Pericolosamente vicini: recensione del documentario di Andreas Pichler
Il documentario che analizza il rapporto tra l'uomo e la comunità degli orsi del Trentino, arriva nei cinema italiani il 26, il 27 e il 28 agosto
L’uomo e l’orso, i pericoli e le possibilità, la natura, la vicinanza, la coesistenza; il 26, 27 e 28 agosto arriva nelle sale italiane Pericolosamente vicini, il documentario diretto dal regista altoatesino Andreas Pichler (The Milk System, Europa a vendre) che racconta il legame e il controverso rapporto tra la popolazione e la comunità degli orsi che abitano le Alpi e il Trentino, unico luogo al mondo a vedere un così stretto contatto tra gli esseri umani e la specie plantigrade. Distribuito da Wanted Cinema, con il patrocinio del Club alpino italiano, il documentario prende spunto dalla morte di Andrea Papi – ucciso il 5 aprile 2023 dall’orsa Jj4 – e si interroga su quale sia il giusto percorso da seguire per far sì che tutte gli esseri viventi possano coesistere in armonia, chiedendosi se la foresta sia di qualcuno in particolare, di tutti o di nessuno.
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Pericolosamente vicini: i pericoli della coesistenza
Era il 1999 quando fu dato il via a Life Ursus, un programma che prevedeva il reintegro degli orsi in Trentino e che ebbe origine con la liberazione dei primi due esemplari, Masun e Kirka, importati direttamente dalla Slovenia. Liberati entro il 2002 altri 8 soggetti, il programma ha poi visto la comunità animale crescere progressivamente, fino ad arrivare ad un’attualità che conta circa 100 esemplari in tutta la regione – con un team di 20 persone, tra ranger e veterinari, incaricato di salvaguardare il benessere e degli animali e degli essere umani. I rischi che questa iniziativa ha portato con sé non sono però marginali e Pericolosamente vicini analizza nello specifico le difficoltà causate da questo contatto ravvicinato con l’uomo, partendo dalla riesamina dell’uccisione del venticinquenne Andrea Papi, nella primavera del 2023, da parte dell’orsa Jj4.
È in questo contesto che nasce il dibattito, che le fazioni si schierano e le opinioni si scontrano; il documentario penetra all’interno della comunità con l’intento di catturarne ogni tipo di reazione, passando dagli attivisti agli oppositori, intervistando le personalità maggiormente coinvolte da questo fenomeno: a partire da Carlo e Franca, genitori di Papi, per poi passare agli abitanti del luogo, agli allevatori come Fabio Mattei, ai forestali attaccati da ogni fronte per i grossi pericoli causati, fino ad arrivare al direttore dell’Alternative Wolf and Bear Park nella Foresta Nera, in Germania, Bernd Nonnenmacher che, anche nel momento in cui viene trovata quella che pare la miglior soluzione possibile – la spostamento dell’esemplare in un area protetta – ricorda quanto questo possa rappresentare in realtà una costrizione per animale, una gabbia dorata incapace di dargli quella libertà di cui esso necessita.
Una vicinanza divisiva
Il dibattito si sviluppa su livelli differenti: parte dall’analisi delle responsabilità e si chiede se ci siano colpe alla base del progetto, nello sviluppo di esso o in una erronea educazione dell’uomo verso questa ricercata coesistenza, poi si sposta sulle conseguenze, sulla reazione, sulla scissione della comunità tra coloro i quali vorrebbero un drastico abbattimento del problema e coloro che invece, in nome di una convivenza per essi possibile, ricercano una risposta che salvaguardi la vita in generale, e non unicamente quella umana. La domanda è se la foresta sia di qualcuno, di nessuno oppure di tutti, è fino che a punto l’uomo possa essere artefice del proprio presente di fronte alla forza della natura, nell’ambiguità e nella controversia di un contesto comunque imposto artificialmente e forzatamente da esso stesso. L’errore sta alla base nell’idea? L’errore sta in una cattiva gestione del suo sviluppo? L’errore non esiste e bisogna semplicemente accettare il manifestarsi della natura e del suo volere? Tanti interrogativi per tante risposte.
Pericolosamente vicini: valutazione e conclusione
Andreas Pichler con il suo documentario presenta il problema e racconta il pericolo con estrema oggettività; Pericolosamente vicini non si schiera ma si sofferma a mostrare gli schieramenti, a ragionare con essi, ad analizzarne emozioni, ragioni e criticità. Un’opera che apre la mente e che si interroga sulla natura umana e i suoi bisogni in relazione con un’altra specie, inferiore in intelletto ma altamente superiore in forza; un’opera che ci tocca, che sentiamo dentro e grazie alla quale riusciamo a costruire un nostro pensiero, una nostra opinione, non necessariamente schierata e in opposizione, ma certamente consapevole. Questo film non vuole separare, non vuole spartire le acque, vuole solamente mostrare, dare un quadro generale; è un film che, seppure malvolentieri divide, vuole in realtà avvicinare alla comprensione del problema, pur consapevole di tutti i pericoli che tale vicinanza porta con sé.
Un plauso da riconoscere pertanto alla scrittura dell’opera, tecnicamente sorretta da una regia senza sbavature, che ne guadagna in emozione e coinvolge il pubblico fino a farlo sentire pericolosamente vicino allo schermo.
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