Muori di lei: recensione del film con Riccardo Scamarcio
Il terzo lungometraggio diretto dallo sceneggiatore Stefano Sardo vede protagonisti, oltre a Scamarcio, anche Mariela Garriga, Maria Chiara Giannetta e Paolo Pierobon
Amori e tradimenti, desiderio, sensi di colpa, rapporti genitoriali disfunzionali, isolamento, solitudine. Il nuovo film diretto da Stefano Sardo (tra gli autori degli adattamenti de L’arte della gioia e I Leoni di Sicilia e sceneggiatore de Il ragazzo invisibile), Muori di lei, mescola il noir, la commedia romantica e il thriller, sullo sfondo della pandemia e del lockdown che qualche anno fa hanno messo in ginocchio l’Italia e il mondo intero. Con protagonisti Riccardo Scamarcio, Mariela Garriga, Maria Chiara Giannetta e Paolo Pierobon, il terzo lungometraggio con Sardo in cabina di regia si maschera da pellicola sull’adulterio e sull’amore infedele, ma in realtà cela molte più sottotrame e tematiche, mutando più volte aspetto e tono nel corso della narrazione. In uscita nelle sale italiane il 20 marzo 2025, il film vede il regista anche in veste di sceneggiatore (assieme a Giacomo Bendotti) e di produttore (assieme a Ines Vasiljević per Nightswim, in associazione con Medusa Film e in coproduzione con Baš Čelik). La distribuzione italiana è affidata a Medusa Film.
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Muori di lei: il desiderio pandemico

Roma, marzo 2020 – Luca (Riccardo Scamarcio) è un insegnante di filosofia del liceo che non è ancora riuscito a completare la propria tesi di laurea, poiché da sempre incapace di portare a termine i propri progetti. Sua moglie Sara (Maria Chiara Giannetta) è medico figlia di medico, nello specifico dello spocchioso e vanesio Antonello (Paolo Pierobon), che non perde mai occasione per ricordare al genero quanto abbia dovuto sostenerli economicamente a causa dei fallimenti di lui e che, data la sua professione, cerca di aiutarli ad esaudire quel desiderio, all’apparenza irrealizzabile, di concepire un figlio.
L’inaspettato arrivo della pandemia di Covid impegna Sara in ospedale senza sosta, mentre Luca, costretto a trascorrere la quarantena in solitudine a casa, fa amicizia con la bellissima vicina Amanda (Mariela Garriga). La curiosità, il desiderio e l’isolamento portano all’infatuazione e, in breve tempo, all’esplodere di una passione tra i due che porta all’inevitabile adulterio da parte di Luca. Quella che inizialmente sembra una relazione giocosa e divertente si trasforma presto in qualcosa di torbido, soprattutto dopo la scoperta delle molestie subite da Amanda da parte di un poliziotto che la perseguita violentemente. Nel corso della narrazione emergono altri segreti attraverso una serie di colpi di scena, a tratti prevedibili e a tratti sorprendentemente inaspettati, ma sicuramente orchestrati con grande ingegno.
Tra desiderio ed isolamento

Il film tocca moltissimi temi, ma innanzitutto parla di isolamento e solitudine. Racconta di lui, quasi abbandonato a sé stesso, che si scontra con il proprio sentirsi inadeguato, fuori posto, non all’altezza. Precario e procrastinatore da tutta la vita, Luca avverte questa inadeguatezza nei confronti del padre – morto da eroe, salvando due bambini da un incendio – e nei confronti di Sara e di suo suocero, perché più ricchi di lui e veri proprietari della casa in cui vive. La percepisce anche rispetto a tutti coloro che, come sua moglie stessa, sanno rendersi utili in una situazione in cui lui sente di non riuscire a farlo (nonostante il fondamentale ruolo di insegnante, seppur da remoto).
Muori di lei è quindi anche un film sul rapporto genitoriale, tema fondamentale per tutti i personaggi in prima linea. Sara e Luca cercano una gravidanza che sembra non voler arrivare, e entrambi – così come l’amante Amanda – devono fare i conti con i propri padri e con i controversi legami che li uniscono a loro.
Tutto questo si svolge sullo sfondo del desiderio, un desiderio incontrollabile che porta a scelte impulsive e discutibili, conducendo al tradimento. Tradimento inteso come menzogna, segreto, sfiducia: una sfiducia che accomuna tutti i personaggi, fatta eccezione per Sara. Lei si erge come unica figura rappresentante di una certa moralità, di onestà e integrità: lei che non tradisce ma viene tradita, che non fa pesare ma anzi supporta. Lei, che a fatica chiede aiuto persino per ottenere una tanto agognata gravidanza, eppure ogni giorno dedica tutte le sue energie alla cura dei malati, preoccupandosi perfino di aver trascurato, erroneamente, il marito.
Muori di lei: valutazione e conclusione

Gli ingredienti messi in gioco da Sardo e dal co-sceneggiatore Bendotti sono moltissimi, a tratti persino troppi, ma rendono il film godibile perché lontano dalla tradizione, originale sia per la scelta di mescolare i generi con una certa libertà, sia per il modo in cui affronta il tema dell’adulterio – e quindi del desiderio – e il suo legame con la genitorialità. La regia non si spinge verso ambizioni particolari, ma si limita a giocare con le inquadrature di quelle finestre che, in periodo pandemico, sono state per noi l’unico schermo sul mondo, l’unica possibilità di evasione. Quel periodo viene rievocato nel non detto, attraverso l’apprezzabilissima scelta di limitare la musica e i suoni, lasciando ampio spazio ai pensieri e al silenzio, lo stesso silenzio che drammaticamente ci ricorda le piazze vuote delle città, i vicoli spogli di esseri umani e il mondo esterno immobile, aggrappato alla speranza.
Un altro elemento da non dimenticare è il ruolo dell’amico e collega di Luca (interpretato dal comico Francesco Brandi), il quale, oltre a introdurre un tocco di leggerezza con il suo spirito ironico, contribuisce ad esaltare il confronto tra uomo e donna che permea l’intero film. Un film che esplora la famiglia e le relazioni, scendendo nel profondo dell’individuo costretto a scontrarsi con le proprie pulsioni e a seppellire i propri segreti.