Paper Lives: recensione del film turco Netflix
Dalla Turchia un nuovo original movie Netflix firmato da Can Ulkay e interpretato dalla star Cagatay Ulusoy. Una favola contemporanea dai toni drammatici rilasciata sulla piattaforma a stelle e strisce dal 12 marzo.
Tra serie e film sono sempre molte le uscite che settimanalmente Netflix offre agli abbonati delle diverse latitudini. Tante e diverse per genere e qualità che il più delle volte si rischia di perderne più di una, anche quelle che meriterebbero una visione. È il caso di Paper Lives, nuova fatica dietro la macchina da presa di Can Ulkay, scritta da Ercan Mehmet Erdem e interpretata da Cagatay Ulusoy. Tre nomi, i loro, che al pubblico nostrano potrebbero suonare sconosciuti, ma che in Turchia hanno saputo costruirsi una solida reputazione e un discreto seguito. Tre nomi che, ciascuno nel rispettivo ambito, hanno e stanno contribuendo a dare credibilità a livello internazionale a una settore che sta trovando sempre più spazio nel catalogo del broadcaster a stelle e strisce. Quello del regista di Ayla – La figlia senza nome, infatti, è solo l’ultimo dei prodotti audiovisivi provenienti da quella terra ad approdare sulla piattaforma, con quest’ultima che ha iniziato oltre che a distribuire anche a scommettere produttivamente sul cinema e la serialità a cominciare da One-Way to Tomorrow, il primo original movie made in Turchia targato Netflix.
Paper Lives: una storia intensa e dolorosa, drammatica e al contempo toccante
Paper Lives è entrata a fare parte ufficialmente della famiglia allargata del broadcaster statunitense dal 12 marzo, data in cui la pellicola è stata rilasciata in streaming. Gli spettatori di turno si troveranno a fare i conti con una storia intensa e dolorosa, drammatica e al contempo toccante, quella di un uomo di nome Mehmet, il gestore della discarica di un vecchio quartiere povero di Istanbul che, nonostante una malattia debilitante, cerca come può di aiutare i bisognosi, in particolare quei bambini e adolescenti di strada con i quali condivide esperienze di vita analoghe. Un giorno il protagonista scopre un bambino di otto anni nascosto in un sacco dei rifiuti, del quale inizierà a prendersi cura e che aiuterà a ritrovare la madre.
Paper Lives è un film che accarezza e al contempo pugnala il cuore del fruitore
Tra le pieghe di una favola contemporanea dai risvolti drammatici che riporta la mente a La ricerca della felicità o La vita davanti a sé prende corpo un film che accarezza e al contempo pugnala il cuore del fruitore. Lo fa alternando sorrisi e lacrime che di volta in volta si fanno strada tra le labbra e le guance, in uno switch continuo tra registri che spalancano e chiudono le porte alla speranza di un lieto fine. Come molti plot che presentano caratteristiche simili e che si focalizzano su certi tempi, anche quello al centro di Paper Lives potrebbe apparire ricattatorio per il suo modo di sottolineare la sofferenza, il disagio, la malattia e la condizione di povertà in cui versano i personaggi. In parte è vero, ciononostante la scrittura è riuscita a non calcare eccessivamente la mano, allargando lo spettro drammaturgico del racconto a dinamiche più “leggere” dal tocco tenero (la giornata al mare e ai bagni pubblici, la scelta della torta) e persino mistery: da dove viene il piccolo Ali? Cosa lo lega in maniera così profonda e simbiotica a Mehmet?
Il pregio del film è quello di mantenere la temperatura emotiva costante
Ovviamente non saremo noi a darvi le risposte, ma sappiate che non sarà facilissimo intuire con largo anticipo quali esse siano. Dipende dal fiuto del fruitore nel sapere scorgere tra gli indizi le tracce di una verità che verrà definitivamente a galla solo in prossimità dell’epilogo. Merito di uno sceneggiatore che ha saputo centellinarli e disseminarli con attenzione lungo l’arco narrativo, quel tanto da permettere allo spettatore di lasciarsi coinvolgere e di svelarli gradualmente. Ma non bisogna dimenticare che Paper Lives non è un thriller, bensì un dramma per il quale conviene avere a portata di mano una scorta di kleenex, perché la lacrima è sempre pronta a sgorgare. Ci sono scene come il pestaggio di Mehmet o la crisi di Ali dopo la sniffata di colla al cospetto delle quali è difficile rimanere indifferenti. Il pregio del film è però quello di mantenere la temperatura emotiva costante. Il che spinge il pubblico ad affezionarsi sia ai personaggi che alla vicenda narrata. Peccato solo per lo spiegone finale che vuole a tutti i costi non lasciare nulla in sospeso, senza tenere conto del fatto che le immagini avevano già detto tutto quello che c’era da dire sul come, sul quando e soprattutto sul perché di un rapporto speciale.