Natale tutti i giorni: recensione del film Netflix
Dal Messico una commedia per le festività natalizie in salsa messicana che resta ingabbiata nei cliché del genere. Poche risate e scarsa originalità per la pellicola interpretata da Mauricio Ochmann. Dal 20 dicembre 2022 su Netflix.
Non c’è Natale senza che Netflix metta sotto l’albero dei suoi milioni di abbonati alle diverse latitudini tante commedie provenienti da ogni angolo del pianeta. L’abbondanza dell’offerta è dettata ovviamente dal desiderio del colosso dello streaming a stelle e strisce di regalare al proprio pubblico sorrisi, spensieratezza e buoni propositi per le festività e l’anno che verrà. Tra quelle donate quest’anno ce n’è anche una messicana, che però rischierà seriamente di restare indigesto allo spettatore di turno. Si tratta di Natale tutti i giorni di Mark Alazraki, disponibile sulla piattaforma a stelle e strisce a partire dal 20 dicembre 2022.
Natale tutti i giorni racconta la più classica delle storie natalizie, quella che chiama in causa l’ennesimo Scrooge di dickensiana memoria
Nella sua opera seconda, il regista messicano racconta la più classica delle storie natalizie, quella che chiama in causa l’ennesimo Scrooge di dickensiana memoria, burbero e cinico che odia con tutto se stesso il Natale, un giorno tra l’altro nel quale, per uno scherzo del destino, coincide anche con il suo compleanno e che suo malgrado si troverà costretto a rivivere in un loop temporale, affrontando tutte le volte le conseguenze dei restanti 364 di cui non ha alcuna memoria. Ciò significa per lui che di nome fa Chuy prendere parte ai preparativi, alla scelta dei regali e al tradizionale cenone della vigilia con tutta la famiglia al gran completo. Una vera tortura per un personaggio che, come quello celebre nato dalla penna dello scrittore britannico, considera solo una perdita di tempo. Ovviamente durante lo svolgimento della vicenda avrà modo di cambiare idea e carattere, ma prima dovrà riconquistare ciò che ha perso nel corso degli anni, ossia l’affetto dei suoi cari. Per farlo dovrà spezzare il sortilegio, ma non prima di avere ritrovato una volta per tutte lo spirito natalizio.
Nemmeno la presenza nel cast di Mauricio Ochmann riesce a risollevare le sorti i di un film che ha il demerito di farci rimpiangere i Cinepanettoni nostrani
Un plot, quello di Natale tutti i giorni, che di originale non ha assolutamente nulla da registrare, al contrario segue alla lettera un copione già scritto e che si perde nella notte dei tempi del filone del cinema natalizio. Precedenti in tal senso sono innumerevoli, con la mente che torna al più recente 100 volte Natale, motivo per cui tutte le dinamiche narrative e drammaturgiche appaiono dei continui deja-vu che hanno il sapore fastidioso della minestra riscaldata. Il ché, oltre a rendere prevedibile il tutto, lo ingabbia nel recinto dei cliché del genere al quale la pellicola appartiene. Per provare a movimentare le cose, Alazraki, che di suo non aveva dei trascorsi autoriali particolarmente brillanti se si pensa alla poco esaltante commedia d’esordio Mentada de Padre e ai tre episodi da lui diretti della serie La Balada de Hugo Sanchez, si affida a uno degli attori più popolari del panorama messicano, ossia Mauricio Ochmann, ma anche la sua performance nel ruolo del protagonista non riesce a risollevare le sorti di un film che ha il demerito di farci rimpiangere i Cinepanettoni nostrani. Il che è tutto dire.
Il pubblico di Natale tutti i giorni deve accontentarsi di una comicità davvero scadente, priva di carica, di humour e di battute degne di nota
C’è poi l’elemento fantascientifico del loop che ha già numerosi e illustri precedenti, così come l’incipit in stile bollywoodiano in chiave canora e danzeresca che da solo per resa è sufficiente a intuire la qualità piuttosto dozzinale di ciò che da lì in poi andremo a vedere. Senza parlare dell’incapacità della scrittura e della sua trasposizione di provocare qualche risata nel fruitore, con quest’ultimo che deve accontentarsi di una comicità davvero scadente, priva di carica, di humour e di battute degne di nota. Se l’unico escamotage per intrattenere il pubblico è la presenza di una fatina transgender che si presenta al protagonista sotto identità differenti, a questo punto c’è davvero poco a cui aggrapparsi per rendere meno traumatica possibile la visione. Insomma di odissee natalizie come quella di Chuy la letteratura e il cinema ne hanno le tasche piene, così come gli spettatori che devono nuovamente fare i conti con un film che ci ricorda il valore che ha la famiglia nei giorni di festa e non solo. Ma se a ricordarcelo è un prodotto di basso livello come Natale tutti i giorni allora è meglio starne alla larga e puntare su altro.