TSFF 2020 – Monstri: recensione del film di Marius Olteanu
Un debutto notevole che narra la decostruzione di un amore in maniera sorprendete, rendendo la città di Bucarest parte integrante e viva del racconto.
Dana e Arthur sono moglie e marito, quarantenni, stanno insieme da dieci anni, ma qualcosa, qualcuno sembra rovinare la loro coppia, all’apparenza prefetta. Marius Olteanu racconta in Monstri (Monster), lungometraggio in concorso alla 31^ edizione del Trieste Film Festival, una storia d’amore, il momento in cui si deve decidere – si ama di più se si sta ancora insieme o se ci si lascia? -, la società rumena.
Monstri: il formato diventa metafora visiva nel film di Marius Olteanu
24 ore. Bucarest. Una donna, un uomo che incontrano, capiscono, subiscono. Prima lontani, poi nello stesso schermo. Il racconto di Olteanu si sviluppo in tre parti: una che ha come protagonista Dana, una Arthur e poi nella terza l’occhio del cineasta ricongiunge i due mostri – come lo siamo tutti almeno una volta nella vita o anche sempre. Olteanu narra il dramma di una coppia che forse non si ama più o forse si amerà per sempre. Uno dei primi elementi che colpisce è l’uso del formato che diventa metafora visiva – come aveva fatto in Mommy Xavier Dolan – acquisendo un valore in rapporto al contenuto. Lo spettatore ha una visione rimpicciolita (rapporto 1:1) e parziale della realtà – che rende i due protagonisti quasi delle immagini da fototessera –, come accade anche nella vita: ci sono cose che si vedono e altre che non si vedono, quando c’è Dana si vede e si sente ciò che lei vede e sente, quando c’è Arthur ciò che lui vede e sente. La pellicola si costruisce a doppio tempo rappresentando la dimensione claustrofobica in cui vivono i protagonisti e solo in un secondo momento si riallinea ma mai totalmente; infatti durante “l’atto finale” la cornice si espande, lo schermo si allarga e si restringe come accade al loro rapporto.
Ciò che il regista tenta di spiegare nei primi due atti è la solitudine e la malinconica dolorosa in cui i personaggi vivono: Dana è disperata tanto quanto lo è Arthur. Lei è ferita, triste, addolorata perché è venuta a conoscenza di qualcosa, lui è in bilico tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere, tra l’amore che può provare e quello che vorrebbe provare. Monstri racconta desideri (la maternità, l’essere se stessi) e scelte di vita ma anche “mostri” interiori che smuovono dal di dentro chi ne è abitato ma anche la coppia. Si toccano con delicatezza ma anche con forza temi che sono ancora tabù per la società rumena, ovvero l’omosessualità o le complicanze derivate da una sessualità rinchiusa che vorrebbe uscire.
Monstri: una storia che sa di verità
La storia cupa e minimale mostra l’attrito, lo scontro anche non voluto, ma che necessariamente viene fuori tra due persone che fino a poco prima si amavano. Il film ruota intorno al tradimento di chi si è, di ciò che si prova, della fiducia di chi ti sta intorno, ed è un racconto profondamente umano, sincero e reale: spesso per non far soffrire chi si ama si nasconde, si maschera, non rendendosi conto che questo nuoce al rapporto stesso. La verità che è palpabile durante la visione deriva dal progetto alla base del film che nasce da interviste fatte da Olteanu a coppie sposate da tanto tempo: gli intervistati parlano dell’amore, del bisogno di stare con qualcuno, di ciò che si può e si vuole fare per amore, dei compromessi della vita a due. Tutto questo confluisce in Monstri modellandosi sulla storia di Dana e di Arthur: una donna che si accorge di avere accanto un uomo che non la desidera più, che è uno “straniero”, che però non smette di amare, un uomo che tenta di nascondere se stesso e la sua natura (“Vorrei essere quello che dovrei per te”) e che, nonostante tutto, continua ad amare la sua compagna.
Le due notti che Dana e Arthur passano sono, in modi diversi, estremamente dolorose e struggenti; e lo spettatore partecipa a questo viaggio sentimentale tra solitudine (di lei) e compagnia disperata (di lui).
Monstri: la (de)costruzione di un amore
Monstri, oltre che una disamina sull’amore, è anche un’analisi della società rumena; si può fare la storia di un paese anche mostrando le case, gli edifici, le strade di Bucarest – si passa dagli edifici degli anni ’70, a quelli degli anni ’80, fino a quelli contemporanei. La città è un personaggio di Monstri perché anch’essa si muove, respira, vive e partecipa al dramma di Dana e Arthur.
Dana e Arthur si trovano in un momento diverso della loro vita, sono distanti eppure non riescono a stare lontani; e Monstri è una sorta di Scene da un matrimonio moderno, l’incontro di due “mostri” che lottano, tenendosi stretti e ballando appoggiandosi l’uno sull’altra, distaccandosi, quando la delusione per la mancata comprensione è troppo forte.
Monstri è un debutto notevole, un saggio sull’amore, a tratti sorprendente, che mette in scena grazie a due attori che danno corpo al dolore, alla rassegnazione, all’amore declinato in vari sensi, la crisi, l’implosione o la distruzione di un rapporto, di un matrimonio come quell’appartamento che i due stavano svuotando.