Roma FF18 – One day all this will be yours: recensione del film di Andreas Öhman

Cinema scandinavo, Bruce Springsteen e Lawrence Kasdan. Il nuovo film da regista dell'autore di Simple Simon scava a fondo nel dolore e nella tenerezza di una famiglia e di una protagonista profondamente irrisolte, attraverso il racconto di un ritorno alla provincia e ai luoghi dell'anima che tra malinconia, inadeguatezza e desiderio di riscatto fa breccia nel cuore dello spettatore. Progressive Cinema

Presentato nella sezione Progressive Cinema della 18a edizione della Festa del Cinema di Roma, One Day All This Will Be Yours di Andreas Öhman è il film del quale non sapevate d’aver bisogno.

È raro ma a volte accade di imbattersi in dei film capaci di parlare con noi intimamente, tali da intervenire nel corso di complessi o comunque particolari momenti delle nostre vite, legati ad elaborazioni emotive o accettazione e superamento di determinati sentimenti o stati d’animo, apparendo come vere e proprie coincidenze.
Come ben sappiamo però, il cinema non è affatto una coincidenza, piuttosto un’arte che di tanto in tanto si assume il compito di divenire strumento terapeutico, raccontandoci di destini a noi estranei e riuscendo in qualche modo a renderli assolutamente personali, permettendoci di elaborare esperienze filmiche dalla sorprendente carica introspettiva che tutto stravolge e muta, a partire dalla nostra emotività.

One Day All This Will Be Yours di Andreas Öhman, pur non essendo in alcun modo uno di quei film imponenti da grande major, con un notevole budget alle spalle ed un cast stellare sul quale contare, rientra a pieno titolo, tra quei piccoli ma grandi film capaci di restare impressi nella memoria, divenendo dei veri e propri luoghi mentali di comfort ai quali tornare nei momenti del bisogno.

Ancora una volta il ritorno alle origini, alla famiglia e a quella provincia considerata limitante negli anni dell’adolescenza e più in generale della gioventù, e divenuta invece riparo e terra di conforto e del perdono nella maturità.

Andreas Öhman rilegge il cinema scandinavo attraverso Springsteen

One day all this will be yours - Cinematographe.it

Dopo l’ottimo Simple Simon, e il ben più dimenticabile Eternal Summer, Andreas Öhman scava a fondo nel proprio dolore e in quello di una grande famiglia dai trascorsi non proprio allegri, dando vita ad un film che più che guardare al cinema scandinavo cui appartiene, pur mantenendone elementi inevitabilmente e rigorosamente tradizionali, sembra rifarsi al modello americano e più nello specifico, alle ballate dolenti sulla perdizione e il riscatto di Bruce Springsteen.

Tre figli, ciascuno con la propria vita e due anziani genitori, che vorrebbero chiudere la faccenda del testamento prima che sia troppo tardi, stabilendo una volta per tutte a quale dei tre spetti la gestione dell’azienda famigliare e così di un’importante foresta, al cui centro c’è una vecchia casa sull’albero, simbolo di un passato da non dimenticare, piuttosto da custodire e amare fino alla fine dei giorni.

Dei tre, la protagonista per eccellenza di questo film incredibilmente poetico, sincero e struggente, è Lisa (che brava Karin Franz Körlof), una fumettista trentenne dallo humor spinto e piuttosto caustico, che pur consapevole d’essere profondamente irrisolta, condizione che non le permette di mantenere alcuna stabilità sentimentale e professionale, non esita a commettere numerosissimi altri errori, riportando al presente, traumi e fantasmi di un passato dormiente e silenziosamente rimosso, tanto dalla sua famiglia, quanto dall’intera comunità, animando il caos e il crollo.

One Day All This Will Be Yours, che tra la commedia familiare e il dramma intimistico affronta questioni piuttosto complesse come la depressione, l’elaborazione del lutto e il peso travolgente dei sensi di colpa, colloca la sua narrazione dolente in una Svezia rurale, dolce, pacificatoria e culla di un idillio che sottilissime crepe, se sfiorate, possono far crollare in mille pezzi.

Gli stessi che devastano l’equilibrio emotivo di Lisa che richiamata da quella famiglia, un po’ dimenticata e un po’ confinata agli estremi di un’esistenza caotica e per nulla soddisfacente, fa ritorno a quei luoghi che non sono soltanto casa, diner, foreste, supermercati e fabbriche, piuttosto punti di partenza per riflettere sul significato profondo del perdono e del desiderio di riscatto, che è sociale e morale al tempo stesso e che ancora una volta si lega a tutta una tradizione profondamente Springsteeniana di individui soli, devastati dalla vita e dal dolore, che attraverso l’amore, il ritorno alle origini e la rincorsa del riscatto, possono in qualche modo tornare a vivere . Una tradizione che passa per brani come Highway Patrolman, My Hometown, The Promise, fino a The Wrestler e Growin’ Up.

One Day All This Will Be Yours: valutazione e conclusione

Emotivamente lacerante e colmo di un umorismo al tempo stesso nerissimo ed esilarante, One Day All This Will Be Yours di Andreas Öhman è uno di quei rari film capaci di introdursi silenziosamente tra le pieghe della nostra memoria e del nostro cuore, restando lì, consapevole del peso simbolico rappresentato dalla sua narrazione e così dalle prove interpretative, a partire dalla meravigliosa Karin Franz Körlof nel ruolo della cartoonist sessuomane, Lisa. che in una coralità degna del miglior Kasdan, ci permettono di godere appieno di un’esperienza filmica davvero memorabile.

In attesa di una distribuzione italiana, non possiamo far altro che considerare One Day All This Will Be Yours, una piccola perla dalla sorprendente sensibilità autoriale. È sempre più raro rintracciarne nel panorama cinematografico internazionale e quando accade…

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.6