Piccole donne: recensione del film di Greta Gerwig

Le piccole donne di Louisa May Alcott tornano sul grande schermo a partire dal 9 gennaio.

Una delle caratteristiche principali dei classici è quella di essere sempre attuali. In questo senso, Piccole donne di Louisa May Alcott è un grande classico della letteratura, che ha ispirato ed emozionato generazioni di lettrici e lettori. Il suo passaggio al cinema ha scandito periodicamente la settima arte, dando modo di unire alcune delle interpreti migliori del momento per mettere in scena un racconto corale, in cui ogni personaggio gode di una sua personalità forte e ben definita. Questo è sicuramente successo nel 1994 con il film diretto da Gillian Armstrong per il quale Winona Rider, Claire Danes e Kirsten Dunst erano state chiamate a interpretare tre delle quattro sorelle protagoniste del romanzo. Il romanzo di Louisa May Alcott ha avuto altre quattro trasposizioni cinematografiche (nel 1918, nel 1933, nel 1949 e nel 1955), più un anime e una miniserie BBC.

Nel 2019 le Piccole donne tornano sul grande schermo, per interpretare nuovamente la voce delle ultime generazioni femminili. A compiere l’impresa, ancora una volta un cast di eccellenze: Saoirse Ronan nel ruolo di Jo, Emma Watson in quello di Meg, Florence Pugh invece è Amy e Eliza Scanlen la piccola Beth. Per i ruoli secondari, sono stati scelti nomi altrettanto di primo piano: Laura Dern è Marmee March, la star di Chiamami col tuo nome Timothée Chalamet è Laurie, Tracy Letts è Mr. Dashwood, Bob Odenkirk è il signor March, James Norton è John Brooke, Louis Garrel è Friedrich Bhaer, Chris Cooper è il nonno di Lurie Mr. Laurence e Meryl Streep (magnifica) è la temibile Zia March. A dirigere tutta l’operazione è ancora una volta una regista donna, Greta Gerwig, già notata nel 2017 per il suo piccolo e prezioso Lady Bird.

Un nuovo punto di vista su Piccole donne

piccole donne cinematographe.it

Sin dalle prime scene risulta chiaro come la versione di Piccole donne di Greta Gerwig sia diversa dalle altre. Nel film, infatti, la linea narrativa sequenziale del romanzo – dove si incontrano per la prima volta le protagoniste da ragazzine, per seguirle durante la loro crescita e il passaggio all’età adulta – è rimessa in discussione dall’autrice. Qui si inizia già quando le ragazze sono cresciute, per poi procedere a ritroso nella loro storia attraverso una serie di flashback vissuti dalla protagonista Jo. Così come avviene nei romanzi (Piccole donne e Piccole donne crescono), è la seconda delle sorelle March a fare da narratrice di tutta la vicenda. Non per altro, il personaggio di Jo era quello con cui la stessa Louisa May Alcott si identificava, avendo preso spunto dalla sua esperienza familiare in maniera piuttosto fedele. In questa trasposizione, la sovrapposizione tra protagonista del romanzo e la sua autrice diventa piuttosto esplicita, con un’interessante riflessione sul finale.

Rinnovarsi per rispettare il messaggio originale

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Greta Gerwig, conservando il suo occhio sincero sulla femminilità già mostrato in Lady Bird (dove, oltretutto, ritroviamo Saoirse Ronan) dà un taglio aggiornato alla storia della Alcott interpretandone il messaggio più profondo. Quando la scrittrice americana diede alla stampa il libro che l’avrebbe resa immortale, era già una gran conquista che una donna scrivesse e riuscisse a vivere di scrittura. I casi in cui questo era successo si contavano, allora, sulla punta delle dita e – tra questi – c’erano le sorelle Brontë, celebri autrici di Cime tempestose. Non a caso le due scrittrici sono citate nel film e la loro biografia è stata una delle letture più importanti per il percorso artistico, politico ed esistenziale della Alcott.

Il tono lezioso con cui la scrittrice racconta la propria storia e quella delle sue sorelle era un’imposizione editoriale e, nonostante questo, riuscì a far passare con Jo una nuova eroina, mai vista prima. Fiera, colta, curiosa, imperfetta, Jo è il ritratto della ragazza contemporanea, che cerca nell’autodeterminazione prima ancora che nell’amore la sua personale via della felicità.

Questo spirito femminista che soggiace tra le pagine della Alcott emerge con tutta la sua potenza in alcuni momenti chiave del film, quelli in cui le sorelle si mettono a nudo per esprimere i loro pensieri, le loro rivendicazioni ma anche i desideri e le paure. Non poteva essere diversamente, oggi, il racconto delle giovani March: ora che la coscienza della disparità di genere è forse in uno dei momenti più alti della sua storia, ha senso che Jo, Amy e le altre parlino forte e chiaro di che significa essere una donna e un’artista, ieri come oggi. Per questo, anche se le parole delle protagoniste sembrano molto diverse, questa è un’ottima strada per preservare dopo più di un secolo l’intenzione originale dell’autrice. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi“.

I punti di forza di Piccole donne, il film di Greta Gerwig

Più che nella regia delle scene, l’intuizione della regista Gerwig è nell’aver ripensato e aggiornato la storia. La felice combinazione di scrittura e regia dà al film un’impronta molto personale, pur restando fedele al racconto dei momenti salienti del romanzo. Tutto il film, infatti, converge su alcuni appuntamenti narrativi ben noti alle lettrici e ai lettori o a chi, semplicemente, già conosce la trama (ormai più che famosa). Per cui si ritrova il rifiuto di Jo, l’innamoramento di Meg, il Natale della famiglia March, la capricciosa Amy e quello che è – probabilmente – uno dei momenti più struggenti della letteratura di tutti i tempi: la morte di Beth. Chi si aspetta il romanzo di Piccole donne, dunque, non resterà insoddisfatto: i passaggi a cui il pubblico è più affezionato sono rimasti tutti preservati con estrema cura dell’estetica e della delicatezza del racconto.

Una nota senz’altro di merito per il film sta nella scelta del cast. Oltre all’intramontabile Meryl Streep che qui si diverte nei panni della scorbutica zia March, la protagonista Saoirse Ronan si dimostra assolutamente all’altezza del suo ruolo, dando allo spettatore una Jo iconograficamente diversa (nei colori, in primo luogo), ma assolutamente convincente. Di livello altrettanto alto il resto del cast: vincente l’idea di mettere insieme alcuni dei volti più amati della nuova leva hollywoodiana. Tra tutti, i due astri nascenti di Florence Pugh – che prossimamente debutterà nel suo primo cinecomic, Black Widow – e l’adorato Timothée Chalamet che dal debutto con Guadagnino non fa che macinare consensi.

Piccole donne di Greta Gerwing sarà distribuito in Italia da Warner Bros. a partire dal 9 gennaio 2020.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.7