Venezia 75 – Peterloo: recensione del film sul massacro del 1819

Un film minuzioso e didascalico sul massacro di Peterloo del 1819.

Il periodo immediatamente successivo alla sconfitta di Napoleone a Waterloo, fu uno dei più difficili per le grandi masse europee, dal momento che ovunque attorno a loro, le classi aristocratiche ed ecclesiastiche erano intente a cercare di ristabilire lo status quo antecedente il verificarsi dei moti rivoluzionari francesi.
Il che, in parole povere, significava un perenne stato di polizia, la soppressione ovunque fosse possibile dei diritti fondamentali e, in generale, il perdurare di una fobia tra le monarchie europee, che faceva vedere loro tentativi rivoluzionari in ogni timida protesta del popolo.

Peterloo: la storia va sempre, se pur dolorosamente, avanti

Ma la storia, come è noto, va avanti e mai indietro, anche se dolorosamente e tragicamente ove sia necessario. Nel 1819 in Inghilterra vi furono numerosi scioperi, rivolte e una crescente volontà di riforma, tutte soffocate sulla punta delle baionette o il filo delle spade di una forza militare che a Manchester, in località St. Peter’s Field, fece del proprio peggio, causando la morte di 15 persone ed il ferimento di altre centinaia. Passato alla storia come il Massacro di Peterloo, quel 16 agosto 1819 è divenuto uno dei momenti più drammatici dell’Inghilterra del XIX secolo, di certo uno dei più vergognosi per come si verificò.
Ora, in concorso a Venezia, arriva per l’appunto Peterloo, per la regia di Mike Leigh, già regista di Il Segreto di Vera Drake e Another Year.

Con un cast che comprende Rory Kinnear, Maxine Peake, Philip Jackson e Ian Mercer, Peterloo è sicuramente il progetto più ambizioso del regista britannico classe 1943, da sempre affezionato alle tematiche fortemente politicizzate e connesse alla dimensione proletaria e popolare dell’isola di Sua Maestà Britannica.
Sceneggiato dallo stesso Leigh, con una fotografia molto pulita e “naturalista”di Dick Pope, Peterloo si erge più che a disamina filmica di quel terribile pomeriggio di agosto, a documentario sulle condizioni di vita dei ceti più poveri alla fine del XIX secolo. E non era un bel vivere. Sempre più affamati, lasciati soli di fronte a carestia e povertà, angariati da una magistratura e una polizia semplicemente a libro paga del più forte, si trovavano ad inseguire il sogno di una rappresentazione politica che solo molti anni dopo sarebbe arrivata e dopo molti sacrifici e sangue versato.

Peterloo: non un trattato storico ma uno sguardo verso gli ultimi del XIX secolo

PETERLOO Cinematographe.it

Minuzioso, didascalico, più interessato a parlarci delle condizioni di vita e motivazioni delle neonate classi operaie che del modo in cui diversi di loro morirono, deve molto al modus operandi atipico di Leigh, noto per lo stile narrativo e registico fluidi, legati all’improvvisazione attoriale e a ritmi lenti.
Non è un film che piacerà a tutti, anzi, ma è un film coerente, studiato nei minimi dettagli per essere un’immersione nella dimensione quotidiana dell’Inghilterra uscita vittoriosa ma stremata dal conflitto contro Napoleone, senza più sangue da donare.
Film fortemente politico e schierato, Peterloo nel descriverci quelle drammatiche ore, sceglie di porsi ad una certa distanza dagli eventi, di non schiacciare il tutto con una dose di patetismo, melodramma o finzione cinematografiche che lasciano il passo al racconto di un’epoca, dei suoi usi e costumi. Il linguaggio, soprattutto, appare ricercato e scevro di ogni modernità, parte di un’operazione tanto curiosa quanto non perfettamente riuscita. Come tutto il resto del film ad ogni modo.

PETERLOO Cinematographe.it

Perché se è vero che Peterloo rivela una grande cura e meticolosità nella trasposizione, studiati movimenti di macchina e un’ottima prova corale del cast, dall’altra però si irrigidisce, si vota ad un particolarismo sterile ed inconcludente, atrofizza ogni tipo di sentimento nello spettatore con interminabili dialoghi e monologhi, che rendono alla fin fine insopportabili i suoi 154 minuti.
Certo un massacro come quello di Peterloo offre molto materiale ad un regista, ma alla fin fine Leigh sembra quasi mettere da parte in modo radicale ogni tentativo di creare empatia, passione o affascinare per concentrarsi sui dettagli, sul ricreare visivamente l’Inghilterra del 1819 anche se a scapito della fruizione per il pubblico. Il che lo condanna (al di là delle sue legittime ambizioni) ad una piccolezza non tanto legata ai mezzi quanto alla finalità ultima, alla mancata comprensione emotiva, che inchioda il film ad una certa mediocrità ed incompletezza di fondo.

Rimane il grande e commosso tributo all’eroismo delle warking-class britannica, la perfetta descrizione della visione del mondo da parte della classe dirigente dell’epoca, ignorante e arrogante, la discreta e posata immagine della famiglia e società antiche, il ricordarci quanto certi diritti che diamo per scontati (e che oggi sono nuovamente in pericolo) non siano qualcosa di immateriale, ma arrivino da sofferenze e lotte indicibili.
Ma è troppo poco per dichiarare Peterloo un’operazione riuscita, pure al netto della nobiltà dell’intento, della perfezione estetica, della forza e attualità delle tematiche di cui il film si fa portatore. Peccato!

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.9