Mountain Queen – Le vette di Lhakpa Sherpa: recensione del doc Netflix
Mountain Queen è un documentario ricco di passione e bellezza, segreti e determinazione, alla ricerca del vero significato dell'abusato termine "resilienza".
La magia del cinema documentario risiede nella sua capacità di trasportarci in vite e mondi lontani, rivelandoci storie che altrimenti rimarrebbero nascoste. Mountain Queen: Le vette di Lhakpa Sherpa di Lucy Walker, disponibile su Netflix, è uno di quei rari documentari che non solo illuminano una figura straordinaria ma ci fanno riflettere profondamente sul coraggio e la perseveranza umana. L’avventura che il documentario offre allo spettatore è inaspettata, una sorpresa degna del suo nome, ricca di emozioni, chiaroscuri e profonde osservazioni su una realtà remota, poco mondana.
Mountain Queen: la storia di Lhjaka Sherpa
Lhakpa Sherpa non è solo una donna che ha scalato l’Everest dieci volte, battendo ogni record femminile. È una forza della natura, una sopravvissuta, una madre e un’icona di resistenza. La pellicola si apre nel tranquillo paesaggio del Connecticut, dove Lhakpa vive con le sue due figlie, Shiny e Sunny. Già dai primi fotogrammi, la telecamera di Walker ci avvolge in un’intimità sorprendente, mostrandoci una donna semplice e calorosa mentre si prepara per la sua decima ascensione dell’Everest. Shiny, la figlia quindicenne, la seguirà in Nepal, mentre la riservata diciannovenne Sunny rimane in America, un simbolo silenzioso delle cicatrici emotive della famiglia.
Walker, nota per il suo approccio rispettoso e discreto, lascia che sia Lhakpa stessa a raccontare la sua storia, una narrazione che si snoda tra passato e presente, mescolando interviste sincere a filmati d’archivio. Lhakpa ci guida attraverso la sua infanzia in un remoto villaggio nepalese, dove la povertà e l’analfabetismo erano la norma. La determinazione che l’ha portata a travestirsi da ragazzo per lavorare come portatrice in spedizioni alpinistiche, solo per poter sognare di scalare un giorno le montagne, è palpabile e commovente.
Uno dei momenti più toccanti del documentario è la descrizione della sua prima ascensione nel 2000, un’impresa titanica che la consacrò come la prima donna a scalare e a tornare indenne dall’Everest. Tuttavia, il vero Everest di Lhakpa è stato forse quello personale, scalato nella sua vita privata. La sua relazione tormentata con il climber rumeno George Dijmarescu è un viaggio nel dolore e nella speranza. Attraverso le parole di Michael Kodas, giornalista del Hartford Courant, scopriamo l’orrore degli abusi subiti da Lhakpa. La descrizione vivida di come George “diventava come il cattivo tempo, come un fulmine, come un proiettile” è un colpo al cuore per lo spettatore.
Walker, con una sensibilità rara, riesce a bilanciare il racconto personale con le spettacolari immagini delle ascensioni. Le riprese ad alta quota di Matthew Irving catturano l’essenza dell’Everest in tutta la sua magnificenza e pericolosità. Vediamo Lhakpa attraversare crepacci su fragili scale di alluminio, scalare nel buio della notte e affrontare condizioni climatiche estreme. Questi momenti epici sono magistralmente intercalati con scene di vita quotidiana e interviste intime, creando un contrasto potente e risonante.
Tuttavia, il documentario non è esente da critiche. L’eccesso di discrezione da parte di Walker lascia alcune aree inesplorate. Il figlio maggiore di Lhakpa, menzionato brevemente all’inizio del film, rimane una figura evanescente. Anche la storia di George, morto di cancro nel 2020, viene trattata con una certa vaghezza. Questi vuoti, sebbene non compromettano l’integrità della narrazione, lasciano un senso di incompletezza.
“Mountain Queen: Le vette di Lhakpa Sherpa” non è solo un documentario sull’alpinismo; è un viaggio nell’anima di una donna che ha trasformato il dolore in forza e la disperazione in speranza. La forza di Lhakpa risiede nelle sue parole semplici ma poetiche: “L’Everest è il mio dottore. Mi ripara l’anima”. Questa frase incarna l’essenza della sua straordinaria odissea, un viaggio che non riguarda solo la conquista delle montagne, ma la vittoria su se stessi.
Mountain Queen, conclusione e valutazione
Lucy Walker, con la sua energia determinata e la sua regia abilissima e attenta, offre agli spettatori un ritratto indimenticabile di una donna fuori dal comune. Mountain Queen: Le vette di Lhakpa Sherpa è un tributo alla resilienza e alla forza interiore, un’opera che lascerà un segno indelebile in chiunque abbia la fortuna di vederla.