Players: recensione della commedia romantica Netflix
Players è una commedia romantica concentrata su narcisisti cronici, incapace di uscire dal dramma smielato e dagli stereotipi del genere.
Players è la commedia romantica Netflix con protagonisti Gina Rodriguez e Tom Ellis, diretta da Patricia Mary Sie, e disponibile in streaming a partire dal 14 febbraio 2024. Uscita a San Valentino, aveva tutti i presupposti e le intenzioni migliori per rappresentare il romanticismo moderno, uscendo dai valori solitamente presentati dalle rom-com americane. Una protagonista diversa, irriverente e ribelle, con una mente aperta e un lavoro di nicchia, in cui una donna avrebbe ancora difficoltà a eccellere, ma anche la carismatica Gina Rodriguez (Jane The Virgin) nelle sue vesti, dovrebbero essere garanzia di qualità. O di originalità, se non altro.
Ma la sceneggiatura di Whit Anderson, con i suoi dialoghi dall’umorismo brillante, non sono sufficienti a portare avanti una trama che ricalca in modo pedissequo, prevedibile e a tratti irritante i più grandi cliché della commedia romantica degli ultimi vent’anni. Lo schema alla Harry ti presento Sally, con qualche guizzo social per aggiornare in tutto, potrebbe assumere connotati interessanti se venisse in qualche modo approfondito o scovolto stilisticamente. Ma non è compito di Players, nella sua celebrazione di protagonisti falsamente ben intenzionati e narcisisti, offrirci una nuova ottica sull’amore.
Players è una commedia simpatica e mediocre, i cui protagonisti rappresentano tossicità allo stato puro
Players parla di un gruppo di giovani giornalisti, tra cui spicca la 33enne giornalista sportiva Mackenzie “Mack” Cannon (Gina Rodriguez), che ama divertirsi a sedurre persone a caso in bar della città, principalmente progettando schemi seduttivi di gruppo per attirare la preda prescelta. Un giorno, però, Mack incontra il giornalista di guerra Nick Russel (Tom Ellis), che sconvolge la sua idea di aspettativa, relazione e amore: lui è diverso o – come lo descrive lei – un “adulto”.
Gli amici, soprattutto il fedelissimo Adam (Damon Wayans Jr.) le sono vicini nel progettare uno schema perfetto ad adescare Nick, legandolo a lei per la vita. Ma il piano, nonostante riesca nel suo intento, viene fuori in tutto il suo scopo manipolatore, poco sincero, esponendo la vera natura sia del giornalista che della protagonista. L’amore vero, indica la commedia, è nei luoghi dove puoi essere te stesso e non reciti una parte per sembrare qualcosa che non sei. Nulla di nuovo all’orizzonte, né come finale né come svolgimento: Players non riesce in alcun modo a risolversi e svincolarsi dagli stereotipi di genere, ponendo all’attenzione del pubblico anche protagonisti piuttosto spiacevoli.
Il carisma degli attori che interpretano la coppia tossica al centro della storia, quella formata da Mack e Nick, non è sufficiente a rendere la loro presenza sullo schermo godibile, né tantomeno tollerabile. Nick è un uomo pomposo e narcisista, che però almeno ha il pregio di essere se stesso, mentre Mack lo trae in inganno con meccanismi tossici e manipolativi che la rendono assolutamente il membro più deviato della coppia, sbagliata in partenza. Mentre la commedia vuole proporre la sua protagonista come un personaggio apparentemente progressista e dalla mentalità aperta, lentamente riporta Mack alla vecchia, trita e ritrita storia della donna che dopo i trent’anni sente la necessità di trovare un buon partito, sistemarsi.
E quando il buon partito è insopportabile, o cerca di sminuirti, o magari darti un punto di vista onesto – e forse scomodo- sul tuo lavoro, è imperativo scappare, facendolo sentire anche il cattivo della situazione per averti deluso. La conclusione? Meglio optare per il migliore amico che ti accetta così come sei, anche se non sei un granché. Un cliché davvero poco interessante che tarpa le ali a tutte le rom-com americane che non si spingono a cercare la verità della vita, il romanticismo reale e realistico che può offrire una marcia in più alla narrazione. La sceneggiatura, per quanto abbia qualche guizzo divertente e provi a creare personaggi spiritosi, semplicemente non ha coesione e – peggio ancora – non riesce a offrire una terza dimensione alla storia. Purtroppo, Players non andrà oltre la piacevole ora e mezza di sana spensieratezza per lo spettatore: un’ora e mezza facilmente dimenticabile, che forse ricadrà in una massa di ricordi confusi, commistionata a memorie di opere simili, intercambiabili per stile e contenuto.
Players: conclusione e valutazione
Un film senza profondità, banale e ripetitivo, apparentemente volto a infrangere gli schemi solo per poi riaffermarli con più fermezza: Players non è la commedia di San Valentino che gli utenti chiedono, almeno non per riflettere e sognare. Nonostante qualche battuta brillante, i dialoghi e la regia architettano un lungometraggio senza sorprese e – in modo incredibile – anche senza buoni sentimenti o messaggi particolarmente edificanti. O, meglio, con un messaggio buonista e qualnquista che viene veicolato nel modo peggiore: attraverso l’estrema tossicità, lo sfacciato narcisismo, dei suoi protagonisti.