Overlord: recensione del film di Julius Avery
Divertente, ironico e autoironico, Overlord è, al netto di qualche difetto, un un piacevolissimo e ben fatto b-movie.
Il Nazi Zombie Movie è un sottogenere horror che dagli anni ’70 ad oggi ha fatto la fortuna di tanti aficionados del genere, di tanti registi esordienti e di un pubblico che anche grazie alla serie videoludica di Return to Castle Wolfestein del 2001, ha riscoperto il fascino dell’oscuro legame tra il nazismo e le oscure pratiche mistiche, che ancora oggi sono avvolte nel mistero. Nulla di misterioso invece sull’orrenda pratica da parte dei nazisti di utilizzare civili dei paesi occupati, ebrei o prigionieri di guerra per orrendi esperimenti.
Adesso, a partire dall’8 novembre 2018, è in uscita nelle sale italiane grazie a 20th Century Fox il film prodotto da J.J. Abrams e diretto da Julius Avery, che sicuramente esalterà chi è cresciuto con le avventure di William “B.J.” Blazkowicz: Overlord.
Il film non ha grandi star nel cast, ma conta ottimi caratteristi, tra i quali spicca l’attore danese Pilou Asbæk, interprete di uno dei personaggi più odiati nelle ultime serie del Trono di Spade, nonché Jovan Adepo, Wyatt Russell, John Magaro e Ian De Caesteker.
La sceneggiatura è curata da Billy Ray e Mark L. Smith, la fotografia da Laurie Rose e Fabian Wagner, mentre gli effetti speciali (tutt’altro da b-movie!) da Grant Amstrong.
Overlord: una trama che si stacca dai cliché
6 Giugno 1944, comincia l’operazione Overlord, l’invasione del continente europeo da parte dell’esercito alleato. Dal mare arrivano più di 100mila uomini su quasi 5000 navi, più di 12 mila aerei attaccano le fortificazioni tedesche e lanciano 4 divisioni aerotrasportate dietro le linee tedesche.
Ognuno di quei soldati ha una missione ben precisa ma un piccolo gruppo di uomini ne ha una più importante: distruggere un disturbatore radio che rischia di vanificare il sistema di comunicazione alleato. Il disturbatore è situato su una torre all’interno di un piccolo villaggio normanno, ma i soldati incaricati dell’attacco scoprono che nel villaggio sta avvenendo qualcosa di oscuro, di orrendo, qualcosa che forse potrebbe permettere ai nazisti di rovesciare le sorti della guerra…
In breve quel piccolo gruppo di uomini dovrà decidere se seguire alla lettera la missione o combattere il risultato degli orrendi esperimenti nazisti.
Overlord: un piacevolissimo e ben fatto b-movie
Overlord, al netto di alcuni errori abbastanza marchiani (gli afroamericani erano in reparti segregati e mai mischiati con i bianchi, i paracadutisti si lanciavano con sacchi da gamba e non tenendo in mano le armi), è un piacevolissimo e ben fatto b-movie, che strizza l’occhio ai vari Dead Snow, The Frozen Dead e Zombie Lake, tutti film dove il nazista, portatore di morte, era anche mostro, stregone in grado di risvegliare orrori inenarrabili, di sovvertire le leggi della natura come quelle degli uomini.
La fotografia e il montaggio danno un tocco squisitamente video-ludico all’insieme, mentre lo script, i personaggi e i dialoghi portano il tutto verso un pulp tanto gradevole quanto azzeccato, che strizza l’occhio al mondo dei comics di Miller o Justin Jordan.
Allo stesso tempo Overlord per tono e ritmo è un grande omaggio al cinema di Robert Rodriguez, per quanto ne diminuisca saggiamente machismo, elementi kitsch e gargantueschi, sposando una narrazione e un’atmosfera più classiche.
Overlord: tra zombie e ironia
Da diversi punti di vista Overlord compie il miracolo di avere una trama che si stacca dai cliché e dai “cavalli di battaglia” del nuovo cinema, evitando di addolcire l’elemento horror o di lasciarsi andare a momenti troppo zuccherosi o troppo retorici.
La paura, l’orrore, dominano incontrastati, il nemico è crudele, sadico, nazisti cattivi come ai bei tempi dei film di una volta, in più Asbæk si butta anima e corpo nel rendere il suo personaggio se non proprio nuovo (impossibile) perlomeno diverso, personificazione del fanatismo e della vanagloria funerea che realmente abitò in molti tra i membri di quell’armata delle tenebre.
Overlord riesce a rendere accattivanti i personaggi, credibili per quanto l’approfondimento lasci a desiderare, ma attingendo a piene anni al mondo militare descritto da Aldrich e Fuller, con personaggi chiari e facilmente comprensibili: l’afroamericano emarginato, il duro, il tiratore fanfarone, la bella indifesa (mica tanto), la recluta.
Divertente, ironico e autoironico, con ottime scene d’azione e zombie terrificanti e pure abbastanza originali, dark quanto basta, Overlord manca forse del coraggio di staccarsi dall’american happy end retorico e un po’ zuccheroso. Ma, nonostante l’incapacità di andare fino in fondo, di osare fino in fondo, ed un finale un po’ prevedibile, è un film divertente, fatto con fantasia, genuino e che speriamo abbia un seguito o un’influenza presso le major.