Nella bolla: recensione del film Netflix di Judd Apatow
La satira senza peli sulla lingua di Apatow mette alla berlina i set cinematografici in epoca Covid e i vizi di Hollywood nella commedia targata Netflix. Disponibile dal 1° aprile 2022.
Per un autentico burlone come Judd Apatow prendersi gioco di tutto e tutti è il pane quotidiano. Motivo per cui la scelta di Netflix di rilasciare la sua ultima fatica dietro la macchina da presa quando scherzare è letteralmente all’ordine del giorno, con milioni di povere vittime che loro malgrado finiscono con l’abboccare ai famigerati e tanto temuti pesci d’aprile, non poteva essere più azzeccata. Ecco allora che Nella bolla ha fatto il suo esordio sulla piattaforma a stelle e strisce il 1° aprile 2022.
Nella bolla è un fiume in piena di satira graffiante, senza peli sulla lingua e politicamente scorretta
Quale sia il bersaglio contro il quale questa volta il regista, sceneggiatore e produttore americano abbia deciso di puntare e fare fuoco lo lascia intuire il titolo, che richiama chiaramente al concetto della “bolla” sui set, ossia lo stratagemma escogitato dalle produzioni del settore dell’audiovisivo per riprendere il lavoro in piena pandemia. Ed è proprio su questo che si riversa come un fiume in piena la satira graffiante, senza peli sulla lingua e politicamente scorretta di Apatow, che con la commedia di turno ha deciso di cogliere la palla al balzo e mettere alla berlina i set cinematografici in epoca Covid, con al seguito tutte le contraddizioni e le misure di regolamentazione nate e seguite nel corso della fase più calda della pandemia, a cominciare dal distanziamento, dalla quarantena, dai tamponi e dai dispositivi di sicurezza individuali.
Nella bolla è un instant movie che cavalca l’onda tematica del momento
Da questo punto di vista Nella bolla si può considerare un instant movie che porta lo spettatore nel cuore delle riprese del sesto capitolo di un’improbabile saga sui dinosauri dalla morale ecologista battezzata Bestie della rupe, che un gruppo di valorosi lavoratori dello spettacolo ha voluto portare a termine con tutte le difficoltà del caso per affrontare una dolorosa penuria di contenuti cinematografici e televisivi e fornire una distrazione all’umanità durante il lockdown. Per farlo si sono rinchiusi come da protocollo in un lussuoso complesso da qualche parte dell’Inghilterra, con l’imposizione per tutti i membri del cast e della troupe di rimanere in isolamento nelle proprie stanze per due settimane, evitare contatti con altre persone esterne alla bolla, per i tre mesi necessari a realizzare la pellicola. Ovviamente il sistema impiegato non tarderà a mostrare le sue falle, ma per sapere se il regista, i produttori, gli interpreti e i tecnici riusciranno a portare nelle sale e sui nostri schermi questa impresa titanica, vi lasciamo alla visione delle due ore e passa che l’autore ha spalato sulla timeline.
Un esempio di meta-cinema, ossia un film nel film
Il risultato è un film nel film, quello che gli addetti ai lavori sono soliti chiamare meta-cinema e che è il modus operandi che ha animato progetti come Boris o The Disaster Artist, tanto per fare qualche esempio. Ci si muove dunque nel backstage del blockbuster che la produzione sta realizzando, tra finti set, green screen e CGI. Nel frattempo ne succedono di tutti i colori, con le maestranze impiegate, gli interpreti e lo staff dell’albergo che dovranno fare gli straordinari per compiere la missione e impedire il contagio. Ma non finisce qui, con Apatow che non contento di scherzare con il fuoco, rincara ulteriormente la dose prendendo di mira anche i capricci, i vizi e le dinamiche delle star hollywoodiane. Il tutto come da sua consuetudine all’insegna del cazzeggio, del restare costantemente sopra le righe, senza porsi alcun problema, fregandosene della possibilità di offendere la suscettibilità di qualcuno. Ma questo ha sempre fatto parte integrante del suo modo di fare e concepire il cinema e la commedia.
Nella bolla ha uno humour e una satira che sparano a salve
Stavolta però quel simpatico mattacchione di Apatow ha fatto male i suoi calcoli, con una pellicola che spara a salve. Non vogliamo entrare nel merito se sia stato giusto o no ironizzare sulla pandemia, perché non è questa la sede opportuna, ma c’è da dire che l’esito lascia sul piano strettamente cinematografico molto a desiderare. Nella bolla è un mare magnum di cose e gag già viste, di battute sboccate fuori posto, che sono lo specchio che riflette la scarsa originalità in fase di scrittura e uno humour di bassissimo livello, del quale rimane davvero pochissimo da ricordare.