Nocturne: recensione del nuovo horror Blumhouse con Madison Iseman
Emozioni al neon per l'opera prima di Zu Quirke, Nocturne, un horror calibrato che vibra tra le corde della gelosia e dell'ossessione per il successo. Disponibile su Amazon Prime Video dal 13 ottobre.
Il cigno nero del 2020, Aronofsky permettendo. Nocturne, primo banco di prova per Zu Quirke, qui sceneggiatrice e regista, attecchisce radicalmente sotto la cornea dello spettatore che rimane estasiato dalla visione e pervaso da un godimento a lento rilascio. “La musica è uno sport di sangue, se vuoi davvero stare sotto i riflettori non lasciare che niente si metta in mezzo“. È il filo rosso dell’intera narrazione, il sole attorno cui gli intrecci tipici dell’adolescenza, delineati dall’insoddisfazione e da un’inquietudine densa e materica, terrorizzano per il loro carattere perturbante e familiare.
Juliet (Sydney Sweeney, Once Upon a Time in Hollywood, Euphoria) e Vivian (Madison Iseman, Annabelle 3, Jumanji: The Next Level) sono due gemelle che condividono, oltre alla nascita, anche la passione per la musica. Per le sorelle, nemesi esistenziali l’una dell’altra, il futuro propone uno scenario differente e commisurato al carattere di ciascuna: un successo garantito per Vivian, seducente e sicura di sé, e un posto in seconda fila per Juliet, brillante e capace pianista il cui dono è offuscato dall’ansia del confronto. Una chimera diabolica, l’impulso alla supremazia, che affonda la tela narrativa nel sangue e risorge nell’atto finale come vittima sacrificale assolta da ogni peccato.
Nocturne: Il demone dell’invidia si traduce in una melodia psichedelica e pervasiva
Nate sotto il sacro fuoco dell’arte, le gemelle Juliet e Vivian investono nella musica ogni certezza, con dedizione e fervore. La profonda inconciliabilità di caratteri, oltre ad un legame morboso, rivela una gelosia di fondo mal sopita che si risveglia energicamente quando la sorella maggiore Vi viene selezionata dalla Juilliard, una tra le più prestigiose accademie di musica. Decisa a sovvertire il corso degli eventi e forte di una consapevolezza rinnovata delle proprie capacità, Juliet ingaggia una sfida ossessiva con la sorella per ribellarsi al carattere docile e mansueto che l’ha relegata al ruolo di comparsa nelle esistenze altrui. Manipolazione, manomissione, sabotaggio animano ogni sforzo di Juliet per garantirsi un posto da solista nel concerto finale della Lindbergh, in un climax tensivo di odio, violenza e delirio che rendono la pellicola un dramma onirico allucinogeno.
Il Trillo del Diavolo e il patto implicito con il male
“Una notte sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite”
La Sonata per Violino in sol minore, comunemente conosciuta come Il Trillo del Diavolo, fu ispirata al compositore Giuseppe Tartini da un sogno che l’astronomo francese Jérôme Lalande riporta nel libro “Voyage d’un Français en Italie, fait dans les années 1765 et 1766“. In Nocturne, che prende spunto dalla leggenda esoterica, Juliet trova un quaderno prima appartenuto a Moira, l’allieva più brillante del collegio morta suicida e animata da impulsi maniacali tipici del genio artistico. I disegni, incisi con l’inchiostro tra le pagine del quaderno, tradiscono presto la fisionomia degli eventi in corso, che si verificano con una terrificante congruenza. La forza espressiva del quaderno permea le pareti fragili della giovane Juliet, che grata alla potenza del mezzo si abbandona alla possessione offrendo il suo corpo al demone in una sublime, apparente, glorificazione.
Nocturne è un tableau vivant nell’esaltazione estetica del delirio
L’opera di Zu Quirke convince del tutto, con una regia enfatica e presente che attrae lo spettatore nel vortice dell’esperienza allucinogena. La scenografia minimale, sospinta da lunghi corridoi alienanti, è una presenza scenica ingombrante che assiste silente all’evolversi del dramma. La colonna sonora, polimorfa e fluida tra le note del Concerto per Pianoforte n. 2 di Saint-Saëns, si fa viscerale nel passaggio all’elettronico che anticipa e sottolinea l’ambiguità dell’illusione. Devota al male come unica occasione di riscatto, Juliet si abbandona al Sole, il grande occhio la cui luce orienta le azioni umane per destinarle all’Assunzione. Una luce fittizia e deviante che inganna l’anima e ripristina l’ordine naturale fino al trionfo del sangue sul corpo etereo e invisibile della sua martire.