Patria: recensione
Nessuno si aspettava che Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio potesse avere una trasposizione cinematografica così ben costruta dalla sapiente mano di Felice Farina, regista del film. Una piacevola sorpresa per chi immaginava un freddo e asciutto documentario storico. La smentita arriva subito con una storia comune che potrebbe appartenere ad ognuno di noi e che nel suo piccolo rappresenta i sogni e le disperazioni dell’Italia moderna. Interpretato con profondo sentimento da Francesco Pannofino, Roberto Citran e Carlo Giuseppe Gabardini il film è un ritratto di tre uomini che attraverso la protesta rivivono i momenti che hanno portato il paese ad un punto critico, attraverso scandali, tangenti, anni di piombo e stragi di mafia. Una storia struggente e amara di un popolo che grida contro le ingiustizie commesse dai poteri forti che nel corso del tempo hanno sperperato patrimoni e finanze passando sopra i cadaveri gli uni degli altri.
Salvo (Pannofino) è un lavoratore siciliano che vive a Torino, la fabbrica dove lavora chiude e licenzia, non è la prima del posto a seguire questa triste sorte. Con la perdita del lavoro cadono certezze, sogni e speranze di un popolo che vede nell’articolo 1 della sua costituzione il più grande inganno della modernità. Per protestare contro questa decisione, Salvo minaccia il suicidio arrampicandosi su una torre alta 60 metri dove è fermo e deciso a rimanere. Giorgio (Citran), operaio e rappresentate sindacale sale e cerca di dissuaderlo dal commettere sciocchezze. Si troveranno entrambi prigionieri di una situazione scomoda fatta di ideali contrapposti (Salvo è un neofascita mentre Giorgio si rivede negli ideali di Berlinguer) e di disperazione per un momento davvero delicato e cocente per gli animi. A raggiungerli sulla torre arriva infine l’ipovedente e autistico Luca (Gabardini), assunto con un contratto per categorie protette. Abbandonati da tutti e senza nessun mezzo di propaganda per la loro protesta e in attesa dell’arrivo della stampa, i tre rivivono attraverso il dialogo e il ricordo un trettennio fatto di ideali contrapposti, di stragi, questioni di malaffare e politicanti disonesti.
Il film è una storia nella storia, un macrocosmo contenitore di fattori indimenticabili per la valutazione pulita e arguta dei fatti che assistiamo oggi in qualsiasi telegiornale. La perdita del lavoro fa da motore per il protagonista con l’intento di ricalcare il tempo nel quale la tragedia si è andata lentamente consumando. È la fine degli ideali, delle religioni e delle virtù, è il lento ed inesorabile collasso di un sistema criminoso e criminale al quale i cittadini partecipano solo come vittime sacrificali.
Farina è abile nel mescolare documentario e fiction ottenendo una narrazione piacevole e interessante per lo spettatore. Patria è un film che andrebbe visto e rivisto per evitare ed insegnare a non ripetere ai nostri figli gli sbagli di un passato che mai come ora ci appartiene. Categorico.