One Fast Move: recensione del film Prime Video
La recensione dello sport-drama ambientato nel mondo delle corse motociclistiche scritto e diretto da Kelly Blatz. Disponibile dall’8 agosto 2024 su Prime Video.
Sugli schermi di Prime Video torna a farsi sentire l’inconfondibile rombo dei motori, per la precisione quello prodotto dalle due ruote sulle quali sfrecciano a tutto gas i protagonisti di One Fast Move, lo sport-drama motociclistico rilasciato sulla piattaforma l’8 agosto 2024 per la regia di Kelly Blatz, qui alla sua opera seconda dopo Senior Love Triangle. Come nella pellicola del 2019, pur attingendo a stilemi e archetipi appartenenti a un genere diverso quale il film sportivo, il protagonista è un militare in congedo. Se nel precedente la vicenda ruotava intorno alle vicissitudini di un veterano della Seconda Guerra Mondiale, nel nuovo film del cineasta californiano la fascia d’età si abbassa in maniera significativa portandoci al seguito di un giovane di nome Wes (K.J. Apa) espulso dall’esercito e rilasciato dalla prigione militare che insegue il suo sogno di gareggiare in moto Supersport e per farlo chiede aiuto al padre Dean (Eric Dane) che lo aveva abbandonato quando era piccolo e che gestisce una scuderia. Con il suo aiuto Wes tornerà in sella per concorrere da outsider al titolo di categoria e nel frattempo incontrerà l’amore e proverà a ricucire il rapporto con il padre.
One Fast Move è un’opera dichiaratamente di genere, ma che all’azione sceglie di affiancare una narrazione non meramente accessoria e fine a se stessa
Insomma a giudicare dalla trama, One Fast Move è uno di quei film capaci di mescolare nel proprio DNA l’adrenalina delle corse motociclistiche con la profondità emotiva delle relazioni familiari e sentimentali. Si tratta di un’opera dichiaratamente di genere, ma che all’azione sceglie di affiancare una narrazione non meramente accessoria e fine a se stessa che attraverso una scrittura stratificata prova a prestare attenzione tanto al disegno e alla caratterizzazione dei personaggi quanto allo sviluppo delle rispettive one-lines e allo sviluppo di tematiche universali e dal peso specifico rilevante. Nella sua nuova fatica dietro la macchina da presa, Blatz affronta tematiche come la ricerca della propria identità, l’auto-accettazione, la complessità delle relazioni umane, il potere del perdono e l’amore, dando al racconto una complessità e una consistenza difficili da trovare in progetti simili. Se pensiamo a tutti quei precedenti il cui sfondo è il mondo delle corse motociclistiche, legali e clandestine, raramente si è cercato di unire alle esigenze di un prodotto di genere un simile ingente carico di argomentazioni, con queste che alimentano il triplice percorso drammaturgico del film che oltre a quello sportivo propone allo spettatore dinamiche legate al riscatto dei singoli e alla riconciliazione di un figlio con il proprio padre.
Un film in cui la macchina da presa si esprime al meglio quando è impegnata nelle scene motociclistiche
Ecco allora che One Fast Move va differenziandosi da operazioni analoghe come Torque, UFO, Centauro o Burn Out, proprio per la presenza nel tessuto drammaturgico di questi substrati tematici attraverso il quale l’autore cerca di aumentare il livello di coinvolgimento e alzare il coefficiente emozionale. La mission dunque è chiara, ossia il tentare di consegnare allo spettatore un’opera che oltre ad intrattenere potesse anche lasciare qualcosa di concreto sul quale riflettere e nel quale immedesimarsi. In una vasta gamma di tematiche come quella proposta da Blatz diventa difficile non riuscire a scovare appigli o punti di contatto. Di contro tutta la carne messa al fuoco dal regista statunitense non produce quanto pianificato in fase di scrittura. Il racconto disperde via via le proprie energie a causa di un sovraffollamento di situazioni e dinamiche. Il ché apre un molteplicità di strade al racconto, gran parte delle quali vengono sviluppate e percorse dai personaggi in maniera frettolosa o peggio ancora lasciate a metà. Viene da sé che il film, come prevedibile, funzioni a fase alterne e soprattutto quando i protagonisti sfrecciano sulle strade o nei circuiti. La macchina da presa finisce quindi con l’esprimersi al meglio quando è impegnata nelle scene motociclistiche (vedi la gara finale) e un po’ meno quando i personaggi scendono dalla sella.
One Fast Move: valutazione e conclusione
One Fast Move è un film che unisce l’adrenalina delle corse motociclistiche con la profondità emotiva delle relazioni familiari, ma che a causa del sovraffollamento delle tantissime tematiche chiamate in causa e affrontate con troppa superficialità perde spessore e forza strada facendo. La presenza di numerosi substrati all’interno di un’opera dichiaratamente di genere, che attinge a piene mani dagli stilemi e dal modus operandi dello sport-drama, differenzia la pellicola del cineasta californiano da altre operazioni analoghe interamente focalizzate sulla componente sportiva. Il fatto che l’autore non abbia voluto solo intrattenere lo spettatore ma anche coinvolgerlo in una storia che parla di perdono, accettazione, riscatto e rapporto padre-figlio, gli va riconosciuto, indipendentemente dal risultato. Un risultato che però offre il suo meglio nelle scene sulle due ruote quando i protagonisti sono in sella piuttosto che con i piedi per terra.
Leggi anche – One Fast Move: trama, cast e personaggi del film Prime Video