Neruda: recensione del film di Pablo Larraín con Gael García Bernal
Un canto d’amore individualista e popolare, l’immensità di un uomo che non voleva esser solo artista, ma gigante, impegnato nella lotta per l’uguaglianza e nel sedurre con le sue languide parole ogni donna nel suo raggio. Il quadro sinuoso e fantastico del poeta che seppe con versi tristi conquistare un Paese per toccare poi il cuore pulsante e romantico di tutto il mondo, Neruda del regista cileno Pablo Larraín si snoda nei visionari attimi di una fiaba sull’inseguimento, corsa impervia contro i nostri avversari e la libertà di sentirsi principi e protagonisti di questa meravigliosa vita.
Essendosi inimicato il governo, proclamando il tradimento da parte del Presidente Gonzalez Videla verso il partito comunista, il senatore e scrittore Pablo Neruda (Luis Gnecco) è costretto a fuggire per non subire l’inevitabile ripercussione che lo vedrebbe preso ed incarcerato. Aiutato da una cerchia di fedeli amici e compagni, il poeta vivrà per breve tempo un periodo di esilio obbligato, ma la voglia di vita di Neruda è troppo passionale per essere ingabbiata, tanto che le sue sconsigliate scappatelle daranno inizio all’incalzante pedinamento da parte dell’ispettore di polizia Oscar Peluchoneau (Gael García Bernal), triste persecutore il cui fine ultimo è quello di arrestare il prima possibile il noto senatore.
La pagina bianca di Neruda che crea con l’inchiostro chimerici personaggi
Una fuga ed una ricerca trattate con estremo calore, lo scorrere fluido delle parole che come un’incessante melodia accompagnano i sogni, le speranze e i turbamenti del grande Neruda in una narrazione favolisticamente sconnessa, che racchiude in parte l’animo impetuoso del famoso cantore e la repressa rabbia di un poliziotto concentrato su una prevedibilmente inconcludente ricerca.
Un lavoro durato anni, quello che ha visto il regista Pablo Larraín impegnato nello schiudere il complesso mondo nerudiano, l’universo di un uomo incapace di trattenere qualsivoglia pulsione, la quale voracemente attanaglia un’esistenza fatta di circoli vogliosi e politico fervore. Neruda è la pagina bianca da cui l’inchiostro fa nascere chimerici personaggi, ognuno convinto di creare sé stesso per rivelarsi poi soltanto proiezione di idee che altri di loro si son fatti, in un sogno ad occhi aperti dove il surreale va a coincidere perfettamente con il reale, in un’atmosfera di pacata e struggente poesia.
A commento degli eventi che in un disomogeneo filo si susseguono con delicata, lirica armonia, le incisive eppur ispirate parole dello sceneggiatore Guillermo Calderón sono espressione di sentimenti profondi inespressi apertamente, i quali conducono dolcemente lo spettatore in un viaggio all’interno dell’anima di due personalità opposte, enfatiche, tormentate. Oltrepassata la frontiera dell’immaginario, Neruda e Peluchoneau insistentemente si cercheranno per non incontrarsi mai; l’artista e il poliziotto, il genio e la giustizia, la corsa forsennata dietro un’aquila quando si è incapaci di volare.
Pablo Neruda: non solo terra ed amore, ma parità e diritti
Stilisticamente onirico, volontariamente irrazionale, il film di Larraín si arricchisce di tecniche di regia, scenografia e montaggio che esaltano l’amore per la settima arte e il desiderio di poter con questa sperimentare, una visione soave delle potenzialità delle arti cinematografiche in grado di poter abbracciare con versi e inquadrature ed emozionare con la potenza della sua elaborata scelta narrativa e visiva.
In un racconto dove nessuno dei protagonisti vuole sentirsi messo in disparte, sono Luis Gnecco e Gael García Bernal a soffiare nei personaggi quell’anelito di vita che li farà animare, talentuosi attori che sapranno con ardente maestria creare una danza dove la composizione del Canto General del poeta andrà ad incastrarsi perfettamente con la solitudine dei romanzi polizieschi dell’ispettore, in una congiunzione personale, sociale e passionale.
Non solo di terra e d’amore ha scritto Pablo Neruda, ma di diritti, di concordanza, di parità; arte e politica, solo due aspetti del vasto mondo di uno dei personaggi più enigmatici della storia, i quali vengono donati da Pablo Larraín nel suo piccolo, opalescente sogno, possibile concorrente ai prossimi Oscar e conquistatore di innumerevoli animi.