Ogni cosa è segreta: recensione del film con Elizabeth Banks e Dakota Fanning
La recensione di Ogni cosa è segreta, film di Amy Berg con Diane Lane, Elizabeth Banks e Dakota Fanning, tratto dal romanzo Every Secret Thing.
Ogni cosa è segreta è un film diretto da Amy Berg, con Diane Lane, Elizabeth Banks e Dakota Fanning, tratto dal romanzo di Laura Lippman Every Secret Thing. Primo film prodotto dall’attrice Frances McDormand, Ogni cosa è segreta è una pellicola che racconta la storia due ragazze, Ronnie Fuller (Dakota Fanning) e Alice Manning (Danielle Macdonald) che, quando avevano dieci anni, sono state condannate per il sequestro e l’omicidio di una neonata.
Dopo alcuni anni, raggiunta la maggiore età, le due ragazze escono dal centro di detenzione minorile, tentando in tutti i modi di riprendere in mano le proprie vite. Alice è una ragazza pingue, molto ostile e critica verso il suo aspetto fisico, a cui piace camminare per le vie della città, scrutando le vite degli altri, mentre Ronnie è una ragazza molto schiva che lavora in un supermercato. Neanche due settimane dopo che Alice e Ronnie vengono rilasciate, una bambina di tre anni scompare misteriosamente in un negozio di mobili e le due ragazze, inevitabilmente, verranno accusate della sua sparizione.
Ogni cosa è segreta: Diane Lane, Elizabeth Banks e Dakota Fanning nel thriller di Amy Berg
Ogni cosa è segreta è un thriller coinvolgente e dinamico, apparentemente un film sulla manipolazione, sulla colpa e sulla vergogna, un racconto che circonda le fratture interiori e ne mostra gli effetti devastanti, che possono manifestarsi anche dopo decenni di incubazione. Le domande che generalmente nascono spontanee dopo la visione di un film così disturbante sono, in primis, come mai una (o più) bambina, a tutti gli effetti normale, arriverebbe a commettere una cosa così orrenda e in seguito, nel caso, a quali risvolti e mutamenti psicologici?
Ogni cosa è segreta tenta di rispondere a questi quesiti senza però mai approfondire nulla. Ciò che il film dipinge è un quadro di emarginati, una tela puntellata da soggetti soli, respinti in qualche modo dalla società: due bambine, fin da piccole, sgradite e isolate sia a scuola che fuori. Oltre questo velo di solitudini, il film non coglie l’essenza reale dei suoi personaggi, ancorandosi ad una narrazione che precipita nel passato e poi balza in avanti per suggerire, in qualche modo, le verità che sorreggono gli eventi.
Ogni personaggio è un meccanismo del thriller, che però non basta a rendere il film integro sotto ogni aspetto, perché uno degli ingredienti drammatici che manca è la concitazione, o meglio un vero senso di urgenza. Incredibilmente, gli elementi che avrebbero potuto dare quell’impeto in più alla narrazione non sono per nulla assenti anzi, non bisogna andare lontano per trovarli. La cosa più interessante e meno approfondita della trama è il rapporto tra le due ragazze e i loro genitori. Alice è sistematicamente protetta da sua madre, interpretata da Diane Lane, che però si rivelerà essere una donna prepotente e cinica, che non perde occasione di rimproverare e mortificare la figlia della sua poca forma fisica e della sua perversione nell’osservare le persone senza un motivo.
Ogni cosa è segreta dipinge un quadro di solitudine e manipolazione
C’è qualcosa di non detto in questo dualismo tra madri e figlie, una quiete apparente che frammenta la fluidità della storia. Osserviamo da un lato Alice vivere una doppia vita, con una totale mancanza di autostima e una buona dose di rabbia e invidia a sostenerla, dall’altro vediamo Ronnie vivere a testa bassa e in silenzio; ma qual è il vero collegamento tra le due ragazze? Quanto il fattore genitoriale e le manipolazioni materne hanno contribuito nel generare mostri? Inesorabilmente il racconto perde la sua direzione, in seguito alla mancanza di un punto di vista centrale.
Ogni cosa è segreta è un film che getta lo sguardo sul livore, sul rancore che abita una persona e come esso riesca, col tempo, a maturare e a danneggiare chi lo prova. Il film gioca con molte idee e molti pregiudizi, a partire dal genere, dall’estrazione sociale, fino ad arrivare al razzismo e ai problemi con il proprio corpo. Questi elementi rischiano di guidare il film in un terreno drammatico ma singolare, una strada che però non viene mai intrapresa. Nonostante le buone performance di Dakota Fanning e Danielle Macdonald, l’esito finale orbita attorno a dei personaggi senza una reale temperatura emotiva e ad un’estetica mai appagante, un thriller che, in ultima analisi, dilapida gli ingredienti più allettanti.