Presunto Innocente: recensione del film con Harrison Ford
Un omicidio da risolvere e un vice procuratore che da responsabile delle indagini si ritrova ad essere l'indagato: Presunto innocente ci cattura nel vortice di un intrigo che sa tenere lo spettatore con il fiato sospeso fino al suo ultimo minuto.
La trama di Presunto Innocente vede al centro delle vicende Rusty Sabich (Harrison Ford) è un brillante vice procuratore che con fermezza ed equilibrio svolge la sua professione, assicurandosi che nella maggior parte dei casi giustizia sia fatta. Ciò che sfugge a questa sua capacità di controllo è l’attrazione misteriosa che prova per la sua collega Caroline Polhemus (Greta Scacchi), donna affascinante e scaltra, che sa come attirare a sé uomini potenzialmente potenti. Dopo una burrascosa relazione con lei, Caroline viene misteriosamente uccisa nel proprio appartamento. A Rusty toccherà il compito di indagare su ordine del Procuratore del suo dipartimento, ma nel corso delle indagini alcuni indizi riporteranno a lui. Si ritroverà così ad essere coinvolto, indagato e costretto a rivolgersi al migliore avvocato sulla piazza, e suo storico rivale, per potersi difendere dalle accuse rivoltegli.
Un thriller dal taglio classico, diretto e interpretato con maestria
Tratto dall’omonimo romanzo di Scott Turow, penna nota del genere thriller legale essendo anche un conoscitore dell’ambiente in questione, Presunto Innocente è un film del 1990 diretto da Alan J.Pakula, che si avvale di una regia classica e indagatrice: non è infatti un caso che ci sia un ampio numero di primi piani, quasi a volerci sempre invitare nella visione a scrutare bene i personaggi e le personalità che si trovano coinvolte nello scioglimento di un omicidio che diventa un rompicapo dal finale a sorpresa.
Proprio per questo tipo di scelta registica, diventa fondamentale affidarsi ad un interpretazione di alto livello. Da protagonista di Presunto Innocente spicca un ottimo Harrison Ford, ma l’intero cast sorregge magistralmente le dinamiche di un thriller che si porta sulle spalle evidenti lezioni hitchcockiane. Non solo nella scelta di mostrarci inaspettatamente, seguendo uno sviluppo a matrioska tra vicende del passato e del presente, ma anche per fare della colonna sonora un interprete di ogni emozione e stato d’animo. Chiaramente Pakula non lascia che la musica sia imponente e onnipresente come in un film di Hitchcock – maestro insuperabile in ciò – ma è apprezzabile il motivo ispiratore.
Presunto Innocente: l’accurata ambientazione e il gioco della suspense
Essendo un film del ’90 Presunto Innocente risente naturalmente del peso del tempo, come testimonia in particolar modo la fotografia, che tuttavia merita attenzione: c’è una cura evidente nelle ambientazioni, anche nei colori soprattutto delle aree di lavoro del comparto legale dal tribunale agli uffici, che ci lascia comprendere quanto nulla sia lasciato al caso. Sono le stanze del potere della giustizia quelle su cui grava l’arduo compito di fare luce su un caso che si potrebbe definire quasi privato, pronto ad essere giudicato alla luce della pubblica giustizia. Ecco perché l’ambientazione assume un ruolo preponderante.
La vicenda pur svolgendosi attraverso una narrazione pacata e graduale, non corre mai il rischio di annoiare: Presunto Innocente,con il gioco sottile e classico di lasciare un indizio in un dialogo, in un volto corrucciato o in un colpo di scena, fa della suspense il suo punto di forza, superando anche la prova del tempo.