Paura del Buio: recensione del corto con Eleonora Giovanardi

Paura del buio, il corto di diretto da Mattia Lunardi con Eleonora Giovanardi nel cast fa parte della campagna #oltreilbuio.

La paura del buio è classificabile nelle più ataviche e irrazionali fobie, spesso fonte di incubi per bambini e genitori, ma anche una metafora di un blocco psicologico che si può affrontare con l’informazione, affidandosi a esperti che possano indicare la via oltre il nero. Affronta proprio questo tema il cortometraggio Paura del Buio diretto da Mattia Lunardi, presentato in anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, nato dall’esigenza di informare e di rassicurare le persone sulla sicurezza delle procedure anestesiologiche, e sul ruolo del medico anestesista-rianimatore. Paura del Buio è il primo tassello della campagna di informazione #oltreilbuio promossa da MSD Italia. Dal 31 ottobre l’opera scritta da Margherita Restelli è disponibile per la visione sul sito www.adocchiaperti.msdsalute.it.

Paura del Buio: come si affrontano le creature della notte?

Le protagoniste di Paura del Buio sono una mamma (Eleonora Giovanardi), che è un medico anestesista-rianimatore, e la figlia Rebecca (Marika Ivanytska). La mamma, che rientra a casa dopo un’estenuante giornata di lavoro, si ritrova sempre di fronte alla stessa scena: suo marito (Giacomo Valdameri) alle prese con la bimba terrorizzata dal buio e incapace di addormentarsi. Pensa inizialmente di andare a dormire, poi, sentendo la voce della figlia, cambia idea e la raggiunge nell’altra stanza. Quando la bambina le chiede di non lasciarla sola arriva il vero segno di svolta nel racconto. Infatti si tratta della frase che tutto il giorno rimbomba nella testa del medico, quando è a lavoro con i suoi pazienti che le chiedono tutti la stessa cosa: di aiutarli, di non abbandonarli. La madre decide cosi di fornire alla bambina gli strumenti per superare la propria paura, con le medesime modalità con le quali, ogni giorno, aiuta i suoi pazienti: ascoltandone i bisogni, fornendo le informazioni necessarie, e mostrando la strada che potranno intraprendere. “Sai com’è che si smette di aver paura? Guardandola in faccia”, spiega alla piccola. E la missione è compiuta, almeno per una sera.

La fotografia emoziona come in una favola horror

Il cortometraggio offre un punto di vista spesso poco valorizzato, e pone al centro dell’attenzione l’importanza della comunicazione medico-paziente. Tra le paure più diffuse in ambito medico, quella dell’anestesia è particolarmente radicata: il sonno dal quale oltre il 63% dei pazienti teme di non svegliarsi, e sul quale anche chi non ha questo timore vorrebbe essere rassicurato dal proprio anestesista rianimatore. Paura del Buio riesce a farsi apprezzare per le scene realistiche e per la credibilità che gli attori riescono a donare ai loro personaggi. Convince come sempre la recitazione di Eleonora Giovanardi, ma la bambina è una fuoriclasse. Nella sua prima scena Marika Ivanytska impressiona con i suoi mezzi espressivi: parla con i soli occhi che si restringono e si allargano. Con le sopracciglia che si alzano e si abbassano; con le guance arrotondate che suggeriscono l’eccitazione che consegue al suo stato di allerta e di paura. Anche la fotografia curata da Corrado Serri e realizzata negli esterni è capace di emozionare. Per qualche minuto fa un regalo allo spettatore, che percepisce quasi di ritrovarsi in una favola horror nel momento dell’esplorazione all’aperto con torcia e tenda impermeabile da campeggio. La sequenza è resa ancora più suggestiva dalle melodie originali create da Matteo Buzzanca. In conclusione, il tema della corretta comunicazione della scienza non è semplice, per questo Paura del Buio lo affronta con leggerezza in modo da raggiungere un pubblico eterogeneo. E riesce nell’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di consolidare un sistema valoriale che privilegi la cultura della salute rispetto ai modelli di comunicazione antiscientifici.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.9