Quando ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi – recensione del film Netflix di Erika Wasserman
La persona peggiore del mondo, uno dei casi cinematografici più interessanti degli ultimi anni di cinema, nel 2021 ci insegnava che a volte per quanto bello, un amore può cominciare a sbiadire e mutare, se messo a confronto con un altro apparentemente decisivo e a suo modo unico. Ma se è vero che i vecchi amori ci danno sicurezze che quelli nuovi non possono darci, è altrettanto vero che quelli nuovi possono tornare a risvegliarci, dandoci la sensazione di essere speciali. Erika Wasserman invece, a distanza di due anni da quel film, sempre più instant cult, ci insegna che quando i vecchi amori cessano di esistere e di nuovi non ne esistono affatto, non ci resta che il nostro stesso corpo e che in ogni caso… è un gran bella riscoperta
Da molti anni a questa parte Netflix sembra voler puntare sempre più su prodotti seriali e cinematografici a tematica sessuale, un po’ per sdoganare la natura tabù della tematica, e un po’ per mostrarne gli aspetti più divertenti, ironici, paradossali e grotteschi.
Basti pensare a Sex Education, e poi ancora a Sex/Life, il dittico 365 giorni, Ossessione, Sexify, Bonding e così via. Un erotismo che passa attraverso lenti narrative estremamente differenti, dall’ironia, all’involontariamente comico, fino alla denuncia sociale, il dramma, e la demenzialità più pura e diretta, fino al coming of age e la scoperta della propria identità nel periodo dell’adolescenza e più in generale giovinezza.
Se è vero dunque che Quando ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi di Erika Wasserman si interessa alla sessualità femminile esplorandone tutti quegli elementi generalmente messi da parte dalla commedia familiare e non. È altrettanto vero che il punto centrale del film non corrisponde affatto con l’intenzione senz’altro presente di sviscerare impulsi e torbidi desideri di una giovane donna in rotta improvvisa con l’uomo che ha sempre amato. Piuttosto l’accettazione di un cambiamento, l’ascolto del proprio corpo, e la ricerca della propria soddisfazione morale, oltreché fisica.
A partire da un titolo che sembrerebbe collocare piuttosto direttamente il film della Wasserman all’interno del filone cinematografico erotico, si può ragionare sull’intenzionalità di vendita di un prodotto per ciò che in realtà non è affatto. A partire dalle sue prime sequenze diviene infatti evidente quanto Erika Wasserman non desideri in alcun modo lavorare sui toni e la stilistica del cinema erotico, preferendogli molto presto il registro grottesco e tragicomico ed è una vera fortuna.
Non è mai troppo tardi per ritrovare sé stessi, nemmeno a quarant’anni
Nel 2017, 40 sono i nuovi 20, un piccolo film destinato a far parlare di sé diretto dall’esordiente Hallie Meyers-Shyer e prodotto dalla veterana e ben più celebre Nancy Meyers comincia a riflettere sulla possibilità concreta dell’esistenza nella vita di una donna di quaranta e più anni, Alice Kinney (Reese Witherspoon), di una nuova giovinezza, che può corrispondere tanto ad un risveglio sessuale, quanto ad una ritrovata consapevolezza della propria armonia, personalità e più in generale vita.
Quando ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi, al di là della provocazione diretta proposta dal suo stesso titolo, riparte proprio dal film della Shyer, raccontando le conseguenze improvvise e inaspettate di una relazione giunta a termine, nella vita della quarantenne Hanna (Katia Winter), che ritrovandosi sola e senza un’abitazione non può far altro che contare su sé stessa e su quelle pochissime persone ancora capaci di sostenerla e condurla alla soluzione di un vero e proprio dramma, filtrato dai toni fortemente umoristici – se non propriamente demenziali – della scaltra, attenta e feroce scrittura di Christin Magdu ed Erika Wasserman.
Ribaltando le logiche narrative di un film come La persona peggiore del mondo e mostrando come a volte possa non esserci affatto nella vita di una donna – oppure di un uomo – l’esistenza immediata di una seconda e incredibilmente soddisfacente storia d’amore al termine di una prima considerata erroneamente perfetta e dalle solidissime basi, Erika Wasserman e ancor più la sua meravigliosa interprete protagonista, Katia Winter – dai tempi comici davvero sorprendenti ed efficaci – dimostrano quanto anche la solitudine possa portare ad una nuova e piena consapevolezza del proprio essere, partendo proprio dal corpo, prima come strumento e poi come arma.
Non è casuale che il motto decisivo della protagonista diventi da un certo momento, fino alla conclusione del film: “Sceglie la passera“. Un ideale di femminismo immediato e concreto, che non desidera legarsi ad immaginari, principi o ideali di vita, piuttosto ad una scelta carnale, identitaria e personale che diviene appena dopo universale.
Il sesso è fantastico, ma il proprio corpo lo è ancora di più, e non è mai troppo tardi per scoprirlo, nemmeno a quarant’anni.
Quando ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi: valutazione e conclusione
Il film di Erika Wasserman non soltanto è incredibilmente divertente, ma anche maturo, riflessivo e capace di riflettere con grande intelligenza, ironia e sensibilità su tematiche scomode e drammatiche che passando per il derisorio ed il parodistico, divengono via via più attente e direttamente dialoganti con tutto ciò che è il quotidiano di qualsiasi spettatore.
Quando ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi è disponibile su Netflix a partire dal 26 maggio 2023.