RomaFF12 – Noi Eravamo: recensione del film di Leonardo Tiberi
La Prima Guerra Mondiale viene raccontata in modo puntiglioso e anticonvenzionale nel film Noi Eravamo di Leonardo Tiberi.
La Prima Guerra Mondiale si può tranquillamente considerare il momento in cui l’Italia, da penisola unita senza troppa convinzione, uscì disastrata, affamata, piena di lutti ma, oltre che vittoriosa, anche con la consapevolezza di essere finalmente una nazione. La Grande Guerra rimane uno dei pilastri non solo della nostra storia, ma anche punto di svolta per le nostre arti, la politica e la società italiane.
Noi Eravamo narra in modo puntiglioso ed anticonvenzionale quell’epoca, quei tre anni di guerra, che sconvolsero un Paese che si ritrovò traumaticamente dentro l’età moderna e in cui legioni di giovani furono chiamati ad immolarsi in un conflitto che doveva essere breve e vittorioso ed invece (come succede sempre) si rivelò lungo, amaro e pieno di sofferenze.
Noi Eravamo si situa a metà tra il documentario, lo sceneggiato dell’Italia televisiva che fu e fotoromanzo (in senso positivo si badi bene), seguendo un iter narrativo già ampiamente collaudato dal regista: Leonardi Tiberi.
Noi Eravamo: la Grande Guerra raccontata in modo puntiglioso e anticonvenzionale nel film di Leonardo Tiberi
Tiberi è l’autore di Fango e Gloria (anch’esso inerente la Grande Guerra), Regia Nave Roma, La Roma di Mussolini e di numerosi altri documentari incentrati sul primo e secondo conflitto mondiale italiano in genere.
Protagonisti di quest’opera atipica e sorprendente sono due fratelli: Guglielmo (Alessandro Tersigni) e Luciano (Davide Giordano), entrambi argentini figli di italiani, hanno deciso di tornare in Italia per servire contro gli Imperi Centrali. Guglielmo è meccanico presso la neonata aviazione italiana, sistema i motori dei primi leggendari caccia Caproni, mentre Luciano è chiamato ad esercitare le sue doti di scrittore e giornalista presso il Comando. Attorniati nel loro piccolo campo dai volontari della Croce Rossa Italiana, si troveranno divisi dall’amore per la bella e timida infermiera Agnese (Beatrice Arnera) ma uniti dall’amicizia per un italiano un pò particolare: il leggendario futuro sindaco di New York Fiorello La Guardia (Yari Gagliucci), arrivato con un centinaio di volontari dagli States per aggregarsi alle nostre forze armate.
Tra feriti, sangue, momenti di commozione e pericolo, i due fratelli in breve si troveranno al centro dei principali eventi che porteranno l’Italia ad una sofferta ma fondamentale vittoria.
Tiberi, come in Fango e Gloria, mischia in modo sapiente immagini di repertorio e una ricostruzione quasi naturalista per umiltà e tono di quegli anni terribili ed importanti, grazie ad una sobria e particolare fotografia di Stefano Paradiso che ben si adatta all’iter narrativo della sceneggiatura dello stesso Tiberi e di Salvatore De Mola.
Noi Eravamo: un film lontano dai soliti cliché
Noi Eravamo ha il grande pregio di evitare facili cliché melodrammatici, di restare umile, di prendere sul serio i suoi personaggi senza farne eroi da operetta o da fiction, riempiendoli di caratteristiche e percorsi tutt’altro che banali.
Sopratutto rifugge il patetismo, il sopra le righe, la retorica inutile, ma ci dona (per quanto possibile) uno spaccato storico di grande pregio grazie a personaggi che (nella loro eccezionalità dovuta alla fantasia o ad una realtà storica atipica) si fanno portatori delle mille facce diverse della Grande Guerra.
Opera ibrida che risente ogni tanto della inevitabile mancanza di ritmo di una regia forse troppo scolastica (nonché di mezzi relativamente limitati), viene esaltata dagli stupendi filmati d’epoca dell’Istituto Luce, capaci di guidare lo spettatore tra le trincee, nei cieli e nelle città che videro i massacri sul Carso e sul Grappa, le imprese di Francesco Baracca, la rotta di Caporetto e la vittoria sul Piave, ed infine nel dramma di un paese che fu travolto da quella Febbre Gialla che distrusse un’Europa già in ginocchio.
Tersigni e Giordano fanno dei due fratelli due anime opposte, antitetiche, e lo fanno con grande credibilità e ritmo; forse un pò esagerato il La Guardia di Gagliucci, ma in fondo esagerato lo era lo stesso sindaco di New York.
E se l’Agnese di Beatrice Arnera si muove con fare timido, misurato e realistico (in un’epoca in cui le donne erano molto diverse da oggi), una citazione a parte la merita sicuramente Roberto Citran, che fa del suo Dottor Bassani forse il personaggio più intenso e dolente del film.
Film anti-esibizionista, anti-retorico ma non anti-storico, Noi Eravamo non incontrerà forse il plauso del crasso pubblico odierno, di quest’Italia televisiva e ignorante, ma il suo valore non può essere messo in discussione, né la bontà del suo fine o la cura con cui è stato realizzato.
Avvalersene per l’insegnamento sarebbe sicuramente una grande iniziativa, dal momento che la sua indiscutible efficacia estetica si accompagna ad un impatto emotivo superiore alle aspettative. Perché in fin dei conti, nel finale, non emozionarsi mentre la voce di Renzo Arbore ci ricorda che “S’udiva, intanto, dalle amate sponde, sommesso e lieve, il tripudiar dell’onde” o che “la Pace non trovò, né oppressi, né stranieri!” è troppo!
Ma forse a sperarlo si pecca di ottimismo visti i tempi che corrono…