Mrs. Serial Killer: recensione del film indiano Netflix
Il dottor Mukerjee è nei guai, accusato di sei terribili omicidi. La moglie Sona, convinta della sua innocenza, si mobilita per tirarlo fuori di galera.
“Quando si esauriscono le opzioni legali bisogna esplorare altre possibilità”. Ruota intorno a questo motto, pronunciato da uno dei personaggi del film, Mrs. Serial Killer, crime thriller indiano approdato su Netflix il 1° maggio 2020. A questo, e a una buona dose di sangue, arti marziali, perversioni e green screen.
La pellicola, una produzione originale indiana Netflix in lingua hindi, è stata scritta e diretta da Shirish Kunder, che si è occupato anche della colonna originale, mentre la produzione del film è stata affidata alla moglie del regista Farah Khan, anche lei regista oltre che coreografa. Quarto film per Shirish Kunder, che ha fatto il suo esordio dietro alla macchina da presa nel 2006 con la commedia romantica Jaan-E-Mann, Mrs. Serial Killer segue le sorti di Sona Mukerjee, interpretata da Jacqueline Fernandez e protagonista del film, di suo marito Mrityunjoy Mukerjee, interpretato da Manoj Bajpayee, e dell’ispettore ed ex fidanzato di Sona Imran Shahid, intrepretato da Mohit Raina.
Per tirare fuori dal carcere suo marito, Sona è disposta a trasformarsi in Mrs. Serial Killer
Sona e Mrityunjoy sono una coppia molto benestante: lei insegna all’università, lui è un ginecologo. Poco dopo aver saputo che diventerà padre, il dottor Mukerjee viene arrestato poco prima di imbarcarsi su un volo, accusato di essere l’autore di sei crimini particolarmente efferati: sei giovani donne incinte sono state trovate uccise in uno scantinato. Accanto ai loro cadaveri, la polizia ha trovato i feti delle sei donne accuratamente riposti in barattoli. Tutte le donne uccise erano single e a tutte è stato imposto l’aborto prima di procedere alla loro esecuzione. Le prove, anche se giunte in tribunale con modalità non propriamente da iter giudiziario, portano al dottor Mukerjee. Sconvolta dall’accaduto, convinta dell’innocenza del marito e sicura che a incastrarlo sia stato l’ispettore Shahid, in passato fidanzato di Sona, per gelosia, la signora Mukerjee si rivolge a un avvocato amico di suo marito nel tentativo di riportarlo in libertà. Una volta battuto senza successo il terreno della legalità, però, l’avvocato, non troppo interessato a come siano davvero andate le cose, dà a Sona l’unico consiglio che pensa possa funzionare per tirare il dottor Mukerjee fuori dalla cella, un consiglio che rischia di rendere la donna una criminale.
L’avvocato suggerisce infatti a Sona di far credere alla polizia e alla magistratura che il serial killer dietro alla morte delle sei donne sia ancora in giro, commettendo un delitto con le stesse modalità con le quale l’avrebbe portato a termine chi ha ucciso le giovani donne. Sona, in maniera piuttosto goffa, segue le sue indicazioni permettendo al marito di ottenere la libertà su cauzione. La sua scarcerazione, però, la porterà a scoprire chi si nasconde davvero dietro all’uomo che ama.
Pochi punti di forza, tra green screen e scarsa originalità
Mrs. Serial Killer emoziona poco e non brilla sotto nessun punto di vista. L’azione spesso si esaurisce nel mettere in mostra le psicopatologie dei personaggi, con sequenze scontate e spesso con poco mordente. Molti sfondi, poi, danno l’impressione di essere stati realizzati con un green screen, una scelta che certo non porta intensità e vividezza. Non manca poi una buona dose di maschilismo incarnata dal dottor Mukerjee e dalle sue idee sulle “puttane che restano incinta fuori dal matrimonio”. Insomma, dalla prossima produzione hindi del colosso californiano è lecito aspettarsi qualcosa di più.