Porco Rosso: recensione del film di Hayao Miyazaki
La recensione di Porco Rosso, il film di Hayao Miyazaki è il racconto di un uomo che è diventato un maiale, un'opera godibile e divertente.
Una volta era un uomo, ora è un porco. Anzi Porco perché questo è il suo nome. Marco Pagot fa parte dell’aviazione militare italiana, lasciato l’esercito alla fine della Prima Guerra Mondiale, diventa cacciatore di taglie e continua ad andare per il cielo nonostante il misterioso maleficio che ha trasformato il suo volto in quello di un maiale e viene conosciuto con il nome di Porco Rosso. Questo è il racconto di Porco Rosso, il film di Hayao Miyazaki.
Porco Rosso: il racconto di un uomo che è diventato un maiale
La storia che segue le imprese di Marco Pagot contro i Pirati dell’Aria e il suo duello contro il pilota americano Curtis conquista inevitabilmente il pubblico perché tocca uno dei miti dell’uomo: il volo. Porco Rosso quando è alla guida del suo idrovolante si lascia andare, si lascia guidare; è il più classico degli eroi romantici. Lui è istinto, ispirazione e intuito, è ai margini della società perché si è autoesiliato: vive solitario nel cielo, tiene lontano Gina, la donna che lo ama, nascosto da quell’impermeabile con il bavero rialzato e la cintura stretta in cui riverbera l’immagine di Humphrey Bogart. Porco è sfortunato, non ha più obiettivi, desideri, propositi e proprio per questo può essere fortissimo, un uomo invincibile ma è anche vittima di tutto, di tutti e di se stessi. Marco sul suo idrovolante sembra un cavaliere dell’aria, un cowboy sulla terra, figlio di un eroismo romantico e idealista: Marco non uccide, al massimo ci fa a botte.
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Per come è costruito questo personaggio non si può non amarlo: non sappiamo nulla della maledizione che lo ha reso ciò che è e neppure i motivi per cui lo è, o possiamo immaginare che sia stata la guerra con i suoi orrori e le sue ferite ad averlo trasfigurato. Porco deve il suo fascino proprio perché c’è qualcosa di misterioso in lui, qualcosa di fascinoso e affascinante che ti fa credere, pensare, trovare delle “soluzioni”.
Porco Rosso: la metafora del porco nel film animato di Hayao Miyazaki
Marco rappresenta la metafora dell’uomo maiale che ha diverse sfumature nel film: nella regressione bestiale c’è la rappresentazione chiara di tutti i difetti umani. Marco è diventato un porco perché pieno di difetti – ha anche una connotazione sessuale. “Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”, si dice nel film d’animazione ed anche in questo senso Porco Rosso acquista un valore politico: Marco è stato messo all’indice perché non ha collaborato in passato, è stato additato per espatrio e rimpatrio clandestini, per le sue idee. Marco è uomo-maiale anche perché lui stesso si sente così, si sente un porco perché è l’unico sopravvissuto tra i compagni e lo racconta con estremo dolore e rimpianto.
Porco Rosso: un film che conquista
L’avventura di Marco Pagot si costruisce tra cielo e acqua, tra il rapporto con Gina e quello con la giovane Fio, geniale progettista d’aerei, è una summa di tutto il cinema di Miyazaki: il volo (dell’uomo e degli idrovolanti), l’amore (quello che Gina e Fio provano per Porco), la creazione di un’opera d’arte (di tecnica e del genio). Ogni elemento si perfeziona, di film in film, di opera in opera e ognuna si comprende non solo presa singolarmente ma anche in rapporto a tutte le altre di Miyazaki: Porco è un Odisseo che viaggia per il mondo ma non alla ricerca di “canoscenza”, viaggiatore che ama perdersi nel cielo, invece che nel mare, per ritrovarsi in quell’elemento. Porco Rosso conquista per la storia semplice ma piena di forza, per i personaggi profondi, per il disegno che fa fuggire dai nostri mondi reali, per portarci in un altrove ricco di colori, vento tra i capelli e mare sotto di noi. Porco, quegli aerei che si librano nell’aria, le donne del cinema di Miyazaki innamorate, indipendenti e coraggiose che combattono la loro battaglia creano un dipinto meraviglioso in cui ci si perde e ci si disperde. La storia di Porco Rosso è un film memorabile che apre i cuori, che spinge ad essere liberi e a creare, è una poesia cromatica in cui un’Italia esotica e idealizzata degli anni ’30 è l’ultimo avamposto occidentale in cui sia praticabile l’Avventura, un luogo di romantici incontri, di scontri all’ultimo pugno, di trasformazioni assurde.
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Porco Rosso è un’opera godibile, divertente che fa innamorare, ancora una volta, del cinema di Miyazaki, che colpisce perché è possibile, sensato immaginare che un aviatore possa essere trasformato da una ipotetica e crudele “maga Circe” in maiale. Il racconto dell’uomo buono dalle fattezze bestiali deve essere visto, soprattutto se si pensa che in Giappone nel 1992 è stato il maggior incasso con 2.8 miliardi di Yen grazie alla storia, semplice e lineare ma ben strutturata ed avvincente, piena di azione, avventura, ironia e magia.