TFF34 – Morris from America: recensione del film di Chad Hartigan
Morris from America è un film di Chad Hartigan presentato al Torino Film Festival 34 nella sezione Festa Mobile e con protagonisti Craig Robinson, Markees Christmas e Carla Juri.
La pellicola gravita attorno alla vita di un tredicenne, Morris, un ragazzino appassionato di rap che sogna di diventare un giorno come Jay-Z, Snoop Dog o Notorious B.I.G. La sua sfortuna è che non abita più in America e non sono gli anni ’90.
Morris vive in Germania, in una comunità molto piccola, Heidelberg, dove i ragazzi fanno fatica ad integrarsi, soprattutto un afroamericano come lui che non ascolta musica pop, non veste come i suoi coetanei e non parla come loro. Morris è l’impronta del padre, Curtis. Sono esseri simili, hanno gli stessi interessi, le stesse passioni e riescono a dialogare quasi come se fossero amici, tra loro c’è un legame paritario, sono complici. Curtis risente molto della sua scelta, lavorare in Germania fuori dal proprio contesto, sapendo e conoscendo quante difficoltà, quanti pregiudizi bisogna ancorare e Morris, frequentando dei corsi estivi per ragazzi, comincia fin da subito a subire l’estraniamento e l’emarginazione da parte di tutti.
Curtis conosceva la Germania, aveva inseguito l’amore della sua vita fin li da New York, e per lei ci era rimasto. Morris è un ragazzo ironico, intelligente, un provocatore, come si vuole definire, non è diverso ma particolare, e i suoi modi pungenti, la sua dialettica sono sempre ripresi dalla sua insegnante di tedesco, Inka, una ragazza che accoglie l’alunno con un’accortezza forse ai limiti dell’invadenza.
Morris from America è una pellicola ironica, scanzonata, che non si sgretola nel razzismo
Morris è solito scrivere testi sul suo quaderno con una metrica ed un flow spinti, violenti e sessisti, alle volte, diretta conseguenza di ciò che ascolta. Snoop Dog o Notorious usano termini o fraseologie che lui riprende nelle sue strofe e che spingono Inka a credere che lui sia stato travolto o assoggettato da una misantropia verso le persone che lo ghettizzano, e non sarà la sola cosa di cui lo incolperanno ingiustamente.
Al centro estivo conosce una ragazza, Katrin, l’unica persona che vedrà in lui una luce, qualcosa che sente vicino. Lei è una ribelle, frequenta ragazzi più grandi ed esce di casa con una libertà che Morris non può permettersi. Ma d’altronde, non potendo permettersi di perdere la sua unica ancora, si lascia coinvolgere nelle feste, nelle baldorie e nelle fughe notturne con lei e i suoi amici, portando Morris a scontrarsi più volte con il padre, a mettersi in gioco con il suo talento, la sua musica, fino a compiere un viaggio che lo porta a Francoforte.
La musica in Morris from America è protagonista indiscussa
Morris from America è una pellicola ironica, scanzonata, non realmente drammatica o che si sgretoli nel razzismo, fa leva sugli scontri adolescenziali, tra culture agli antipodi quasi come se facessero parte di generazioni diverse, coinvolge lo spettatore che coglie quanto siano veri molti aspetti dell’emarginazione di oggi e quanto poco venga affrontata la questione sempiterna dell’integrazione, poiché per molti rimane una parola vuota, scarna, inattuabile e che difficilmente riesce nei propri intenti.
Morris non è un diverso, non è strambo, è un ragazzo intelligente, costretto a crescere in fretta, senza una madre e con un padre/amico che lo comprende, lo punisce ma non sa come gestirlo, lascia che sbagli, che faccia esperienza e capisce fin da subito la necessità di Morris di affrontare le cose di petto e di sbatterci la testa.
La musica in Morris from America è protagonista indiscussa, Curtis è il primo che invoglia Morris nell’ascoltare determinati artisti, a sentire le canzoni dentro il suo corpo, e sarà lui a dissuaderlo dallo scrivere testi che non gli appartengono, dando il la ad un percorso segnato da una scrittura più personale.
In Morris from America si sente la nostalgia del paese natio. Il Bronx, New York rimangono sullo sfondo, mete ambite ma lontane anni luce, luoghi di felicità, d’appartenenza che si scontrano con la periferia tedesca, molto colorata, stranamente vivace, esplosiva.
Ma è solo un gioco di luce, quasi un’illusione ottica quella che pervade la vita di Morris, un’esistenza caotica a colpi di rap.