Non credo in niente: recensione del film di Alessandro Marzullo
L'opera prima di Alessandro Marzullo è un viaggio impalpabile nel disagio giovanile.
Non credo in niente è un sogno, o forse un insieme di sogni; un viaggio impalpabile che richiama lo stile di Wong Kar Wai, attraverso cui il suo regista prova a risvegliare i “brividi del cuore” con musiche e immagini originali. L’opera prima di Alessandro Marzullo arriva al cinema il 28 settembre 2023, è prodotta da Alessandro Marzullo, Lorenzo Lazzarini, Lorenzo Giovenga, Valentina Signorelli, Giulio Rossi, Nicholas Fiorentino, Giancarlo Crocetti e Martina Cavazzana e interpretata da Demetra Bellina (Comedians), Giuseppe Cristiano (Io non ho paura), Renata Malinconico (Ovunque tu sarai), Mario Russo (Calibro 9), Lorenzo Lazzarini (Love in the Villa) e Gabriel Montesi (Esterno notte).
Non credo in niente – Quando i sogni si scontrano con la realtà
Le cose più belle non si vedono e non si toccano: si sentono. Sarebbe stupendo sentirle allo stesso modo, sentirle insieme allo stesso modo ma spesso se si ha davanti un sogno, si sogna da soli. “Tu non senti niente, ma quello che tu dici “silenzio”, per me è un martello pneumatico” afferma il personaggio femminile interpretato da Demetra Bellina, che presta voce e corpo a una ragazza ricca di talenti artistici che fa l’assistente di volo… La sua storia è fra le quattro che ci vengono raccontate, che non si intrecciano mai sullo sfondo di una Roma notturna deteriorata e decadente nel cui silenzio assordante ondeggiano tutti i personaggi. Anche se non si incontrano mai, questi giovani adulti hanno una cosa in comune: non si sentono capiti, hanno perduto ogni fiducia nella vita e nel proprio futuro. Il paninaro (interpretato da Lorenzo Lazzarini) diventa il loro consigliere nonché uno psicologo non convenzionale. La hostess balla, canta, sente la musica dentro di sé, poi c’è un altro ragazzo (Giuseppe Cristiano) che si rifugia dietro alla sua corazza, ma è profondamente insoddisfatto della sua vita e delle sue relazioni. Gli altri due sono rappresentati da una coppia di musicisti perfezionisti, che vive un rapporto complicato (Renata Malinconico e Mario Russo) e avverte il peso di una vita fatta di aspettative e di obiettivi da raggiungere insieme. I personaggi del film non si conoscono ma sentono le stesse cose (che invece non riescono a condividere con chi li sta accanto). Vivono la stessa situazione e si ritrovano alla soglia dei trent’anni senza prospettiva. Le loro ambizioni artistiche giovanili si sono scontrate con la realtà e perciò rischiano di abbandonarsi all’aggressività o di vivere le loro giornate all’insegna dell’ozio più totale.
Il disagio giovanile nella sorprendente opera prima di Marzullo
Pochi secondi di visione e ci accorgiamo che Non credo in niente è visivamente ambizioso e sorprendente, Marzullo prova anche a giocare proprio portando sul grande schermo le storie di giovani adulti che rendono questo film un racconto complicato di una generazione fatta di incoerenze e di complessità. Troviamo citazioni implicite e esplicite di John Nicholas Cassavetes, ma quello che ci ha colpito è lo sguardo originale, il modo di Alessandro Marzullo di strutturare e articolare la geometria dello spazio posizionando sempre in modo diverso la macchina da presa; prediligendo le inquadrature dal basso, enfatizzando così i personaggi ( quasi fino a mitizzarli per ingigantirne la loro importanza). Ad esempio ci offre anche alcune scene “oniriche”, quelle in cui vediamo finalmente i “sogni lucidi” dei protagonisti che ci fanno scoprire le loro passioni, sogni che per definizione non avranno nessun impatto sulla loro vita reale. Si pensi alla magnifica scena di recitazione con Giuseppe Cristiano o ad esempio al personaggio di Bellina, che è una star (solo nella hall).
Non credo in niente: valutazione e conclusione
Le rare visuali, le inquadrature inquiete e metropolitane; dunque l’estetica, ma anche i riferimenti e gli obiettivi del film – un’opera prima italiana giovane e indipendente – ci hanno conquistato. Il punto più debole di Non credo in niente è la sceneggiatura, ma comprensibilmente qui i giovani autori hanno voluto lavorare sull’estetica. Perciò vi consigliamo la visione di quest’opera veramente bella che è una prova del talento visivo di Alessandro Marzullo che, spalleggiato anche da una colonna sonora che scandisce perfettamente il racconto, ha saputo rappresentare il senso di solitudine e di frustrazione della sua generazione.