Venezia 77 – Nilde Iotti – Il tempo delle donne: recensione del documentario di Peter Marcias
Nel centenario della sua nascita c'è il bisogno di riscoprire la figura di Nilde Iotti, fautrice e poi accompagnatrice dell'evoluzione del ruolo politico della donna nel nostro Paese.
L’anno scorso, nel ventennale della morte di Leonilde Iotti, su Rai 1 è andato in onda Storia di Nilde, docu-film per la tv con Linda Caridi nei panni di Rossana, la deus ex machina da cui parte la storia, e Anna Foglietta nei panni proprio dell’ex Presidentessa della Camera. Quest’anno a Venezia77 le ritroviamo entrambe protagoniste, chi come interprete in Lacci di Daniele Luchetti, chi come madrina della mostra, e con loro c’è di nuovo anche Nilde, raccontata stavolta nel centenario della sua nascita.
A farlo ci pensa il sardo Peter Marcias, uno specialista di ritratti femminili, che a 10 anni da Liliana Cavani, una donna nel cinema torna alle Giornate degli Autori con il documentario Nilde Iotti – Il tempo delle donne, evento speciale, prodotto da Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni e Movimento Film. Un viaggio alla scoperta della donna più importante della storia recente del nostro Paese, raccontato tra immagini di archivio, testimonianze prestigiose e una Paola Cortellesi accompagnatrice d’eccezione, visibilmente coinvolta nel progetto.
Il film è distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Perché Nilde Iotti?
Perché Nilde Iotti? Perché la sua vita ha scandito tutte le tappe del percorso di affermazione femminile nel nostro Paese, sempre nel rispetto delle istituzioni, e il suo lascito sia politico che umano è rintracciabile nelle pieghe della nostra società ancora oggi, resa più moderna, giusta e democratica dalle sue battaglie e dai suoi esempi.
Staffetta partigiana, studentessa alla Cattolica, professoressa di Lettere, consigliera comunale, membro dell’Assemblea Costituente, prima Presidentessa della Camera della storia d’Italia. Più di ogni altra cosa donna e cittadina. Nilde Iotti è stata moderna in ogni aspetto della vita, sia stato esso elogiato, come le sue numerose campagne per l’emancipazione femminile, a dire il vero spesso anche contro i membri del suo stesso partito, o soggetto alle critiche più aspre, ricordate ora con commozione e rimorso, come la sua “scandalosa” storia d’amore con Togliatti, all’epoca capo del PC e 27 anni più anziano di lei.
Peter Marcias assembla un viaggio alla scoperta della vicenda umana e politica di una figura che nella sua testa aveva una società più evoluta di quella dell’epoca, senza patria potestà e concetto di dote, dove era prevista la regolamentazione dell’aborto e del divorzio o, ancora, il riconoscimento dei figli illegittimi. Tutti risultati epocali che ottenne “da sola”, come lei stessa ha sempre sottolineato, prima ancora delle lotte per gli orari del lavoro femminile e la riforma elettorale del 1993. Da sola, “zdora” regale e gentile, in un contesto in cui le donne nel migliore dei casi per esprimere un’opinione dovevano indossare i pantaloni.
Il tempo delle donne
Alle donne, alle mie compagne, alle amiche credo di aver lasciato in eredità la vocazione a coltivare un’autonomia di pensiero e un grande rispetto per le Istituzioni.
Si parte dalla vicenda umana di Nilde Iotti, dalla sua infanzia fino alla relazione che segnò la sua vita, per poi passare gradualmente alla cronaca della sua attività politica, ripercorrendo i fatti con la minuzia dei più appassionati e avendo cura di mantenere sempre un certo focus intimista sulla personalità della donna.
Nella struttura imbastita da Marcias c’è la Cortellesi, in versione Virgilio dantesco, che cammina per i luoghi più importanti della vita della Iotti, sempre in silenzio, finché non arriva in teatro, dove, solenne, da voce ai pensieri della protagonista, commoventi quando parlano di amore e risoluti quando parlano di idee, calmi e posati in ogni caso. Fuori ci sono le preziose testimonianze, una carrellata di volti noti e meno noti, della Iotti stessa, delle donne e degli uomini, amici, colleghi e complici, tutte molto belle, tutte molto sentite.
Per parlare ai suoi spettatori però il documentario, inconsciamente o meno, trova gli strumenti più efficaci nelle immagini di archivio, dove, oltre a suggestive e dolci comparsate, si ha l’opportunità di riscoprire un’Italia in evoluzione febbrile, nel momento della svolta epocale che fece da cesura con la mentalità medioevale che caratterizzava il nostro Paese. Situazioni al giorno d’oggi viste colpevolmente troppo distanti, quando conquiste che a noi sembrano scontate, ma sulle quali invece bisogna sempre vigilare, dovevano ancora essere ottenute.
La forza di questo documentario, che è quella del cinema, sta nell’immediatezza di un botta e risposta tra un parroco che accusa una donna di peccare perché prende la pillola e lei che difende la sua scelta, dicendo che con il solo salario del marito non può permettersi di far studiare tutti e 5 i suoi figli e che quindi vuole avere modo di andare a lavorare. Un racconto dal sapore quotidiano, nulla di solenne o di preparato. La semplice dimostrazione di come la più grande conquista di Nilde Iotti è stata cambiare la testa proprio delle donne, modificando la loro percezione di se stesse, prima come individui singoli e poi come facenti parte di una società.
Ma guai a pensare che la lotta sia finita. L’opera della Iotti fu solo il primo passo. Per chi pensa che ormai nel tempo delle donne ci viviamo, bisogna fare di più.