Cannes 2017 – Okja: recensione del film Netflix di Bong Joon Ho
Può la qualità mettere a tacere le polemiche? Forse no, ma Okja, capitanato da un cast in stato di grazia, è un film sicuramente all'altezza di competere per la Palma D'Oro.
Dopo le tante ed insolute polemiche riguardo all’opportunità di portare un film originale Netflix – e quindi non destinato alla distribuzione cinematografica (tranne che nel Pese d’origine) – in concorso a Cannes 2017, è finalmente arrivato il giorno della proiezione stampa di Okja, il film per la regia del coreano Bon Joon Ho (Snowpiercer) con protagonista un cast eccezionale, formato tra gli altri da Tilda Swinton, Jake Gillenhaal, Paul Dano e Giancarlo Esposito, quattro fuoriclasse al servizio di una sceneggiatura vincente, dotata di un perfetto equilibrio tra ritmo, umorismo e contenuti profondi.
Okja racconta la singolare storia di una multinazionale capitanata dalla cinica ed eccentrica Lucy Mirando (Tilda Swinton) che – dopo aver creato in laboratorio una razza di maiale particolarmente adatta al mercato – decide di renderla più attraente per i consumatori, usualmente diffidenti verso i prodotti OGM, distribuendo 10 maialini speciali a 26 allevatori sparsi per tutto il mondo, affinché li allevino amorevolmente per 10 anni, conferendo così un’impronta più naturale e salutare alla nuova specie animale, per poi macellarla e venderla in larga scala.
Uno dei 26 maialini finisce in una fattoria situata su un altipiano coreano, diventando il migliore amico di Mija (Ahn Seo-hyun), una ragazzina orfana di entrambi i genitori, cresciuta dal nonno e con la sola compagnia della sua Okja, una scrofa molto intelligente, in grado di avvertire e prevenire il pericolo ed esplicitamente molto affezionata alla sua padrona. Allo scadere del periodo di 10 anni, il team che lavora per la signora Mirando viene a ritirare il maiale, accorgendosi che Okja è il più bell’esemplare tra i 26 assegnati e decidendo di farlo partecipare a New York ad una cerimonia in onore del miglior animale. Ma Mija non ha nessuna intenzione di separarsi dalla sua amata amica e farà di tutto per non farsela portare via.
Okja: un tema sensibile, reso ancor più pregnante da una costruzione narrativa dall’umorismo esilarante
Col buffo pretesto narrativo della storia di un maiale, Okja vuole mettere in scena il divario tra oriente e occidente, enfatizzando l’affannata corsa americana, priva di scrupoli, verso la conquista della ricchezza e del successo personale. Al fine di contrastare tale sistema, Bon Joon Ho fa scendere in campo un gruppo di scapestrati animalisti pacifisti, capitanati da Jay (Paul Dano), determinati ad impedire lo sfruttamento delle creature viventi e pronti a tutto per portare la propria missione al successo.
Così, fra rocambolesche avventure, ironia pungente e piacevoli esagerazioni, tipiche di un certo cinema asiatico, Okja svela la sua vera natura di opera che – pur strappando sonore risate – spinge ad una riflessione profonda sugli effetti del consumismo e la condizione degli animali negli allevamenti intensivi, veri e propri mattatoi in cui non esiste nessun rispetto e forma di tutela per le creature destinate all’alimentazione.
Una tematica necessaria da affrontare ma difficile da rendere sul grande schermo senza risultare predicatoria, obiettivo che il regista riesce invece a centrare in pieno, dando vita ad una pellicola che lascia che i suoi significati più profondi si insinuino nello spettatore senza sacrificarne il divertimento.
Okja si rivela così un film pienamente riuscito che – se non conquisterà nessun premio qui a Cannes – sarà perlomeno pioniere nel dimostrare come un film destinato al pubblico televisivo e multimediale possa essere di ottima fattura.
Nel cast di Okja anche Steven Yeun, Kelly Macdonald, Lily Collins, Devon Bostick, Shirley Henderson e Daniel Henshall; la pellicola sarà disponibile sulla piattaforma di streaming on-demand Netflix a partire dal prossimo 28 giugno.