Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz: recensione
Oltre la nebbia - Il Mistero di Rainer Merz, di Giuseppe Varlotta, sarà al cinema dal 4 ottobre con PFA Films.
Dettaglio su dettaglio, enigma dopo enigma, Giuseppe Varlotta costruisce Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz, un prodotto ambizioso che, ricco di riferimenti al passato cinematografico, tenta di apparire come una ventata d’aria fresca nell’apparentemente infertile scenario italiano.
Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz:
un microcosmo fatto di incubi, visioni e confusione
Ex fabbrica del cioccolato Cima Norma di Blenio-Torre, Svizzera. Una settimana prima di Pasqua. Gli ultimi giorni delle riprese di un lungometraggio incentrato sull’affascinante figura dell’imperatore Federico II vengono sconvolti da una mancanza: quella dell’attore Rainer Merz (Cisimo Cinieri). Incaricato da Rosa Carlini (Corinne Cléry), compagna di quest’ultimo – nonché costumista del film –, l’investigatore Giovanni Andreasi (Pippo Delbono) viene catapultato in uno scenario bizzarro ed inquietante, dominato dalle tenebre dell’esoterismo e dall’incertezza del sogno.
Uomini sconosciuti che ossessionano le proprie notti; riti pagani e significati misteriosi; suicidi e scomparse improvvise; sogni che si ricorrono, incerti, uno dopo l’altro. Prodotto da Kabiria Films e distribuito da PFA Films srl, Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz si presenta come giallo fortemente contaminato dal thriller – e dal gusto per l’horror – dalla struttura ingarbugliata e complessa, come quella dei sogni da cui attinge.
Citando come maggiori fonti di ispirazione Shining di Stanley Kubrick – i cui richiami all’interno del film risultano, tuttavia deboli, riconducibili prettamente a minime suggestioni visive – e le atmosfere da incubo di Roman Polański, Giuseppe Varlotta tenta di immergere lo spettatore in un microcosmo oscuro, dove la razionalità perde il suo ruolo di guida. Le visioni si succedono; la soggettività diventa l’unica governatrice; la sensatezza del vissuto è da rintracciare nella logica illogica del sogno.
Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz:
una potenzialità che si trasforma in difetto
Prodotto fortemente – e, forse superficialmente – derivativo, Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz, intraprende un processo narrativo focalizzato sul recupero della tradizione del passato del cinema di genere, riprendendo le atmosfere di Mario Bava e le suggestioni di Dario Argento.
Sceneggiato a sei mani da Paolo Gonella, Giovanni Casella Piazza e dal regista stesso, Oltre la nebbia – Il Mistero di Rainer Merz è un film dall’enorme potenzialità. Una potenzialità che non vengono sfruttate a dovere a causa della complessità dell’intreccio che, esageratamente vorticoso, si aggroviglia su se stesso, perdendosi.
L’eccessiva accumulazione di dettagli e di richiami esoterici assume, agli occhi del pubblico, la sembianza di una decorazione barocca che tende a deviare e disperdere l’attenzione dello spettatore. Il film è, inoltre, definito da una performance degli attori – protagonisti e non – macchinosa che risulta essere apatica; forse è proprio questo il difetto che porta il lungometraggio di Varlotta, un film debole.