Nyad – Oltre l’oceano: recensione del film Netflix
La recensione del film di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin sull’impresa sportiva di Diana Nyad con Jodie Foster, Rhys Ifans e Annette Bening nel cast. Dal 3 novembre 2023 su Netflix.
Ci sono date ed eventi impossibili da dimenticare, passati alla storia per avere visto l’essere umano compiere imprese straordinarie che lo hanno spinto oltre i propri limiti quel tanto da scrivere pagine indelebili. Una di queste l’ha firmata Diana Nyad, la più grande nuotatrice di lunga distanza del mondo grazie ai suo successi in acque libere che, trent’anni dopo il ritiro per intraprendere una carriera come giornalista sportiva, il 2 settembre 2013, quando di anni ne aveva sessantaquattro e al quinto tentativo, è diventata la prima persona a nuotare per 170 chilometri in 53 ore dall’Avana a Key West senza l’ausilio di una gabbia per proteggersi dagli squali. E chi poteva rievocare sullo schermo quel capolavoro umano e sportivo se non i registi premio Oscar® Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, esperti di imprese estreme per aver diretto documentari come Free Solo e The Rescue. In Nyad – Oltre l’oceano, distribuito da Netflix dal 3 novembre 2023 dopo le proiezioni ai Festival di Toronto, Telluride e Londra, il duo ha raccontato con la complicità in fase di scrittura di Julia Cox tanto la vita vera della protagonista quanto i quattro anni che hanno fatto da cornice spazio-temporale alla traversata tra Cuba e la Florida, nota nel settore come “l’Everest del nuoto”.
Nyad – Oltre l’oceano è al contempo un biopic e uno sport-drama
Con il loro primo lungometraggio narrativo, la collaudata coppia di registi ha confezionato al contempo un biopic incentrato sulla straordinaria storia vera dell’atleta americana e uno sport-drama che ne ricostruisce l’ultima incredibile impresa agonistica, quella che una volta per tutte ha inciso a caratteri cubitali il suo nome nella storia. Il risultato è un film che prova a svilupparsi su entrambi i fronti in egual misura, ma finisce per dare il meglio di sé soprattutto nella seconda linea del racconto, ossia quella dell’avventura lunga quattro anni legata alla traversata, tra tentativi falliti e il raggiungimento dell’obiettivo. La scrittura infatti non riesce a creare il giusto equilibrio tra le due linee del racconto, con i continui flashback incastonati nella timeline che non bastano alla sceneggiatura per stare con due piedi nella stessa scarpa. Riavvolgere in maniera sistematica e a volte didascalica le lancette per ricavare spazi dedicati ai momenti significativi dell’esistenza della Nyad non rendono giustizia alla componente più intima e personale della storia. Raccontare con il contagocce un passato segnato dall’abbandono paterno e dagli abusi sessuali da lei subiti da parte del suo coach in adolescenza ha significato liquidarli in maniera superficiale. Visto il peso e le motivazioni che tali episodi hanno rivestito nella vita della protagonista, forse un maggiore approfondimento avrebbe garantito un equilibrio superiore rispetto a quello ottenuto.
Un film che sfrutta tutti gli stilemi e i punti di forza dello sport-drama per fare breccia nei cuori e nelle menti degli spettatori di turno
Ecco allora che il suo profilo migliore Nyad – Oltre l’oceano lo offre nella narrazione e nella cronaca dell’impresa, con la pellicola che sfrutta tutti gli stilemi e i punti di forza dello sport-drama per fare breccia nei cuori e nelle menti degli spettatori di turno. Del resto le emozioni che scaturiscono da gesta come quelle portate a termine dalla Nyad sono da sempre una carta vincente del filone, con la testimonianza della tenacia, dell’amicizia e del trionfo dello spirito umano che fanno da ulteriore propellente in termini di coinvolgimento. Da questo punto di vista il risultato coglie nel segno anche grazie alla capacità dei registi di fare leva sui suddetti elementi, dando forma e sostanza audiovisiva ed emozionale a un’opera che in tal senso non si risparmia quando mostra la protagonista e la sua agguerrita crew sfidare controcorrenti e vortici insidiosi in mare aperto, condizioni meteorologiche avverse e proibitive con tanto di tempeste, freddo e rischio di ipotermia, oltre a creature acquatiche di ogni sorta tra cui 47 specie diverse di squali o la temuta e letale cubomedusa.
Ricostruzioni di fiction e materiali d’archivio interagiscono e comunicano alla perfezione
Il fattore estremo e come la figura di turno l’ha affrontato e superato di volta in volta sono stati anche stavolta l’ingrediente fondamentale della ricetta, con quest’ultima arricchita dal ricorso a immagini audio e video di repertorio incastonati nelle riprese di ricostruzione di fiction che interagiscono e comunicano alla perfezione. I trascorsi da documentaristi degli autori hanno dato un contributo significativo in tal senso, alla pari delle performance attoriali di interpreti del calibro di Jodie Foster, Rhys Ifans e Annette Bening, con quest’ultima che nei panni della protagonista si candida di diritto a una quinta candidatura alla prossima notte degli Oscar®. Staremo a vedere.
Nyad – Oltre l’oceano: valutazione e conclusione
Con un mix non perfettamente in equilibrio tra biopic e sport-drama, i registi premio Oscar® Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin ricostruiscono la storia vera e la cronaca della straordinaria traversata da Cuba alla Florida dell’allora sessantaquattrenne nuotatrice sulle lunghe distanze Diana Nyad. Il risultato è un film che fa efficacemente leva sugli stilemi, le tematiche e le emozioni che i filoni chiamati in causa sono soliti offrire, regalando allo spettatore di turno due ore circa di coinvolgimento. La pellicola può contare oltre alla regia del duo americano anche sulle perfette integrazioni d’archivio e sulle efficacissime interpretazioni di Jodie Foster, Rhys Ifans e Annette Bening.