Roma FF18 – Posso entrare? An Ode to Naples: recensione del docufilm di Trudie Styler

L'esordio alla regia di Trudie Styler è un'anomala operazione filmica che difficilmente si potrebbe definire come documentaristica. Tutto al più risulta vicina, in termini di immaginario e di contenuto visivo ad una guida turistica, nient'affatto popolare, piuttosto di serie A, considerata l'importanza tanto della Styler, quanto del marito Sting. Nel programma della 18ma edizione della Festa del Cinema di Roma

Inspiegabilmente definito dai selezionatori della 18° edizione della Festa del Cinema di Roma come un modello di cinema documentaristico assolutamente coraggioso, la natura di Posso entrare? An Ode to Naples, esordio alla regia della produttrice cinematografica, Trudie Styler, resta misteriosamente avvolta tra le nebbie e le ombre di un disastro annunciato, che non è realmente possibile incasellare in alcun genere definito, se non in un meritatissimo dimenticatoio.

Prendendo in prestito il titolo di una celebre poesia di Percy Bysshe Shelley, Posso entrare? An Ode to Naples ci guida, proprio come farebbe una qualsiasi videolezione d’arte o ripresa amatoriale, facilmente rintracciabile tanto su YouTube, quanto su numerosissimi altri siti alternativi web e non solo, attraverso le vie, i monumenti, gli aneddoti, i mercati a cielo aperto, le bizzarrie, gli aspetti magici e con essi le oscurità della città di Napoli, mancando il reale interesse.

Un’operazione senz’altro godibile, se non fosse che la Styler, portandoci con sé nel corso di una lunga e francamente nient’affatto coinvolgente vacanza turistica – e non autoriale come vorrebbe invece far intendere –  sembri addirittura evitare più che intenzionalmente qualsivoglia elemento d’interesse scaturito tanto dalle interviste a volti noti e meno noti, quali Roberto Saviano, lo chef Alfonso Iaccarino, l’artista Jorit che ha trasformato Le Vele con i suoi murales, il rapper Clementino, don Antonio Loffredo, e l’attore-attivista Francesco Di Leva, quanto dalle immagini raramente mostrare, d’abbandono e desolazione.

Ciò che più di ogni altra cosa, Posso entrare? An Ode to Naples di Trudy Styler inquadra è dunque la magnificenza delle piazze, delle strade, dei monumenti e degli abitanti del capoluogo partenopeo, richiamando solamente in sporadici momenti quella presenza che sotterraneamente ed instancabilmente serpeggia nel corso della durata dell’intero film, ossia la criminalità, rappresentata dai miti, dalle cronache e dai drammi legati alla Camorra, raccontata a suo tempo dallo stesso Saviano che qui torna, buttando giù barriere e permettendoci di conoscere inaspettate sfaccettature e debolezze della sua vita prima da uomo e poi d’autore.

Le velleità autoriali di una nota turista

Posso entrare? An Ode to Naples di Trudy Styler - Cinematographe.it

Qualora non aveste mai sentito nominare l’autrice di questo anomalo prodotto, così difficilmente definibile docufilm, non preoccupatevi, poiché la fama di Trudy Styler in relazione al cinema non è stata mai realmente in grado di segnare un’epoca, restando impressa nella memoria storiografica di quest’industria.

Delle sue imprese in qualità di produttrice cinematografica infatti non resta che qualche traccia, per esempio, Guida per proteggere i tuoi santi o Lock & Stock e Snatch, ecco perché all’annuncio di questo progetto dedicato alla città di Napoli sembrava essere cosa buona e giusta dubitare della sua riuscita, o quantomeno della sua reale natura.
Inspiegabilmente accolto all’interno del catalogo della 18ma edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, Posso entrare? An Ode to Naples di Trudy Styler sembra mettercela davvero tutta pur di non incasellarsi in alcun genere definito.

Il film, vestendo i panni della ricerca documentaristica soltanto a metà – il segmento di Scampia e così anche l’intervista a Roberto Saviano –, diviene ben presto il semplice resoconto turistico di una celebrità che impigrata dai successi e da una vita di monotonie e battaglie sociali sporadicamente celebrate dalle maggiori testate globali, perciò passate inosservate, raggiunge l’Italia, forte di velleità autoriali non meglio specificate, nel tentativo e così nell’illusoria speranza di dar vita ad un’opera senza forma e perfino senza nome, che si ritrova a vagare tra riferimenti, citazioni e leggende facilmente a portata di click, che mai avrebbero necessitato di un minutaggio così ampio.

Spiace inoltre sottolineare come Posso entrare? An Ode to Naples non potesse affatto escludere preventivamente dai suoi contenuti visivi e sonori almeno un brano di Sting, marito di Trudy Styler, che qui per forza di cose appare all’interno di un momento che vorrebbe farsi importante in termini di intensità emotiva, sgonfiandosi ben presto fino a risultare un pallido videoclip del quale pochissimi di noi avranno memoria, una volta raggiunti i titoli di coda.

Posso entrare? An Ode to Naples: valutazione e conclusione

Sembrava impossibile che un film o un docufilm permettessero una rivalutazione critica di Napoli Magica, l’ingenua e bizzarra lettera d’amore alla città di Napoli firmata da Marco D’Amore nel 2022, anch’essa guida turistica ai limiti della sopportazione visiva e sonora, camuffata da opera filmica dai grandi intenti autoriali.
Eppure, l’operazione artistico/turistica di Posso entrare? An Ode to Naples di Trudy Styler è riuscita nell’impresa.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2