Momenti di trascurabile felicità: recensione del film
Pif e Thony sono i protagonisti di Momenti di trascurabile felicità, un film che è l'insieme di ricordi di una vita al termine.
È la quotidianità che ci torna in mente negli istanti più inaspettati. Non quella volta in cui abbiamo fatto il grande salto, né di quella giornata in cui ci siamo sentiti degli eroi. Come quando ci ritroviamo ad un passo dalla morte. È il pensiero comune: credere che in quell’attimo saranno i momenti più significativi della tua vita a passarti davanti agli occhi. Così non è stato per il personaggio di Paolo e, probabilmente, non sarebbe così neanche per noi. In quell’incrocio che lui attraversava ogni giorno, in quei pochi secondi che lo separavano dalla morte, Paolo perderà la vita, ma ripenserà a tutto ciò che è andata formandola, in un inseguire il passato, creare ipotesi di futuro, rivivere, rimpiangere.
Sono semplicemente questi: Momenti di trascurabile felicità. Ed è traendo liberamente spunto dall’omonimo libro di Francesco Piccolo, insieme all’opera dello stesso autore Momenti di trascurabile infelicità, che Daniele Luchetti porta sullo schermo la vita di un uomo meravigliosamente medio. Nei pensieri, nelle azioni, nelle relazioni. Medio che non acquista neanche per un secondo un’accezione dispregiativa, ma caratterizza un protagonista che scoprirà l’importanza della sua esistenza quadrata, delle sue scelte sicure e quelle meno coerenti. E, nella sua normalità, gli sbagli a cui è destinato l’umano, in cui a volte è inevitabile discendere. Decisioni, sentimenti, inadeguatezze. Un campionario di errori e misteri alla base della nostra normalità, in cui rischiamo, come solo l’uomo sa fare, di perdere quel poco tempo che abbiamo.
Momenti di trascurabile felicità – L’ora e trentadue minuti delle centrifughe allo zenzero
Giunto, dunque, alla sua ora decisiva, Paolo (Pif) scopre che, alla fine, bere le tanto acclamate centrifughe non può poi aiutare più di tanto. Arrivato, infatti, in paradiso e accolto allo sportello da un angelo/impiegato (Renato Carpentieri), scopre che anche il luogo dei cieli può commettere un imprecisione e che l’ora della sua dipartita non era quella esatta. Paolo ha ancora un’ora e trentadue minuti da poter spendere sulla Terra – il potere delle centrifughe con lo zenzero -, occasione per un bilancio di ciò che sono stati i suoi anni e per cercare di analizzare cosa è stata per lui la vita, tra il matrimonio con la paziente Agata (Thony), le scappatelle senza avvenire e lo sbilanciato rapporto con i figli.
L’esistenza del protagonista Paolo è chiara come uno specchio d’acqua. Il riflesso di cosa potrebbe esserci di più ricorrente al mondo e che il personaggio di Pif incarna con una esemplarità per nulla ridondante. Ma se è così facile rileggere in Paolo i tratti distintiivi di qualsiasi uomo, donna, persona comune, è così elementare ritrovare in lui persino noi stessi. Una linearità d’animo e di gesti che non viene però rispettata nella costruzione filmica di Momenti di trascurabile felicità, in una messa a punto di sviluppi che non rispettano – come i loro protagonisti – la consuetudine, ma si frammentano per diventare quei pensieri e quelle memorie che hanno condizionato la crescita di Paolo, la sua formazione come uomo, fidanzato, marito, amante, genitore.
Un montaggio, curato da Claudio Di Mauro, che sa rendere il film un flusso vitale, una mente che divaga non necessariamente alla ricerca di un punto ben preciso, ma ripercorre la casualità di fronte a cui veniamo posti. Circostanze che balenano nella mente di Paolo e vengono così riproposte allo spettatore, fuggevoli, ma anche fondamentali nella loro più scontata banalità. Lunghe sequenze o immediate inquadrature, scene e fotogrammi che divengono ombre, in un percorso composto dalle più piccole, trascurabili felicità.
Momenti di trascurabile felicità – L’intimità dei momenti e della regia del film
E se alla sceneggiatura scritta assieme al medesimo Piccolo, Daniele Luchetti si esprime nei riguardi di una platea che può ritrovarsi nel protagonista, è alla regia che riserva un’accuratezza tutta improntata sull’intimità, sull’insinuarsi nel rapporto di Paolo con la propria fidanzata poi moglie e ne coglie la passionalità prima, anche nella sua forte componente carnale. Luchetti abbraccia i protagonisti e se ne prende cura accarezzandoli con la macchina da presa nelle loro confidenze, nel conoscersi, amarsi, anche respingersi. Un saper stare tanto fuori nella superficialità dell’esistenza del protagonista quanto all’interno della sua più rilevante riservatezza. Essere insieme occhio esterno e investigatore dei legami fondamentali di un’esistenza che sta per finire, in uno sfiorare quel tocco che diventa ultimo collegamento con la realtà terrena, da un intrecciarsi di braccia con la propria figlia a quei baci che vengono strappati dallo scadere dell’ora e trentadue minuti.
In una malinconia sostenuta, che aleggia sull’intero film e ne definisce la sfumature, Momenti di trascurabile felicità è reminiscenza quanto vita vera, tracce che ricostruiscono un uomo e decostruiscono una pellicola tra sfera affettiva e storie abitudinarie. Ricordi, che vanno scomponendosi, per poi tornare e dare fattezza ad un film.
Momenti di trascurabile felicità, prodotto da IBC Movie con Rai Cinema, sarà nelle sale dal 14 marzo, distribuito da 01 Distribution.
[badge-votazione]