Pitch Black: recensione del film di David Twohy con Vin Diesel
Nato come progetto a basso costo, Pitch Black è diventato ben presto un cult tra gli amanti dei b-movie, dimostrando tra l'altro di avere una certa dignità produttiva e di sceneggiatura.
Con l’arrivo del nuovo millennio, il regista David Twohy ha portato sugli schermi Pitch Black e il personaggio di Riddick, il prototipo di antieroe dotato di abilità speciali e accusato dalla società per i crimini commessi, ma buono d’animo e pronto a mettersi in gioco per il bene degli amici e degli altri terrestri. Un gruppo composto da persone di varia estrazione e dalle diverse storie personali sopravvive a un incidente spaziale, approdando su un pianeta apparentemente deserto.
Tra questi superstiti c’è Riddick, un assassino spietato destinato alla massima sicurezza, che riesce a fuggire e a dileguarsi dal resto del gruppo. Un eclisse fa uscire allo scoperto gli abitanti del pianeta, alieni sensibili alla luce, un po’ come Riddick il quale porta sempre gli occhiali protettivi per ripararsi dalla luce che altrimenti gli ferisce gli occhi. La situazione di pericolo rivela ben preso i veri antagonisti del racconto, rendendo giustizia al condannato che dimostra di saper mettere il bene comune al primo posto e che si mette al servizio del resto del gruppo per portarli in salvo.
Riddick è il protagonista assoluto di Pitch Black. Nato come progetto a basso costo, il film è diventato ben presto un cult tra gli amanti dei b-movie, dimostrando tra l’altro di avere una certa dignità produttiva e di sceneggiatura. Uscito nel 2000, ha anche contribuito ad alimentare quel filone di produzioni dedicate ai supereroi che massivamente arrivano alla distribuzione da un paio di decenni. Senza dubbio, la figura di Riddick è il vero cuore pulsante di Pitch Black e si rivela essere un personaggio sfaccettato e ben pensato, completo di vari aspetti omogenei rispetto alla narrazione, assurgendo a prototipo di eroe umano, completo cioè di difetti e debolezze, ma anche dotato di un fascino di risolutezza che lasciano poco spazio a dubbi riguardo alla sua natura.
Potendo vantare due sequel, la storia della pellicola ha avuto la possibilità concentrarsi progressivamente sempre di più sul personaggio centrale in The Chronicles of Riddick e Riddick che, usciti a distanza di molti anni tra di loro intervallati dall’uscita di videogame a tema, ha suggellato l’unione tra il personaggio e le fattezze di Vin Diesel.
Pitch Black e Riddick hanno tutte le carte in regola per essere considerati cult già dalle loro premesse, ma sanno conquistare il pubblico anche più sensibile perché mette in evidenza alcuni aspetti sociali che spesso restano nascosti. La mescolanza di culture diverse tra i componenti del gruppo, per esempio, dona ricchezza ai superstiti che riescono a trovare un modo per salvarsi, e sentir parlare arabo da qualcuno che non sia considerato un villain a tutti gli effetti non è un aspetto da sottovalutare, soprattutto alla vigilia degli attentati e delle guerre che hanno fatto la storia degli Stati Uniti degli ultimi decenni. Il film denota anche tutte le incertezze dell’arrivo del nuovo millennio, con uno stile estetico votato al crepuscolo e una tendenza alla ricerca tecnologica che resta frenata da una sorta di timore reverenziale o timidezza nello sfoggio delle sue potenzialità.
L’interazione dello stesso Riddick all’interno del gruppo denota una certa capacità di attraversare i diversi livelli di un personaggio controverso, che a dispetto del suo passato affronta quotidianamente la società a lui estranea per rivendicare la sua indole pacifica, senza però cercare di essere vittima a tutti gli effetti delle sue azioni. Riddick è un personaggio consapevole di sé, degli altri e della società che li mette a confronto.