Perdiamoci di vista: recensione del film di Carlo Verdone
Carlo Verdone nel 1994 dirige il suo tredicesimo film, Perdiamoci di Vista, evidenziando nuovamente il suo lato autoriale, non solo dirigendo la pellicola, ma anche scrivendola e interpretandola.
Perdiamoci di Vista vede Claudio Verdone e Asia Argento in una commedia che a tratti sfocia nel dramma. Gepy Fuxas (Carlo Verdone) è un conduttore televisivo, il cui desiderio di avere maggiore successo e di raggiungere un determinato share di ascolti, prevale sulla buona etica professionale. Il suo programma tv presenta sostanzialmente storie di vita vera, drammatiche e dolorose, raccontate solo con l’intenzione di catturare il pubblico. Più tristi sono, meglio è.
Perdiamoci di vista: recensione del film di Carlo Verdone
La sua personalità e il suo lavoro, però, si rivolteranno contro Gepy, nel momento in cui una ragazza presente alla trasmissione, Arianna (Asia Argento), si accanisce contro l’uomo, accusandolo di giocare con i sentimenti e le tristi vicende delle persone. La coscienza di Gepy si risveglia nel momento in cui la ragazza, anch’essa portatrice di handicap come le “vittime” del programma, dopo avergli rovinato la carriera, va in cerca della sua amicizia.
Gepy, da uomo inetto che non si prende le proprie responsabilità, fregandosene di ogni cosa che lo circonda, inizia a possedere una sensibilità inedita, che sarà evidente anche nei piccoli gesti del protagonista.
Con una commedia che lascia in parte l’amaro in bocca, Verdone fa l’occhiolino a quelle trasmissioni televisive improntate unicamente a scatenare la lacrima nello spettatore, offendendo e distruggendo un doloroso evento reale. Riferimenti a fatti o persone è puramente causale. Il regista, anche attraverso il personaggio che interpreta, ci fa entrare nel meccanismo del dietro le quinte di un programma, mostrando quanto poco sia importante la solidarietà tra gli esseri umani, e quanto invece regni sovrano il Dio Denaro.
Perdiamoci di vista: Ironia velata adatta alle tematiche della pellicola
Gepy Fuxas compie un processo in crescendo, soprattutto grazie al rapporto che andrà via via instaurando con Arianna, con colei che all’inizio non avrebbe speso neanche due ore, con la sua “carnefice”. Perso il lavoro, l’uomo si rende conto di quanto poco rilevante sia la carriera, e di quanto invece siano preziose le relazioni sociali, cosa che ha trascurato negli anni, portandolo ad una totale insensibilità.
Carlo Verdone presenta l’ormai sua consolidata esperienza da comico, dimostrando di riuscire a dosare i diversi livelli di questa comicità, e presentando un’ironia velata, adatta all’atmosfera e alle tematiche della pellicola. Lieve ironia, gesti da sbadato non troppo ricalcati, ma solo accennati, riescono a stampare un sorriso nel viso degli spettatori, senza mai strafare.
Un’Asia Argento ancora giovanissima è riuscita a vincere, per il ruolo di Arianna, un Ciak d’oro e addirittura un David di Donatello. Nel complesso presenta dei buoni sbalzi d’umore di una ragazza segnata nel suo vissuto da un terribile incidente stradale. Peccato per la dizione un po’ vacillante e per gli eccessi di rabbia, forse a volte un po’ troppo marcati.
Perdiamoci di vista: Un buon inizio, che poi sfocia inesorabilmente in momenti lenti e in una sceneggiatura poco innovativa
Perdiamoci di vista essenzialmente è un film che parte con un buon ritmo, e che fa ben sperare, ma già dopo circa quaranta minuti si ha la sensazione di avere una sceneggiatura poco innovativa, con momenti abbastanza lenti. Anche il finale (tranquilli no spoiler) è abbastanza scontato. Per un momento è apparsa la possibilità di avere una conclusione alternativa, meno idilliaca di quella scelta, ma indubbiamente più realistica.