Roma FF18 – Mother, Couch: recensione del film di Niclas Larsson

L’esordio al lungometraggio dello svedese Larsson, torna nello stesso luogo del delitto dell’ultimo maldestro Aster, che con Beau ha paura rifletteva sul complesso e spesso problematico rapporto esistente tra madri e figli, perdendosi sadicamente all’interno di un universo autobiografico dannoso tanto per sé stesso, quanto per il pubblico. Larsson invece, si – e ci – diverte, trovando la misura in un surrealismo folk delirante ed epico, il cui pregio è osservare il provincialismo americano tra derisione e tragedia, mantenendo un inatteso e maturo equilibrio. Freestyle

Presentato in anteprima mondiale all’ultima edizione del Toronto International Film Festival nel mese di settembre, l’esordio al lungometraggio del giovanissimo autore svedese Niclas Larsson, Mother, Couch, è approdato alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma all’interno dell’interessante e realmente varia sezione Freestyle.

Tre fratelli, un’anziana madre, un atipico e desolato mobilificio ed un divano, dal quale l’anziana, una volta seduta, non sembrerebbe più volersi alzare. Queste le premesse del lungometraggio di Larsson, che nell’adattare per il cinema il romanzo di Jerker Virdborg, Mamma i soffa, rispolvera il recentissimo e discusso Beau ha paura di Ari Aster, tornando a riflettere sul rapporto spesso complesso, problematico e folle esistente – seppur celato – tra madri e figli.
Laddove Aster si concentra sul singolo, vittima di paranoie, patologie e crisi di identità, inevitabilmente generate da un passato e da un rimosso, frammentato e oscuro a tal punto, da spingere lo spettatore alle peggiori considerazioni e soluzioni circa il rapporto morboso intercorso tra Beau (Joaquin Pheonix) e la madre Elaine (Parker Posey), Larsson, forte di ambizioni tipiche di un esordiente con un cast stellare tra le mani, si spinge oltre, verso il corale e la pluralità di voci.

Nonostante infatti, il figlio più piccolo, David (interpretato da un divertentissimo e disperatissimo Ewan McGregor) sia il protagonista assoluto di Mother, Couch, Larsson riesce in un’impresa molto spesso destinata al fallimento, garantendo la medesima importanza narrativa – pur mantenendo distinzioni evidenti di minutaggio – a ciascuno dei personaggi, dando vita ad un modello di coralità fortemente influenzato dal linguaggio teatrale, dalla commedia dell’assurdo, del non sense e perfino dell’horror.

Tragedia, non sense e horror. Il cinema di Niclas Larsson

Mother, Couch recensione cinematographe.it

È una strana bestia questo Mother, Couch. Nonostante le attese e ciò che sembrava lecito trovare nel corso dell’ora e mezza perfettamente orchestrata dall’autore svedese che il film lo ha scritto e diretto, niente appare prevedibile ed ogni svolta narrativa non smette di sorprendere, intrattenere e condurre lo spettatore ad una molteplicità di riflessioni e domande, nonostante la perdurante sensazione legata ad una possibile e sempre più concreta mancanza di risposte.

Eppure, Mother, Couch facendosi vero e proprio viaggio nella psiche di uno o più individui, in preda a profondissime crisi e problematiche considerazioni del sé, conforta e rassicura lo spettatore in merito alla scarsa importanza che una risposta chiara – o peggio, una morale – rappresenterebbe per il film, preferendole la follia, la perdizione divertita ma pur sempre ragionata conseguente all’incessante discesa, sua e nostra in un vortice di sadismo, verità celate, violenze, deliri e distruzione.

Tra umorismo non-sense, surrealismo, tragedia greca e cinema horror, Niclas Larsson, dimostra di possedere fin da ora una chiarissima e personalissima impronta autoriale, poiché Mother, Couch altro non è che una perfetta commistione tra i linguaggi tradizionali del cinema scandinavo ferocemente ironico, esistenzialista, ed esilarante in chiave violenta e grottesca e quello americano più provinciale, folk e indipendente.
L’epica di Mother, Couch vive attraverso un semplice divano, il quale rappresenta nido e prigione per un individuo drammaticamente legato alle proprie radici, che solo il tempo e l’abbandono saranno in grado di lacerare, donando nuova linfa e così un nuovo inizio a chi fino ad allora ha vissuto nell’ombra.

Mother, Couch: valutazione e conclusione

Mother, Couch di Niclass Larsson - Cinematographe.it

Se un cast stellare capitanato da un Ewan McGregor in gran forma, continuamente in preda a bizzarre allucinazioni e crisi di identità – o di adesione alla realtà – sostenuto da due ottimi Rhys Ifans e Lara Flynn Boyle, rispettivamente nei ruoli dei due fratellastri Gruffudd e Linda, non fosse sufficiente ad attirare l’interesse del pubblico, ad alimentare maggior curiosità e caos ci pensano i due veterani, Ellen Burstyn, vista di recente nel più che dimenticabile L’esorcista – Il credente, qui nei panni di una madre dispotica, violenta e inevitabilmente orrorifica, e F. Murray Abraham, in un doppio ruolo esilarante e tragico al tempo stesso.

Mother, Couch è uno di quei rarissimi film di fronte ai quali non resta che abbandonarsi, dapprima spaventosamente e poi sempre più dolcemente, scoprendo la bellezza celata tra caos e follia, e così l’amore che nasce nella violenza, passa per la morte e infine dispiega le ali, volando libero, fino ad arenarsi in un paludoso lago di provincia, di un eterno non luogo, dal quale soltanto la famiglia, quella vera e profondamente unita potrà salvarlo.
Notevole!

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6