Venezia 73 – Monte: recensione del film di Amir Naderi
Monte è un film di Amir Naderi con Andrea Sartoretti e Claudia Potenza, presentato fuori concorso in selezione ufficiale alla Mostra del Cinema di Venezia 73.
Prima della proiezione in anteprima è stato conferito il Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2016 al regista da Alberto Barbera, che lo ha consegnato facendo un excursus della carriera di Amir Naderi, elogiando il suo carisma, il suo talento e il suo coraggio di combattere la censura e di continuare il suo percorso incondizionatamente; il premio viene attribuito in modo particolare ad una personalità che abbia la dedizione e la dote di poter segnare il cinema contemporaneo.
Alberto Barbera inoltre ha dichiarato prima della premiazione che Monte è l’emblema dell’ideologia filmica di Naderi:
“L’ultima mezz’ora di Monte costituisce una sorta di sintesi di tutto il suo cinema. Un epilogo da togliere il fiato, che traduce in immagini di grande potenza espressiva le idee, le emozioni, le visioni che sono alla base di tutti i suoi film. Il premio è il riconoscimento che sancisce l’originalità e la grandezza di un cineasta fuori dal gregge e la generosità di un uomo che sembra non conoscere limiti”.
Monte è ambientato alle pendici di una montagna, in un’epoca lontanissima, su una vetta che oscura dai raggi solari e dalla vita del paesello limitrofo, ed è proprio là che si sono insediati Agostino, Nina e il loro figlio Giovanni.
Da anni la loro vita è costretta in quel limbo tra la natura selvaggia, rovi e l’inospitale territorio montuoso; tutta la loro famiglia, le generazioni si sono susseguite tra l’agricoltura e la cacciagione, ma quel luogo in qualche modo ha condizionato le vite degli avi, morti in circostanze strane e misteriose, cosa che hanno fomentato l’odio della gente per quel luogo, che ha circondato quel monte di un certo alone di sventura.
Agostino intima spesso la moglie di andare via, quel posto non è più quello di una volta, quando potevano sopravvivere senza problemi, in totale armonia con la terra, ma Nina è decisa a restare, non riesce a distaccarsi da sua figlia, morta e sepolta li, come anche dagli altri parenti, dalle sue radici, tutto è cominciato li e continuerà ad essere sempre quella la sua casa, nel bene e nel male, nella sventura e nella gioia.
Agostino, asseconda la sua volontà comprendendo le ragione di Nina ma scontrandosi contro il paesello vicino in cui prova a vendere utensili e, ridotti nella miseria estrema, anche il fermaglio della moglie. Ma nessuno si sofferma, nessuno lo compatisce, anzi lo accusano di eresia, di essere macchiato da una maledizione.
Ma la sua caparbietà è straordinaria e mostra come un uomo ordinario, un contadino, l’essere umano, si scontra contro la povertà, la mancanza di un futuro, la fame, l’assenza di luce, la sua stessa vita e sfida la montagna, quel monte a colpi di martello fino a vincere la sua lotta, negli anni, col tempo e la forza intrinseca che è comune ad ogni uomo.
Monte è un film sulla sfida di restare in vita, è la lotta, è resistere, è esistere, è continuare per la propria strada oltre i pregiudizi, oltre la solitudine, oltre la povertà e le proibizioni di un’esistenza in sfacelo.
La pellicola è stata girata in condizioni estreme, le location molto suggestive si trovano tutte in Italia, sulle montagne dell’Alto Adige, (2.500 mt) sul gruppo montano del Latemar, e in Friuli, tra Erto e Casso e Sott’Anzas.
I motivi che hanno spinto il regista a girare in Italia sono svariati:
“L’Italia con la sua cultura e la sua storia è una delle nazioni più interessanti al mondo. Sono convinto che più di qualsiasi altro Paese abbia prodotto geni che hanno cambiato il corso della civiltà. Ho voluto tagliare la montagna e portare la luce sul presente di questo luogo. Ecco la ragione per cui ho scelto di girare il mio film qui”.
Il film uscirà nelle sale il 29 settembre 2016 distribuito da ASAP.