Our Father: recensione del docufilm Netflix

Dalla Blumhouse di Jason Blum l’inquietante e scioccante documentario diretto da Lucie Jordan sulla storia di Donald Cline, il ginecologo che inseminava le pazienti con il suo sperma a loro insaputa. Dall’11 maggio 2022 su Netflix.

Qualcuno di voi ricorderà sicuramente Delivery Man, il remake a stelle e strisce della commedia canadese dal titolo Starbuck diretta dallo stesso Ken Scott, in cui Vince Vaughn ereditava dal collega Patrick Huard il ruolo di un donatore di sperma che vent’anni dopo scopre di essere il padre biologico di 533 figli quando 142 di loro intentano una querela per poter sapere la sua identità. Sembra incredibile, ma la vicenda in questione non era il frutto dell’immaginazione dello sceneggiatore di turno, ma una storia vera accaduta a un cittadino statunitense di nome Kirk Maxey, che tra il 1980 ed il 1994 era stato un fornitore abituale di sperma ma non si era mai informato sulle conseguenze della sua donazione, per poi scoprire di avere un numero imprecisato di figli che oscillava intorno ai 400. Fortuna per lui la questione non ha avuto strascichi giudiziari, poiché non ritenuto responsabile di quanto successo in passato, ma ha avuto un lieto fine con l’uomo che ha potuto conoscere e frequentare moltissimi di loro. Al contrario, non si può dire la stessa cosa del protagonista di Our Father, il documentario prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum per Netflix, che lo ha rilasciato sulla propria piattaforma l’11 maggio 2022.

Dietro la sconvolgente storia al centro di Our Father si nasconde una verità inconfessabile

Il docufilm racconta l’incredibile storia di Donald Cline, il ginecologo dello Stato americano dell’Indiana, ora in pensione, specializzato in fecondazione assistita. Il dottore era molto stimato nella comunità locale, motivo per cui tante donne tra gli anni Settanta e Ottanta si erano rivolte a lui per diventare madri attraverso l’inseminazione. Peccato, però, che il seme utilizzato non provenisse né dai loro mariti né da dei donatori anonimi, ma proprio dallo stesso dottore, che produceva campioni all’evenienza. Tra le numerose donne alle quali il ginecologo aveva regalato il “sogno” della maternità divenuto poi un incubo ad occhi aperti c’era anche la signora Ballard, madre di Jacoba. Quest’ultima dopo un test domestico del DNA fatto per caso scopre una realtà inaspettata e si trova addirittura dinanzi alla prospettiva di avere sette tra fratellastri e sorellastre. Un numero ben lontano dalla norma della terapia dell’infertilità maschile o femminile. Quando il gruppo decide di indagare sul proprio albero genealogico finisce per scoprire la scioccante realtà dei fatti, con il numero di vittime tenute all’oscuro di tutto che cresce giorno dopo giorno sino ad arrivare alle 94 unità. Ma non è finita, perché dietro si nasconde una verità ancora più sconvolgente che lasciamo alla visione di Our Father.

Our Father è un documentario portatore sano di inquietudine, angoscia e incredulità

La visione di questo true-crime firmato da Lucie Jordan non potrà lasciarvi indifferenti, poiché portatore sano di una dose massiccia di inquietudine, angoscia e incredulità nei confronti di una vicenda fortemente destabilizzante e scioccante. Sensazioni, queste, che restano attaccate alla retina e alla mente dello spettatore di turno anche dopo che i titoli di coda hanno finito di scorrere sullo schermo e si torna alla vita reale. La stessa che è stata messa a dura prova dalle violenze fisiche e psicologiche delle quali si è reso protagonista il dottor Cline a danni di una serie di vittime che hanno trovato il coraggio di portare avanti una battaglia legale e non solo contro un intoccabile, difeso nonostante tutto dal sistema, dalla comunità e dalla chiesa,  ma anche come avrete modo di vedere da un meccanismo malato che riporta alla mente un altro documentario sconvolgente difficile da digerire come Three Identical Strangers

Un nuovo capitolo dell’eterna lotta tra Davide e Golia

Quello che viene narrato dalla Jordan è un nuovo capitolo dell’eterna lotta tra Davide e Golia, dove il primo è rappresentato dalla prole biologica del “mostro”, guidata da colei che ha scoperchiato il vaso di Pandora, ossia Jacoba Ballard. Sono lei e le sue parole a trascinarci diritti agli inferi, laddove il carnefice inseminatore ha gettato la donna e il coro di voci che le fanno seguito in questa malata vicenda che purtroppo non è stata la sola di questo tipo. Basta, infatti, scorrere le pagine di cronaca nera per imbattersi nella figura di Quincy Fortier, uno dei pionieri dell’inseminazione artificiale nell’America dei primi anni Sessanta. Quando ormai era già in pensione, si è scoperto il suo lato oscuro: era lui stesso l’inseminatore. L’ha fatto per decenni, senza dirlo alle donne che vedevano in lui uno stimato professionista dei bambini in provetta. Su di lui è stato realizzato il documentario Baby God di Hannah Olson, che ha con Our Father moltissimi punti in comune e la medesima carica di malessere. Del resto, la Storia è solita ripetersi, così come gli orrori perpetrati dall’essere umano ai suoi simili.

Ciò che resta è una visione disturbante che avrebbe meritato un ulteriore approfondimento visto il peso specifico delle argomentazioni trattate

Ciò che resta è una visione disturbante che avrebbe meritato un ulteriore approfondimento visto il peso specifico delle argomentazioni sollevate e delle implicazioni a esse legate a doppia mandata. Questo per dire che probabilmente una miniserie documentaristica avrebbe dato più respiro alle suddette argomentazioni, dando all’autrice la possibilità di scavare ancora più in profondità nella vicenda. In tal senso, la materia prima sulla quale lavorare non mancava, a cominciare dalle riflessioni su come il corpo di una donna venga considerato e trattato nella società in cui viviamo, ma soprattutto sulle punizioni da dare a coloro che si macchiano del reato di stupro. La Jordan affronta il tema di petto, ma avrebbe potuto affondare ancora di più la lama. Lo ha fatto solo in parte e per farlo si è appoggiata alle testimonianze dure e crude delle vittime, accompagnate da ricostruzioni di fiction e materiali di repertorio che restituiscono il dramma vissuto dai singoli e da un gruppo di consanguinei che condivide lo stesso maledetto destino.      

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2

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