Mystery Train: martedì notte a Memphis: recensione del film di Jim Jarmush
Mystery Train: Martedì notte a Memphis è un film del 1989 di Jim Jarmush. Il lungometraggio unisce tre storie tutte ambientata e Memphis...il film è distribuito in sala da Movies Inspired.
Il sogno americano visto attraverso lo sguardo disincantato di Mystery Train: martedì notte a Memphis, il quarto lungometraggio di Jim Jarmush. Il film è composto da tre episodi tutti ambientati a Memphis, la città del Tennessee considerata la patria del rock, più o meno in successione. Il film da un lato stigmatizza la mitizzazione del sogno americano e dall’altro fa un grande omaggio al rock, partendo fin dal titolo che si riferisce alla canzone di Elvis Mystery Train del 1956. Girato dopo Dunbailò nel 1989, la pellicola fu presentata in concorso al 42º Festival di Cannes, vincendo il premio per il contributo artistico. Come nei precedenti film, il regista per eccellenza del cinema indie americano mette insieme personaggi spaesati, una città deserta, fatiscente e senza carattere, e un sottile umorismo, tutti segni che contraddistinguono il lavoro di Jim Jarmush. Il quarto lavoro di Jarmush riunisce i temi già affrontati nei precedenti lavori (Stranger than paradise, Permanent Vacation, Dunbailò (Down By Law), confermando il suo stile posato, formato da campi larghi, carrellate adagio e ritmo moderato.
Mystery Train: martedì notte a Memphis, la trama è formata da tre episodi
Il film intreccia tre storie che hanno un comune denominatore: Memphis, luogo dei sogni, della speranza e della fuga. Il primo episodio si intitola Lontano da Yokohama e i protagonisti sono due ragazzi, una coppia di giapponesi venuti in America in treno per visitare i luoghi simbolici del rock, in particolare quelli collegati al mito di Elvis Presley. Lui con il tipico cocco alla Elvis (anche se preferisce Carl Perkins), lei chiacchierona e sognante, si muovono per Memphis trasportando un’enorme valigia, vagando alla ricerca dei luoghi culto legati al Re del Rock: dall’Hotel Arcade, al Sun studio fino a Graceland. I due turisti, lui passivo e dall’aspetto stereotipato, lei entusiasta, si aggirano per la cittadina fatiscente cercando di trovarne l’essenza che alla fine trovano solo in un’immagine, un simulacro di Elvis nella loro camera da letto dove alla fine del loro tour si perdono in una notte d’amore. In questo episodio Jarmush espone tutto il suo nichilismo e sarcasmo nei confronti della rappresentazione del sogno americano, gioca con l’organizzazione temporale della vicenda, regalando una piccola chicca cinematografica.
Mystery Train: martedì notte a Memphis: la protagonista del secondo episodio è Nicoletta Braschi
Il secondo episodio del film si intitola Un fantasma, la protagonista è Luisa, una giovane vedova italiana che sta per ritornare in patria con con la salma del defunto marito. All’interno di un pub la donna incontra un uomo che la avvicina dicendo di aver assistito all’apparizione del fantasma di Elvis. Il fantasma avrebbe detto all’uomo di consegnare alla vedova un pettinino, ma l’uomo decide di darglielo solo in cambio di 20 dollari. Decisa a non essere disturbata Lusia paga l’uomo e si dirige all’Hotel Arcade, dove divide la camera con una sconosciuta, Dee Dee, una ragazza americana sconosciuta e chiacchierona che anche lei sta per lasciare Memphis. Dee Dee si è appena lasciata con l’amante, tale Johnny che per tutti chiamato Elvis per via della pettinatura simile a quella del cantante. L’episodio si conclude quando durante la notte Luisa vede il fantasma del Re del rock and roll e lei non riesce più a dormire. Arriva l’alba, le due ragazze son pronte per partire: prima odono le note di Blue Moon e poi uno sparo. In questo episodio Jarmush costruisce una serie di stereotipi che raccontano ancora una volta i personaggi e le leggende, come quella del fantasma di Elvis che si aggira ancora per la cittadina ormai decadente, morta, dove solo il mito di quello che fu gli rende un po’ di fascino.
La fuga chiude il cerchio
L’ultimo e terzo episodio è la vera punta di diamante del film. Perduti nello spazio ha come protagonisti un trio di interpreti d’eccezione: Rick Aviles (sicuramente lo ricorderete come uno dei cattivi di Ghost o in Carlito’s Way) da Joe Strummer, l’ex leader dei Clash, storico gruppo punk rock inglese, e da Steve Buscemi. L’episodio si collega a quello precedente grazie al personaggio di Johnny, l’ex amante di Dee Dee, che depresso per per la perdita del lavoro e della fidanzata decide di suicidarsi con un colpo di pistola. Prima di farla finita però Johnny, fa serata con Charlie e Bill, rapina un un negozio di liquori in cui ferisce con l’arma da fuoco il proprietario. I tre uomini ora hanno alle calcagna la polizia così finiscono anche loro per rifugiarsi all’Arcade Hotel. Dopo una notte turbolenta, all’alba ascoltano anche loro il brano Blue Moon e poi litigano creando una zuffa in cui Charlie viene accidentalmente ferito da un colpo di pistola al ginocchio. Quello è il colpo di pistola che tutti i personaggi del film sentono. I tre uomini scappano e mentre sono in corsa sul loro furgoncino verso l’Arkansas, poco distante da loro corre il treno su cui viaggiano tutti gli altri personaggi del film.
L’arte del raccontare di Jim Jarmush
Ci sono treni che arrivano, treni che vanno. Nulla più del viaggio riesce a raccontare parentesi e storie, qui unite dall’amore per la musica. Eppure questi personaggi che sono in movimento approdano in una città ferma agli anni ’60, dove il tempo si è arrestato in tutto. Nulla procede, ma la musica è immortale e alla fine è quello che conta? La musica è protagonista anche grazie alla bellissima colonna sonora in cui figurano oltre ai celebri pezzi di Elvis, le musiche composte da John Lurie. E a proposito di musica, Jarmush ha in passato dichiarato che il ruolo di Johnny fu scritto appositamente per Joe Strummer, senza il quale il film non si sarebbe proprio fatto. Infine in Mystery Train: martedì notte a Memphis si ode anche la voce di Tom Waits (che aveva lavorato già con Jarmush in Dunbailò) che dà la voce al dj della radio.