Naga: recensione del thriller saudita Netflix

La recensione dell’opera prima del regista saudita Meshal Al Jaser, un thriller folle e fuori dagli schemi rilasciato su Netflix il 7 dicembre 2023.

Il 2017, cinematograficamente parlando, è stato un anno di svolta e di rinascita per l’Arabia Saudita. Dopo sette interminabili lustri un decreto reale ha infatti rimosso i divieti legati alle sale precedentemente bandite, che ha permesso ai sauditi di tornare a frequentarle. Un importante segnale di apertura questo che alcuni analisti hanno interpretato come un altro tentativo (insieme a quello di consentire finalmente la guida alle donne) di modernizzazione da parte del giovane erede al trono, il principe Mohammed bin Salman,  E gli effetti si sono visti a strettissimo giro. Non sono passati nemmeno sei anni dall’annuncio e l’Arabia Saudita è diventato numeri alla mano il Paese con il box office in più rapida espansione del pianeta. In questo modo l’industria dell’audiovisivo locale ha potuto nuovamente importare e distribuire pellicole straniere sui propri schermi, ma anche produrre ed esportare film realizzati sul territorio nazionale. Un contributo significativo alla causa lo ha dato e lo sta dando Netflix che in questi anni ha accolto sulla propria piattaforma opere battenti bandiera saudita, ultima delle quali rilasciata il 7 dicembre 2023. Si tratta di Naga dell’opera prima di Meshal Al Jaser, presentata al Toronto International Film Festival 2023 nella sezione Midnight Madness prima dell’uscita sulla piattaforma a stelle e strisce.

Naga è un flusso psichedelico a base di droghe, allucinazioni, cammelli assetati di sangue e fughe pirotecniche

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Nega racconta l’odissea di una giovane donna di nome Sarah che dopo un appuntamento romantico a una festa clandestina si ritrova suo malgrado bloccata tra le dune del deserto a diverse miglia di distanza da Riyadh, mentre cerca di tornare a casa prima che scatti il rigido coprifuoco impostole dal padre conservatore. La sua sarà un’avventura durante la quale dovrà evitare uomini inquietanti e l’ira furibonda di un dromedario che vuole vendicare la morte del suo cucciolo, in una corsa contro il tempo senza sosta che è anche una lotta vera e propria lotta per la sopravvivenza. Non è previsto infatti nessuno pit stop o momento utile a rifiatare per la protagonista e di conseguenza per lo spettatore di turno, costretti entrambi ad affrontare un autentico tour de force che sfiora le due ore. Un timing, quello che scandisce la fruizione, nel quale devono giocoforza venire meno le rigide regole d’ingaggio di una visione tradizionale e con esse tanto le spiegazioni logiche quanto ogni pregiudizio nei confronti della credibilità narrativa  rispetto agli accadimenti, con quest’ultima che viene volutamente sospesa per lasciare campo libero a un flusso psichedelico a base di droghe, allucinazioni, cammelli assetati di sangue e fughe pirotecniche. Il tutto immerso in una notte nera come la pece in cui tutto e il contrario di tutto può accadere.

Una mancanza assoluta di autocontrollo, che si traduce sullo schermo in un’imprevedibilità delle azioni dei personaggi e degli sviluppi del racconto

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Sono questi gli ingredienti di un cocktail tutto da gustare che per modus operandi, contenuti e schizofrenia drammaturgica e tecnica riporta alla mente Lola corre, Crank piuttosto che Paura e delirio a Las Vegas. Il ché lo rende una piacevole sorpresa per quella larghissima fetta di pubblico che si aspettava l’ennesimo dramma sociale figlio legittimo di un cinema verità duro, rigoroso e crudo. Insomma Naga è un film di quelli che non ti aspetti da una cinematografia come quella saudita, anche se da quelle parti avvisaglie su un cambio di rotta si erano già viste con Mandoob e più di recente con Sattar. Con queste opere firmate da connazionali, l’esordio di Meshal Al Jaser condivide una libertà espressiva mai vista prima da quelle parti, ma soprattutto una mancanza assoluta di autocontrollo, che si traduce sullo schermo in un’imprevedibilità delle azioni dei personaggi e degli sviluppi del racconto.

Un prodotto ibrido e trans-genere, che mescola senza soluzione di continuità thriller, action, crime, horror e survivor movie

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Il risultato è un prodotto ibrido e trans-genere, che mescola senza soluzione di continuità thriller, action, crime, horror e survivor movie. Una miscela esplosiva che scorre nella timeline dal primo all’ultimo fotogramma a disposizione con e attraverso il lavoro davanti e dietro la macchina da presa. La debuttante Adwa Bader nei panni della protagonista si mette completamente al servizio della cinepresa e della regia con un’interpretazione efficace, convincente ed estremamente fisica, che avrebbe messo a dura prova chiunque. A sua volta, il cineasta saudita spinge da subito il piede sull’acceleratore con sequenze di grande impatto visivo e adrenaliniche (vedi il vorticoso piano sequenza iniziale o l’inseguimento con la polizia nel deserto dopo la fuga dall’accampamento) che sfidano al contempo le leggi gravitazionali e le coronarie dello spettatore. Per farlo l’autore manda in frantumi  qualsiasi regola linguistica e/o estetica e infrange gli schemi classici del montaggio con un editing discontinuo perfettamente funzionale al tipo di progetto e al suo codice genetico. Sarà imperfetto, assurdo e sconquassato quanto volete, ma per quanto ci riguarda è un prodotto godibile e fuori dagli schemi. In poche parole una piacevole scoperta.

Naga: valutazione e conclusione

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Dall’Arabia Saudita un film che non ti aspetti, che infrange le regole linguistiche ed estetiche per dare vita a un’opera prima trans-genere libera nei contenuti quanto nella forma. Al netto di imperfezioni narrative e di una soglia della credibilità che viene volutamente meno, Naga rappresenta una piacevole sorpresa per tutti coloro che amano storie folli e psichedeliche che spingono personaggi e fruizione sino all’estremo. L’esordiente Meshal Al Jaser e la sua bravissima protagonista Adwa Bader si lanciano a tutta velocità in un autentico tour de force in una corsa contro il tempo a base di droghe, allucinazioni, cammelli assetati di sangue e fughe pirotecniche nel deserto. Fotografia, suono e montaggio lavorano a l’unisono con la cinepresa e la scrittura per confezionare un progetto folle e fuori dagli schemi.       

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.4

Tags: Netflix