Piccoli Brividi 2 – I fantasmi di Halloween: recensione del film di Ari Sandel
Arriva al cinema Piccoli Brividi 2 - I fantasmi di Halloween e torna in vita Slappy, il terrificante pupazzo parlante protagonista del primo capitolo.
“Goosebumps” è un’espressione che significa, letteralmente, “pelle d’oca”: con Piccoli Brividi, invece, si identifica la fortunata collana di libri che negli anni ’90 rese noto R.L. Stine, ideatore dei celebri romanzi horror per ragazzi.
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Sarah e Sonny Quinn, fratello e sorella, vivono a Wardenclyff, una tranquilla e tipica cittadina di provincia. E tranquilla procede anche la loro vita, come quella di tutti i ragazzi della loro età. Le cose, però, sono destinate a cambiare rapidamente da quando Sonny e Sarah rispondono a una chiamata e accettano, in cambio di una ricompensa in denaro, di sgomberare una vecchia casa da tutte le sue cianfrusaglie.
In Piccoli Brividi 2 torna l’elemento metafilmico (e la metascrittura)
L’idea di trasporre sul grande schermo i Piccoli Brividi stineiani non è nuova: l’operazione risale, infatti, al 2015 e al suo primo capitolo, Goosebumps (Piccoli Brividi), film di Rob Letterman che poteva, tra le altre cose, contare sulla presenza di un carismatico Jack Black come protagonista. In Piccoli Brividi 2 si ripete l’idea che per il primo episodio fu vincente e particolarmente ispirata: anziché raccontare una storia tratta da un romanzo della collana, Stine diviene parte del suo stesso universo e ci si addentra tra le più spassose pieghe del metacinema (e della metascrittura). Quel che i due fratelli Sarah e Sonny scatenano, rovistando tra gli oggetti della casa abbandonata, è una sorta di maleficio collegato non a una “cosa” in sé, bensì all’esistenza dell’autore stesso, che si fa chiave della storia, enigma e soluzione insieme.
Piccoli Brividi 2, il ritorno del pupazzo Slappy
I due ragazzini riportano in vita Slappy (apparentemente sconfitto nel precedente capitolo), l’inquietante pupazzo parlante protagonista di ogni incubo del noi-non più bambino, in cerca di avventure macabre, ma al contempo nemmeno ancora tanto adulto da poter afferrare il perturbante di ghost stories mature à la Shining.
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Nella dimora in rovina viene scovato il romanzo di cui Slappy è protagonista, I fantasmi di Halloween, romanzo realmente esistente e, fra l’altro, in tema con le atmosfere e l’ambientazione del film-involucro stesso. Questo dà il via a un interessante meccanismo di cortocircuito non da poco, se si tiene in considerazione il target cui il prodotto è destinato: il pupazzo – che, con l’esperienza cinematografica di poi, può ricordarci la creatura del Dead Silence di James Wan, se non del più recente The Boy – esiste e agisce in una sottile linea a metà fra la realtà e la finzione delle pagine da cui nasce; segue le stesse mosse del libro, e poi se ne discosta, stupendo, rivelandosi più attivo e cosciente di quanto non si osasse immaginare.
Il senso di terrore che scaturisce dalla presenza di questo villain iconico è accompagnato dalla presenza di altri oggetti dalle fattezze altrettanto disturbanti, tutti abitanti nella casa a cui i due poveri malcapitati fanno visita. La classica giostra degli orrori, in sintesi. Tuttavia, le idee che tengono in piedi la struttura narrativa e ritmica di Piccoli brividi 2 – I fantasmi di Halloween non presentano particolari guizzi, innovazioni (o rinnovamenti), rispetto al film realizzato e uscito tre anni fa. Al film diretto da Ari Sandel va riconosciuto il pregio, senz’altro, di aver mantenuto intatta l’intuizione metafilmica che fu alla base di un prodotto per ragazzi godibile e di facilissima fruizione, ma va anche rimproverato il non aver saputo aggiungere nulla di nuovo, facendo cadere l’opera in un meccanismo ridondante di schemi già visti e risvolti, tutto sommato, prevedibili.
Piccoli Brividi 2 – I fantasmi di Halloween è in sala dal 18 ottobre con Warner Bros Italia.