Night Stage: recensione del film, in concorso alla Berlinale 2025

Un queer thriller radicato nel melodramma erotico.

I registi brasiliani Filipe Matzembacher e Marcio Reolon tornano a Berlino – dopo Seashore (2015) – con il loro terzo lungometraggio, Night Stage, in concorso alla Berlinale 2025.
Il film racconta la storia dell’attore teatrale Matias e di Rafael, un politico in procinto di diventare sindaco di Porto Alegre. I due si incontrano e si innamorano. La loro passione però è incentrata sull’ossessione feticista di fare sesso all’aperto, possibilmente in situazioni dove è alto il rischio di essere visti. Il che crea diversi problemi, perché Matias deve interpretare una serie tv, i cui produttori vorrebbero far coincidere il più possibile, il protagonista etero con l’attore che lo interpreterà, in una sorta di meccanismo di creazione divistica. Rafael, invece, facendo il politico, per di più in un partito descritto in maniera molto vaga come conservatore, naturalmente non può permettersi di far conoscere le proprie tendenze.

Nigth Stage: un queer thriller, fra desiderio e voyeurismo

Night Stage Cinematographe

Nelle parole degli autori l’opera è un queer thriller, che chiama in causa il desiderio, il potere e il voyeurismo. Ed effettivamente alcune dinamiche legate all’utilizzo della suspense, sono prese direttamente dal cinema di Hitchcock, mentre l’ossessione per i dispositivi di ripresa e visione, rimandano al De Palma di Omicidio a luci rosse (1984) e di Omicidio in diretta (1998). Vi è pure uno split screen, preso di peso da Carrie – lo sguardo di Satana (De Palma, 1976) ma completamente svuotato del senso di suspense e usato invece per sottolineare la frattura emotiva fra due personaggi, nel momento in cui è palese la fine della loro amicizia. Non è un caso che il film funzioni meglio in momenti come questo. La parte thriller, sebbene girata come si deve, risulta molto superficiale, un escamotage per dare mordente e portare al collasso le premesse del lavoro di Matzembacher e Reolon. Premesse che invece si radicano nel genere melodramma. L’amore fra i due protagonisti è descritto attraverso giochi di sguardi e momenti in cui videocamere e cellulari divengono parte integrante della messa in scena. Dispositivi in grado di distruggere la finzione filmica per restituire l’impatto che lo sguardo dell’altro ha sul desiderio.

Night Stage Cinematographe

Nel cinema guardare è desiderare, dunque la messa in scena dell’atto di guardare il palesarsi del desiderio sessuale, diventa a sua volta un atto voyeuristico che partecipa dell’atto sessuale stesso. In questa maniera i registi trasformano lo spettatore in un terzo protagonista degli amplessi fra i due, coinvolgendolo anche nelle dinamiche di potere che si vengono a creare. Non vi è davvero una figura dominante nel rapporto fra Rafael e Matias, ma i ruoli di soggetto desiderante e oggetto del desiderio cambiano costantemente. Alla fine è l’ipotetico occhio onnisciente delle riprese video, della televisione, del cinema e dello spettatore dunque, a rappresentare il potere, a essere un “gaze” assoluto e dominante. Da questo sguardo non si può scappare. È lo sguardo che costringe i protagonisti a rivelarsi e a mostrare chi sono davvero, nel bene e nel male. È lo sguardo della società, lo sguardo del capitalismo, che desidera assistere ad amplessi in cui il sesso diventa una lotta. Uno sguardo che scinde amore e passione, per poter usare il primo come strumento di controllo (l’amore del pubblico verso cui tende Matias) e per guadagnare sulla seconda, trasformata in merce proibita, che può esser consumata solo nel privato, al giusto prezzo (come la pornografia o, in questo caso, la sessualità di Rafael).

In quest’ottica, tipica appunto del melodramma – quello derivante da Sirk o dal Visconti di Ossessione (1943) – per cui la passione erotica è sempre una questione sottile di potere non conclusa che si avvita su se stessa, si spiegano una serie di scelte estetiche, come il ritorno simbolico della figura della spirale, le accensioni di rosso nella fotografia e il valore allegorico della performance di Matias a teatro.

Night Stage: valutazione e conclusioni

Night Stage Cinematographe

In definitiva Night Stage risulta un film interessante, non troppo riuscito nella parte thriller e forse un po’ troppo autocompiaciuto nell’esibizione di una sessualità estetizzante. Ma molto valido nella disamina delle sottili implicazioni erotiche del potere e nell’ambiguità di una condizione umana, da un lato, ormai definitivamente determinata dalla propria costante autorappresentazione e dall’altro vittima di una sempre più pressante repressione (emotiva, sessuale e spirituale), frutto di una società atomizzata ed egoista (come vuole la dottrina neoliberista).

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.1

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