TFF34 – Operation Avalanche: recensione del film sulla teoria del complotto lunare
Operation Avalanche è un film del 2016 scritto, diretto e interpretato da Matt Johnson. La pellicola è girata in stile mockumentary e basata sulla celebre teoria del complotto lunare, secondo la quale la missione Apollo 11 del 1969, che portò i primi esseri umani sulla Luna, fu in realtà una messinscena girata in studio per garantire agli Stati Uniti la supremazia sull’Unione Sovietica nella corsa allo spazio.
Dopo essere stato presentato al Sundance Film Festival, Operation Avalanche è stato inserito nella sezione After Hours del Torino Film Festival 34.
Ci troviamo nel 1967, all’apice di quella corsa spaziale fondamentale nell’economia della Guerra Fredda. Sospettando di una talpa sovietica intenta a sabotare il progetto Apollo per lo sbarco sulla Luna, la CIA spedisce gli agenti Matt Johnson e Owen Williams a investigare sulla vicenda, fornendogli la copertura di un presunto documentario sull’allunaggio che i due devono realizzare.
Matt e Owen scoprono ben presto che la realtà è molto più complessa di quanto immaginassero: difficilmente gli Stati Uniti avranno a disposizione la tecnologia per mettere piede sulla Luna prima di qualche anno. I due propongono così ai superiori un folle quanto geniale piano, ovvero ispirarsi alle tecniche già utilizzate dal geniale cineasta Stanley Kubrick nel suo capolavoro 2001: Odissea nello spazio per inscenare lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, spacciandolo per vero e mandandolo in onda in diretta mondiale. Le cose per i due agenti prenderanno però ben presto una piega inaspettata e pericolosa.
Operation Avalanche: un acuto esperimento di cinema nel cinema
Dopo l’ottimo esordio con The Dirties, il promettente cineasta canadese Matt Johnson dirige e interpreta un altro acuto esperimento di cinema nel cinema, rifacendosi a una leggenda metropolitana complottista che da anni dà luogo a numerosi dibattiti. La famosa teoria del complotto lunare, già fulcro del sottovalutato Capricorn One di Peter Hyams e citata persino nel rigorosissimo Interstellar di Christopher Nolan, non viene infatti sfruttata come mero spunto per una polemica artificiosa e posticcia, ma come espediente narrativo per una pellicola brillante e sorprendente, sicuramente fra le migliori viste al Torino Film Festival 34.
L’escamotage del mockumentary concede a Matt Johnson grande libertà narrativa, che il regista sfrutta abilmente per spaziare in più generi, dalla commedia al dramma, dalla fantascienza allo spionaggio, cambiando continuamente toni e registri espositivi, ma mantenendo costantemente un impressionante livello nella ricostruzione di interni, costumi e fotografia dell’epoca.
Quella che inizialmente appare come una commedia brillante con un retrogusto da spy story spaziale diventa con il passare dei minuti una storia sempre più cupa e inquietante, che ben rappresenta tutti i loschi sistemi utilizzati dal potere per mettere a tacere avversari e personaggi scomodi. I sorrisi iniziali per la goffaggine dei protagonisti e per l’ingenuità di alcuni passaggi si fanno così sempre più stretti, sia per la torbida situazione in cui finiscono i protagonisti, enfatizzata dalla telecamera che ne immortala continuamente le azioni, sia per il realismo con cui viene messa in scena la fantascientifica ipotesi del complotto lunare.
Ciò che affascina maggiormente in Operation Avalanche è però lo smodato amore per il cinema che accompagna ogni sequenza della pellicola.
Non ci riferiamo soltanto ai continui riferimenti a capolavori della cinematografia mondiale sotto forma di poster o di scene citate dai personaggi principali, ma soprattutto all’importanza che questi punti di riferimento culturali hanno per le decisioni e le azioni dei protagonisti, come avveniva anche nel già citato The Dirties.
Per un cinefilo vero, è impossibile non emozionarsi davanti a una scena in cui viene ricostruito il set di una sequenza chiave di 2001: Odissea nello spazio, utilizzato poi come fonte ispirazione per girare il finto allunaggio. Si rimane così estasiati nel vedere il cinema che si specchia in se stesso e che si rigenera continuamente dalle proprie radici, chiudendo quindi più che volentieri un occhio su alcune imperfezioni nelle interpretazioni degli attori e nelle caratterizzazioni dei personaggi principali.
Partendo da uno spunto semplice e inflazionato come una celebre diceria mai confermata, Matt Johnson riesce con Operation Avalanche a imbastire un film fresco, originale e coinvolgente, che riesce al tempo stesso a fare sorridere, a inquietare e a fare riflettere sulle reciproche influenze fra il cinema e la realtà.
Una pellicola realizzata con pochi soldi ma con una tangibile conoscenza e passione della settima arte, a cui auguriamo di trovare una degna distribuzione che sappia valorizzarla.