Nata per te: recensione del film di Fabio Mollo
Dopo una lunga carriera nella realtà dei cortometraggi, una ricca esperienza televisiva e quattro lungometraggi all’attivo, Fabio Mollo, commuove e conquista con Nata per te, un quinto lungometraggio solido e necessario, a metà strada tra cinema documentaristico e di finzione, capace di porre l’accento sulla questione politica dell’amore e sull’immediatezza cinematografica della quotidianità e del realismo. Al cinema dal 5 ottobre, distribuzione a cura di Vision Distribution
Se è vero che ci sono autori che mutano nel corso del tempo, scoprendosi sperimentatori, o in qualche caso osservatori annoiati di una realtà a loro estremamente distante, è altrettanto vero che ci sono autori capaci di restare immutati e coerenti, poiché profondamente consapevoli, non soltanto del proprio sguardo, ma anche e soprattutto della ragione d’essere del loro cinema. Fabio Mollo, autore di Nata per te, è uno di loro.
Forte di un’evidentissima matrice autobiografica, il cinema di Mollo, fin dai tempi di Il sud è niente, titolo con il quale esordisce al lungometraggio, dopo aver diretto cinque validissimi cortometraggi (Giganti è uno di questi e vale la pena d’essere riscoperto), anch’essi fortemente personali e per questo coerentemente in linea con il profilo dell’autore, si contraddistingue per esigenza di realismo e vivida fotografia di una quotidianità giovanile libera, sognatrice, eppure amara.
Passando per Il sud è niente e Il padre d’Italia infatti, si ha l’immediata percezione di un’impronta che non è esclusivamente autoriale, dunque esterna al realismo dell’immagine e della sua scrittura, piuttosto ne è protagonista.
Ecco perché oggi, guardando a Nata per te e al suo inevitabile aspetto politico e sociale, non possiamo far altro che rivedere nei suoi protagonisti, in questo caso realmente esistiti – ed esistenti -, non soltanto dei simboli, ma anche quei personaggi che abbiamo osservato nel corso della filmografia di Mollo e che qui tornano, seppur sottilmente, dimostrando l’esistenza di quel fil rouge che mantiene saldamente ancorata l’esigenza autobiografica di Mollo, alla necessità di crescita e maturità dello stesso, rispetto ad un percorso via via più interessante e prossimo a svelarsi.
Nata per te, mettendo da parte l’aspetto rom-com della parentesi, Anni da cane e My soul summer, torna a quel realismo drammatico dei primi film di Mollo, Il sud è niente e Il padre d’Italia, divenendo qui ancor più pregnante e perfino documentaristico, negando sempre più la volontà d’essere cinema di finzione, dunque alla ricerca di quell’illusione magica che può e deve condurre inevitabilmente alla risoluzione del caos e del dramma, preferendo invece la fotografia lucida di una quotidianità concreta e tangibile, che nulla può di fronte al presente e alla realtà delle istituzioni, degli individui e dei sentimenti.
Sull’essere padri, sull’essere famiglia
In qualche modo, Il padre d’Italia finisce laddove Nata per te vorrebbe, ma non può cominciare.
Paolo (Luca Marinelli), il protagonista di Il padre d’Italia, infatti, pur consapevole delle difficoltà d’essere padre, in quanto omosessuale libero, non può che vivere il desiderio di creare una famiglia, tentando addirittura di darle vita in compagnia della problematica, conflittuale ed eterna indecisa Mia (Isabella Ragonese), riuscendo in definitiva a divenire genitore, anche in assenza di quella figura materna che per paura e sentimenti differenti, fugge.
Luca Trapanese (Pierluigi Gigante in una prova sincera, commovente e credibile a tal punto da risultarne il reale protagonista, trattandosi di una storia vera), così come Paolo, vive un desiderio e un’esigenza innata, eppure da più parti contrastata, d’essere padre, consapevole delle difficoltà legate alla sua omosessualità, osservata dalle istituzioni più come macchia, che come libera identità.
Quelle stesse istituzioni che responsabili di continui rifiuti alle richieste appassionate e amorevoli di Luca, disponibile addirittura alle adozioni generalmente scartate dai più, quelle cioè riguardanti neonati con sindromi e disabilità, non fanno altro che allontanarlo, non volendogli garantire alcuna possibilità. Luca perciò non può diventare padre. Finchè non nasce Alba.
Nata per te: valutazione e conclusione
Pur tornando ai padri, osservati da Fabio Mollo come cariche simboliche e necessarie, Nata per te, mettendo da parte l’anima hippie, sognatrice e in viaggio di Il padre d’Italia, evidentemente autobiografico, eppure magico, si concentra sul presente, realizzando un film anomalo che si pone a metà strada tra cinema di finzione e cinema documentaristico, sfruttando al meglio gli strumenti che sono propri sia del primo che del secondo modello, senza collocarsi unicamente in un unico registro.
Una scelta vincente e coraggiosa che dimostra con grande semplicità ed immediatezza, quanto la quotidianità ed il realismo che tutti noi osserviamo, vivendo le nostre vite, possano e debbano apparire sugli schermi cinematografici esattamente per ciò che sono, nel loro romanticismo, caos, insoddisfazione e bellezza.
Nata per te è al cinema a partire dal 5 ottobre 2023, distribuzione a cura di Vision Distribution.