Natale in California: Luci della città – recensione del film Netflix
Nel palinsesto natalizio di Netflix ha trovato posto anche il sequel della commedia romantica diretta da Shaun Paul Piccinino, interpretata dalla coppia formata da Lauren Swickard e Josh Swickard. Disponibile dal 16 dicembre.
Era il 14 dicembre del 2020 quando Netflix rilasciava Natale in California, che detto così può risvegliare nella memoria del lettore di turno echi dei Cinepanettoni made in Italy di qualche stagione fa. Titolo a parte, che potrebbe indurre a pensare a un revival legato a quel filone, la pellicola firmata da Shaun Paul Piccinino è tutt’altra cosa. Il film si muoveva infatti nel recinto della commedia sentimentale, al centro della quale nasceva la storia d’amore tra la bella ranchero Callie e un manager cinico di nome Joseph, scapolo incallito, muscoloso e ricco, proveniente dalla metropoli, costretto a fingersi un lavoratore stagionale per mettere le mani sulla proprietà della donna. Li avevano lasciati esattamente un anno fa mentre festeggiavano insieme il loro primo Santo Natale, circondati dall’affetto di parenti, amici e compaesani, in un capannone a pochi km di distanza dalla piccola fattoria nel mezzo delle campagne della California del Nord, dove felici e in armonia gestiscono da qualche mese un caseificio e un’azienda vinicola. Ora li ritroviamo più innamorati che mai nel sequel prodotto e distribuito dalla piattaforma a stelle e strisce lo scorso 16 dicembre, che vede nuovamente impegnati davanti la macchina da presa di Piccinino la coppia formata da Lauren Swickard e Josh Swickard.
In Natale in California: Luci della città l’azione si sposta anche a San Francisco
Nel secondo capitolo di quella che con molta probabilità, a giudicare dagli ultimi minuti che spalancano porte a ulteriori sviluppi amorosi, è destinata a trasformarsi una trilogia, vediamo nel frattempo che la loro unione, non senza momenti difficili, è diventata sempre più salda. All’orizzonte c’è l’intenzione di lì a qualche settimana di convogliare a nozze e di mettere su famiglia, ma gli affari e gli obblighi familiari richiamano Joseph in quel di San Francisco, con la coppia che è costretta a spostarsi momentaneamente in città, minacciando di far deragliare la loro relazione. La scoperta di quali prove e ostacoli dovranno affrontare prima di arrivare all’altare la lasciamo alla visione di questo secondo atto, che dalla regione vinicola statunitense sposta l’azione prevalentemente in piena metropoli, con un palleggio tra questa e il ranch dove l’azienda continua a produrre nonostante la loro assenza. Da qui la scelta di battezzare la pellicola Natale in California: Luci della città.
Cambio di rotta per un progetto che dalla screwball comedy passa alla rom-comedy tradizionale
Dunque si aggiungono location e volti nuovi, con tanto di ex di Joseph a mettere i bastoni tra le ruote, ma la sostanza a conti fatta non cambia e di conseguenza nemmeno il risultato. Il tentativo di rilanciare, tuffandoci nel passato di lui dopo che nel capitolo iniziale erravamo venuti a conoscenza di quello doloroso di lei, non genera alcun beneficio, al contrario abbassa ulteriormente l’asticella qualitativa di una scrittura pigra e poco furbescamente allineata al modus operandi, ai temi e agli stilemi del filone della commedia sentimentale. Se nel primo atto le dinamiche erano quelle classiche e abusate della screwball comedy vecchia scuola, con l’immancabile “guerra dei sessi” e sull’incontro/scontro fra personaggi inizialmente agli antipodi che finiscono poi per cadere uno fra le braccia dell’altro, nel sequel si passa a una fiacca prova di resistenza che serve per misurare la temperatura e capire se ci sono i presupposti per portare la relazione a un livello superiore. Da qui nasce la serie di piccole e grandi trappole seminate lungo la timeline da chi si è occupato della sceneggiatura, che in questo caso è ancora una volta l’attrice protagonista, alla quale sinceramente consigliamo di deporre la penna e di dedicarsi interamente alla recitazione.
In Natale in California: Luci della città lo spirito natalizio si avverte con il contagocce
Quello che si consuma nella novantina di minuti circa a disposizione è un racconto che cuce insieme situazioni già viste, riproposte per l’occasione e seguendo un copione già letto migliaia di volte. Ciò che rimane in bocca vedendo Natale in California: Luci della città è il sapore inconfondibile del già visto, lo stesso di una minestra riscaldata. Il ché annoia tremendamente, non emoziona e per di più non scalda per niente il cuore quanto invece dovrebbe una storia che chiama in causa l’amore e lo spirito natalizio. Spirito che se nel film del 2020 si avvertiva con il contagocce, qui è praticamente inesistente. Il problema è quindi alla base di un progetto che non sa quale strade imboccare per proseguire il suo cammino sullo schermo. Motivo per cui le tenta tutte pur di rimanere a galla. La sensazione è quella di assistere a un capitolo di transizione che sembra volere aprire nuovi scenari per allungare il brodo. Trascorrerà un anno prima di sapere se ci sarà la svolta e la spinta giusta per fare cambiare passo a Natale in California. Ma siamo piuttosto scettici sul fatto che ciò possa avvenire.