Moser. Scacco al Tempo: recensione del documentario di Nello Correale

Seguendo i racconti di Francesco Moser, il documentario Moser. Scacco al Tempo tratteggia il ritratto di un uomo sempre teso verso i propri limiti per cercare sempre di superare sé stesso mentre rievoca il fascino di un ciclismo che oggi non esiste più.

A Palù ci si allena fin da bambini, perché vivere lì è come stare su una scala: non si può muovere un passo senza scendere o salire. Non c’è modo migliore per iniziare un film permeato da passione e amore per lo sport di questa dichiarazione: lo sport non come stile di vita ma vita quotidiana, da respirare e fare proprio in ogni momento, anche nei gesti più insignificanti come camminare, che diventano espressione di un agonismo pieno di orgoglio. Francesco Moser ne parla con carezzevole affetto ma senza nostalgia in Moser. Scacco al tempo, il documentario a lui dedicato diretto da Nello Correale, che ripercorre, nelle parole dell’atleta e con le bellissime immagini dei suoi trionfi, la storia tutta italiana – e trentina, come tiene a specificare – di questo grande campione del ciclismo.

Una storia quasi inverosimile, a pensarci bene, ma assolutamente vera e, per questo, ancora più stupefacente. Arrivato dai confini del Paese, Moser si è imposto con la sua sensazionale resistenza fisica, ottenendo una vittoria dopo l’altra fino a scalare le vette del ciclismo mondiale. Moser ha vinto tutto, ma questo non ha significato la sua fine: sempre alla ricerca di un limite da superare, Francesco ha saputo reinventarsi costantemente, proponendosi sempre un obiettivo diverso da raggiungere, nello sport e nella vita. Alla fine, è questo il messaggio che sembra voler trasmettere attraverso le sue interviste contenute nel film: mai fermarsi, mai accontentarsi, e mai farsi ingannare dallo scorrere del tempo, dal momento che soltanto noi possiamo decidere quando smettere di correre. E, come invita a fare anche noi, Moser non ha mai smesso.

Moser. Scacco al Tempo: la nobiltà dello sport e la competizione come stile di vita

Correale realizza un documentario sportivo atipico, rifiutando i luoghi comuni del genere codificato sulle vittorie dell’atleta per concentrarsi sul tempo tra le gare, sul prima e il dopo, e sull’infinita spinta ad agire che muove Francesco Moser. Moser. Scacco al tempo procede spedito nel suo racconto ma seguendo sempre la cadenza, pacata, per quanto emozionata, del suo protagonista, che, parlando, impone un ritmo alla pellicola come faceva con la sua squadra da capitano. Francesco si racconta con l’emozione di chi non è abituato a parlare di sé, svelandosi timidamente e quasi restio a rivelare i retroscena nascosti dietro le sue vittorie, gli storici record e le rivalità dure a morire. Come al solito, il rischio di indagare un mito è privarlo di questo titolo, ma Moser. Scacco al Tempo ha il pregio di non cadere in questa trappola: grazie a un protagonista capace di cambiare costantemente e di ben raccontare questa trasformazione, il film di Correale diventa la documentazione di una personalità sempreverde, che non ha mai conosciuto il declino nonostante gli alti e bassi della sua carriera grazie a uno spirito sempre vivo e vitale, che trasmette energia a ogni inquadratura.

Moser. Scacco al Tempo cinematographe

Francesco Moser e Giuseppe Saronni guidano la Moserissima in una scena del film

Un documentario sull’uomo e non sul ciclista, quindi, più interessato a scoprire cosa lo ha mosso durante la sua carriera e quale forza continua a ispirare le sue scelte e la sua incontenibile energia ancora oggi che, in pensione, si dedica alla sua ditta vinicola. A prendere forma è il ritratto vibrante di un uomo sempre in lotta con i propri limiti, vivo davvero solo nel momento in cui la sfida si fa davvero impegnativa, come nel corso della lunga e logorante rivalità con Giuseppe Saronni, un rapporto fatto di sfide e commenti salaci che non riesce però a nascondere il grande affetto che lega i due sportivi. L’esistenza di una competitività non impedisce che possa nascere del rispetto, e, contrariamente a quanto spesso accade, la rivalità tra Moser e Saronni non si è mai tramutata in una faida aperta ma è riuscita a trasformarsi in una buona amicizia nel momento in cui le biciclette hanno smesso di dettare la routine dei loro giorni e gli atleti hanno potuto costruire un rapporto sulla base della fruttuosa conflittualità che ha permesso loro di raggiungere risultati che altrimenti non avrebbero mai ottenuto.

Su tutto emerge l’amore per uno sport, il ciclismo, ancora legato allo spirito nobile di una competizione svolta non soltanto seguendo le regole sportive, ma anche rispettando un codice morale implicito che lega tutti i partecipanti a una corsa tanto pericolosa quanto emozionante. Nascosta nei racconti di Moser emerge quasi una nostalgia verso un modo ancora sanguigno e viscerale di intendere la competizione, tra fango e sudore, un rimpianto dettato non tanto dall’età quanto dalla presa di coscienza dell’irrimediabile fine di un mondo, proseguito su sentieri diversi da quelli che avevano percorso lui e Saronni. Nel mondo patinato dell’asfalto e della tecnologia invasiva che misura ogni minimo aspetto della competizione e dello sforzo agonistico, Moser sembra non riuscire più a individuare una sua posizione e a scorgere la scintilla che l’ha affascinato e spinto a competere, ossia il desiderio di spingersi oltre i limiti e correre, semplicemente, anche incoscientemente, talvolta, ma sempre con l’obiettivo di essere il primo, il migliore.

Moser. Scacco al tempo e la nostalgia di un certo tipo di competizione

Moser. Scacco al Tempo cinematographe

Francesco Moser corre la Paris-Roubaix.

Correale costruisce un coerente e affascinante mosaico di Storia e storie, in cui alla cronaca sportiva si affianca la vita quotidiana di una persona e un paese che vive, ancora come una comunità, il successo del suo campione. Una storia raccontata anche attraverso le suggestive immagini dei paesaggi alpini che aprono e chiudono il film con una montagna misteriosa e avvolta dalla nebbia, in cui Moser, solo, pedala infaticabile lungo un sentiero sterrato, diretto ancora una volta verso la cima.

Moser. Scacco al Tempo debutterà al Trento Film Festival il 2 Maggio 2018.

Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.6