Bif&st 2020 – Police (Night Shift): recensione del film di Anne Fontaine
In anteprima nazionale il film con Omar Sy e Virginie Efira presentato a Berlino 2020 tratto dall’omonimo romanzo di Hugo Boris. Prossimamente nelle sale italiane distribuito da Leone Film Group.
Parigi. Una lunga notte facendo i conti con la propria coscienza e con una decisione difficile da prendere: in Police (Night Shift) la regista francese Anne Fontaine racconta le vicende di tre poliziotti incaricati di scortare all’aeroporto di Charles de Gaulle un migrante del Tagikistan per essere rimpatriato perché le autorità francesi hanno rifiutato la sua richiesta di asilo politico. Un turno di notte apparentemente tranquillo per gli agenti ma una questione etica li metterà a dura prova.
Police (Night Shift) – Il volto umano della polizia
Una giornata “normale” per i poliziotti Virginie, Erik e Aristide alle prese con risse da sedare, mariti violenti e madri assassine. Si trascinano dietro i loro problemi quotidiani, insoddisfatti delle loro vite private con dei partner che sembrano non comprenderli o senza nessuno ad aspettarli la sera una volta rientrati a casa. La regista mostra in tre piccoli capitoli le diverse prospettive di una giornata che si rivelerà particolare per i tre agenti raccontando più da vicino i drammi che li assillano: una gravidanza non desiderata, crisi di panico e alcolismo. Quando Virginie si ritrova nella volante accanto a Tohirov, il migrante da portare in aeroporto che non parla né capisce una parola di francese ed è visibilmente disperato, decide di indagare più a fondo sulla sua storia e leggendo il suo fascicolo scopre con sgomento le violenze indicibili subite in patria, capendo che una volta tornato in Tagikistan andrà incontro a morte certa. Inizia così per l’agente un dissidio interiore che non le permette di voltarsi dall’altra parte e fare meccanicamente il suo dovere e trascina in questo tormento anche i suoi colleghi.
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Police mostra un volto inedito della polizia spesso rappresentata al cinema come violenta, insensibile e al di sopra della legge, in questo caso i tre protagonisti vorrebbero esserlo ma solo per salvare una vita umana. La tragedia dei richiedenti asilo è rappresentata in maniera efficace dal personaggio del migrante (Peyman Moaadi, Una separazione), che pur parlando una lingua incomprensibile sia per i poliziotti che per lo spettatore, esprime con profondità straziante il dramma comune a tante vite delle quali sentiamo parlare ai notiziari, spesso con indifferenza. In questo senso il film si colloca perfettamente nel dibattito sempre attuale dell’accoglienza dei rifugiati politici e si interroga sull’equità delle espulsioni e su quanti Tohirov sono “condannati a morte” dai paesi che dovrebbero difenderli da dittature e guerre.
Police (Night Shift) – Il coraggio dell’umanità
Il viaggio in auto lungo una notte quasi senza fine è scandito dal dilemma morale di Virginie, Aristide ed Erik: l’umanità si scontra con il senso del dovere, la coscienza che urla loro di lasciar andare Tohirov fa a pugni con la paura di perdere tutto. La tensione è altissima e anche l’immedesimazione: come potranno mai tornare a dormire la notte con questo peso sul cuore dopo avere ascoltato il pianto disperato di un uomo destinato alla morte? Dietro la loro forte corazza i tre nascondono una grande sensibilità che Omar Sy (Quasi amici), Virginie Efira e Grégory Gadebois restituiscono attraverso misurati ma profondi sguardi nei quali si legge tutto il dolore per una tragedia umana, emblema di tante, troppe storie.
Un film che scuote le coscienze, una riflessione profonda sul coraggio delle scelte più difficili in nome dell’umanità, della solidarietà e dei diritti civili.