Nuova Scena 2: recensione dello show Netflix (che non sa di essere un talent)
Fabri Fibra, Rose Villain e Geolier ritornano con altre storie, nuove estetiche e vecchie dinamiche. I primi quattro episodi disponibili su Netflix dal 31 marzo.
Nuova Scena 2: cambia l’estetica mentre il cast resta lo stesso. Alla guida un loquace Fabri Fibra, convertito in un ruolo non suo, calato nella parte di presentatore e giudice; Geolier, il messia venuto dal niente e Rose Villain che si interfaccia sempre con una verve cinematografica che però inizia e finisce nel cinema di Quentin Tarantino.
Nuova Scena 2: stessi giudici – nuove estetiche

La prima sequenza è la presentazione dei tre giudici che tra egocentrismo e notorietà populista si distendono all’ombra nostalgica di una rimpatriata che ricorda un vecchio MTV Spit e la negazione ostinata del “modello talent” nonostante i set e i ponteggi, su cui si costruisce la scrittura del programma, siano identici a quei reiterati processi da televisione commerciale che ben conoscono l’inganno del backstage.
Il programma nella sua interezza non definisce una linea di conduzione precisa; si empatizza, almeno si tenta, attraverso i testi della “sofferenza” e della “disperazione” che traducono maldestramente, l’aspirazione di entrare e far parte di un mondo piramidale, distante – nonostante l’aiuto di Willie Peyote, Kiffa, Sick Luke, Luchè, MadMan, Massimo Pericolo, Bresh, Vaz Tè, Sonny Willa e Ensi adesso resident / opinionista di Esse Magazine – dalla punta dell’iceberg a cui alludiamo. La meta, invece, resta sempre Milano.
Nuova Scena 2: inizio dei giochi parte seconda

Il Nord Ovest è l’opzione di Fabrizio (Tarducci); continua l’operazione d’ingentilimento del format; il concept matura, non più un piccolo parco di Tor Bella Monaca ma dentro un club torinese, dalle luci soffuse e in presenza ragazzi -televisivamente- preparati rispetto a scelte che non cambieranno le sorti di nessun gioco.
Rose Villain, fedele al suo “personaggio”, si traferisce a Londra; due inquadrature in Camden Town, tre su Punk’s Not Dead e la prima tappa in un negozio di dischi… (lo facciamo tutti Rose). Già sappiamo ma ascoltiamo con pazienza il suo discorso sulle sottoculture, sulle contraddizioni, sulla diversità che la città della Regina conserva. I suoi concorrenti sono avvolti nel “gotico”, eppure, chi ha la residenza originaria a Pozzuoli, chi vive a Londra dall’età di 11 anni. Non si specificano le ragioni dell’emigrazione, nessun riferimento al Bel Paese e al tempo trascorso; permane una perfetta inflessione romanesca.
Terzo step del primo episodio: Geolier ci riporta con i piedi per terra a voler specificare che chi nasce a Secondigliano tanto lontano non spera di andare. Si muove tracciando, inseguito da una camera che riprende, i perimetri di rocche, paesi abbandonati, di speranze che si lanciano tra lo Jonio e il Tirreno; Geolier preferisce il ragù al sushi e, guarda caso, i concorrenti, giovani anche loro, sembra abbiano vissuto già diverse vite. Una novità a metà se dimentichiamo di Turi e Tormento! Ma ci dimentichiamo.
Nel rap: trash, pop culture, nazionalismi televisivi e giudizi sospesi

L’esercizio stilistico è quello dell’autocritica tra rabbia ed emotività; un dualismo che ricerca quel bianco e nero che ha creato un collettivo, a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000, in cui l’esigenza reale era quella di sbugiardare un apparente status sociale. Se l’idea di questo programma, in teoria potrebbe essere pedagogica, rimane però utopica, fine a se stessa; manca di obiettivi, si smaterializza non rispondendo a esigenze di mercato che ormai sono oltre seppur nostalgiche dei pionieri in via d’estinzione.
Anche il rapper è figlio di C’è Posta Per Te e del vittimismo televisivo: fratelli piccoli abbandonati dal padre arrestato per spaccio, genitori scomparsi precocemente, cattive strade, congiure, ingiurie, bordelli, papponi e miserie. I giudici “osannano” ma hanno già pronte le loro collaborazioni: Nuova Scena risulta essere l’ennesima vetrina più per loro che per gli altri…
Nuova Scena 2: valutazione e conclusione
Cosa sorprende di Nuova Scena 1 e 2 è la resa di un linguaggio, una ricapitolazione di un senso esplicito all’origine! Ma tutto scompare riducendosi a un game famelico: promossi o bocciati, tutto sul filo del giudizio che non giudica le storie che servono solo ad accendere la curiosità dello spettatore. Vengono invocati mostri, domini mentali, pretese estetiche, sintetizzatori, Auto-Tune e videoclip: il programma è il suo stesso equipaggio. Equipaggio che farebbe gola anche ai meno golosi, che si mette, occasionalmente, al servizio di ragazzi che vengono, quasi, dal nulla, offrendo loro il producer disco platino, il filmmaker, il montatore, il sound designer, lo stylist, i featuring (quest’anno a sostituire Madame, Noyz Narcos, Guè e Marracash interpellati Kid Yugi, Ernia, VillaBanks e Gemitaiz): una bella carrozza dorata che a mezzanotte diventerà una zucca trainata da topi. ‘Per fare l’albero ci vuole il seme’ esordisce qualcuno… e forse sarebbe corretto ripercorrere quella filastrocca.
Cosa sarà il proseguo di questa seconda stagione non spetta a noi dirlo: piuttosto entriamo nei dettagli di questa macchina che Netflix adotta da due anni. La scrittura è a più mani: Dino Clemente, Matteo Leonardon, Paola Papa, Sonia Soldera, Chiara Guerra, Marina Pagliari, Vincenzo Majorana; affidata alla regia di Alessio Muzi, regista televisivo che riporta le dinamiche de L’Isola dei Famosi in un talent, sotto falsa testata, che offre un’opportunità a chi si spaccia per sovversivo in cerca di guai discografici.
I primi 4 episodi disponibili dal 31 marzo 2025 su Netflix.