflette chi fa questo mestiere da troppo. Esaltare il viaggio senza realmente vedere mai la meta; un finale aperto che non si riconosce nello stile del cinema d’oltreoceano ma emula il cinema europeo.
Angolazione, prospettive, turbamenti e dolori, tutti elementi che riconoscono l’esperienza di Depp nel suo esordio come regista; rigida e ruvida come i tre protagonisti; esoterica e barocca.
Il dubbio e il sospetto in Modì-Tre giorni sulle ali della follia sono elementi che disturbano ma che danno profondità al racconto; in penombra – tra la luce e il buio – a significar di esser per una metà maledetti e per l’altra benedetti! Questa lunga e languida spettacolarizzazione della dipendenza dal dolore arricchisce la visione di un’insolita e accentrata regia. L’attorialità manifesta la sua potenza a tratti; costruita con un cast che si ripiega nelle sue stesse similitudini: Modì assomiglia alla vita reale di chi partecipa senza protagonismo.
Ma è esattamente questo che piace, ciò che appare esclusivamente come un vezzo cinematografico.
Scamarcio è un fortunato, per lui è “la sua volta buona”, rispondente nell’aspetto, mediocre nella riuscita.
Quinta e sesta biografia: il caos e la teoria. C’è velocità e accelerazione ma andare troppo forti significa perdere i pezzi; il groviglio storiografico si sofferma sui dettagli che rendono ghiotta la visione ma dalla quale emerge ben poco. Manca il nesso tra lo spirito del lavoro e il movimento di un’opera (prima) che avrebbe richiesto una continuità, un flashback che dicesse di più del protagonista.
Modì-Tre giorni sulle ali della follia: valutazione e conclusione
Modì è Depp & compagnia. Stilisticamente ed esteticamente ben curato; un’attenzione ai dettagli che tecnicamente riconosce la riflessione e il tempo di scrittura che ha richiesto. Nell’allegoria del cinema è lo sviluppo in sequenza di tante contaminazioni; una sceneggiatura barocca. Complimenti a Depp per aver voluto e saputo scoprire attraverso il suo personaggio i suoi personali eccessi. Piace, disturba, raccapriccia, attrae, allontana, Modì-Tre giorni sulle ali della follia è un film che si lascia vedere con intensità dal primo all’ultimo minuto: nonostante tutti, nonostante tutto!
Modì – Tre giorni sulle ali della follia, diretto da Johnny Deep e scritto da Jerzy e Mary Kromolowski basato sull’opera teatrale Modigliani (1980) di Dennis McIntyre è al cinema dal 21 novembre 2024.